Posts in Missiologia
Condividere la vita con i rifugiati

La crisi dei rifugiati non può essere ignorata. Tutti i giornali del mondo ne parlano. Politici vincono e perdono elezioni su questa questione. Se c’è una cosa che potrebbe dividere l’Europa nei prossimi anni, questa è la crisi dei rifugiati. Forse hai visto le terribili foto di bambini dispersi in mare. Forse hai guardato documentari sui ragazzi perduti del Sudan. E’ probabile che nella tua città siano alloggiati migliaia di rifugiati che attendono di essere accolti nella tua comunità. Mentre il tuo aggregatore di notizie su Facebook riempie il tuo cuore di uno zelo al limite della rabbia, è probabile che ti domanderai: Che cosa posso fare io? 

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Impegnati nella tua città con il vangelo

Non esiste un cristiano che non sia un missionario. In virtù del Grande Mandato, ogni cristiano è mandato in missione per fare discepoli ed essere un testimone della potenza salvifica di Dio in Cristo. Eppure, il termine “missionario” spesso fa pensare a nomi come Hudson Taylor, Amy Carmichael o George Lisle, persone che hanno attraversato continenti e varcato confini per predicare il vangelo in posti pericolosi. L’eredità che ci hanno lasciato va preservata come fonte d’ispirazione di come dovremmo ubbidire ai comandamenti di Gesù. Ma è il comandamento di Gesù che rimane costante. I metodi che utilizziamo, i luoghi dove andiamo e i nostri ruoli saranno diversi secondo la nostra chiamata, dei nostri doni, delle nostre passioni, del luogo e dell’epoca in cui viviamo. Nondimeno, tutti quelli che sono stati riconciliati con Dio in Cristo, e inseriti nelle comunità locali per servire, sono chiamati a raggiungere i perduti. Per dirlo in modo ancora più semplice: i chiamati sono anche i mandati.

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Coltivare collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese | Parte 2

Come

Se siamo convinti che le collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese siano una conseguenza naturale del vangelo e che arrechino molti benefici alle nostre chiese locali e reti di chiese, saremo allora pronti a compiere dei semplici passi per sviluppare questo tipo di collaborazioni nel nostro contesto.

1. Imposta una visione del vangelo

Questo passo è fondamentale. Dobbiamo essere sostenitori convinti e convincenti di una visione globale del vangelo che scaturisce da versetti come Abacuc 2:14: “Poiché la conoscenza della gloria del Signore riempirà la terra come le acque coprono il fondo del mare”. In tutti i nostri sermoni, studi e conversazioni informali, nella nostra esegesi, esposizione e applicazione del testo biblico, dovrebbe essere presente la portata del vangelo, l’estensione e la profondità del suo messaggio, la Signoria cosmica di Gesù. La nostra gente imparerà presto ad amare questo panorama suggestivo.

 

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Coltivare collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese | Parte 1

Logica e motivazione

Perché dovremmo coltivare collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese? Questo post non è per nulla esauriente, ma dovrebbe essere sufficiente a convincere. Per quelli che saranno convinti, a breve sarà pubblicato un altro post per stimolare la riflessione su come coltivare queste collaborazioni.

1. La chiesa primitiva era, fin dall’inizio, una famiglia diversificata e globale di chiese che fondano chiese

Matteo 28:18-20 ha bisogno di collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese per essere adempiuto. Come può il vangelo giungere fino alle estremità della terra senza varcare i confini nazionali (o i loro equivalenti)? Come si battezzano, si istruiscono e si fanno discepoli al di fuori del contesto della chiesa, secondo le categorie descritte dal Nuovo Testamento? Alla luce del grande mandato, non sorprende osservare che il libro degli Atti è una storia di collaborazioni internazionali per la fondazione di chiese, sin dal giorno in cui la chiesa di Antiochia mandò Paolo e Barnaba in missione. Luca ci fornisce una bellissima immagine del principio in Atti 20:4, con Paolo che ritorna a Gerusalemme con un gruppo di colleghi dopo aver da poco fondato chiese a Berea, Tessalonica, Derba e in Asia (forse grazie al contributo delle chiese fondate da Paolo a Efeso e a Colosse). Luca descrive le collaborazioni internazionali incidentalmente, come se fossero una normale componente del tessuto della chiesa primitiva. Lo stesso quadro emerge dalle epistole. Perché Paolo scrisse Romani? Per recarsi in Spagna, e creare una collaborazione internazionale tra la chiesa di Roma e la chiesa che sperava di fondare in Spagna. Filippesi è una lettera che riguarda la collaborazione nel vangelo (cap. 1 e cap. 4). 1 Tessalonicesi 1 mostra una chiesa la cui influenza e testimonianza echeggiavano da provincia a provincia in modo naturale e contagioso. Tutto lascerebbe pensare che quando la finalità e la portata del vangelo erano predicate, producevano come conseguenza necessaria collaborazioni internazionali vitali e intenzionali.

 

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Amatevi a vicenda

Ho caricato nel mio sito internet alcuni sermoni da 1 Pietro, e questo articolo mi dà l’opportunità di riflettere su un versetto che considero un’enorme sfida.

1 Pietro 1:22 è per me uno dei comandi più difficili non solo di questa lettera, ma di tutta la Scrittura.

Pietro dice: "Avendo purificato le vostre anime con l’ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore".

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Ripensare la conversione nel contesto: riesaminare le aspettative del cambiamento secondo il vangelo

Hai mai conosciuto qualcuno che pensavi fosse un cristiano ma che poi non si è rivelato come tale? Ho conosciuto un attore in disgrazia che era anche ateo. Dopo qualche tempo cominciò a frequentare la nostra chiesa, iniziò a leggere libri sul vangelo e a pregare con la sua famiglia. Contento di sapere della sua conversione, lo invitai a pranzo. Parlando con lui, fu scioccato di scoprire che si era convertito ma che non era rigenerato. Una donna fedele della nostra chiesa che era molto attiva nel servire e che frequentava gli incontri della chiesa e partecipava alla vita della comunità, chiese di essere battezzata. Quando le chiesi perché, mi disse che era appena diventata una cristiana. Spesso il nostro discernimento di una vera conversione è poco chiaro.

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Crescere la prossima generazione di fondatori di chiese

La storia ci insegna che uno dei motivi che determina il successo in tempo di guerra è la quantità e la qualità dei soldati schierati in battaglia. Lo stesso principio è altrettanto valido nella fondazione di chiese. Possiamo avere tutte le buone intenzioni del mondo, ma senza fondatori di chiesa qualificati e competenti che continuamente emergono dai ranghi, i nostri sforzi come movimento per la fondazione di chiese saranno vani.

Tuttavia, questo solleva la questione: chi ha la responsabilità di crescere la prossima generazione di fondatori di chiesa? E’ responsabilità di Dio chiamare e mandare un nuovo esercito di fondatori di chiesa? O è nostra responsabilità preparare e schierare questi uomini? La risposta, come spesso succede, è “entrambi”.

 

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Il tuo contesto missionale più importante: la tua vocazione

Sappiamo che tutto quello che Dio fa, lo fa attraverso il suo popolo. Come pastore credo che se vogliamo far avanzare la missione di Gesù, noi che siamo le guide della chiesa dobbiamo impegnarci ad affidare la missione al popolo di Dio. Gran parte dell’attività della chiesa consiste nell’equipaggiare le persone per le loro vite personali e per il ministero tra le mura della chiesa, ma sono convinto che il popolo di Dio vada equipaggiato in vista di quello che è forse il loro contesto missionale più  importante: le loro vocazioni.

 

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