Il tuo contesto missionale più importante: la tua vocazione

Sappiamo che tutto quello che Dio fa, lo fa attraverso il suo popolo. Come pastore credo che se vogliamo far avanzare la missione di Gesù, noi che siamo le guide della chiesa dobbiamo impegnarci ad affidare la missione al popolo di Dio. Gran parte dell’attività della chiesa consiste nell’equipaggiare le persone per le loro vite personali e per il ministero tra le mura della chiesa, ma sono convinto che il popolo di Dio vada equipaggiato in vista di quello che è forse il loro contesto missionale più  importante: le loro vocazioni.

Spesso le persone considerano il loro lavoro come una distrazione dal vero ministero. Ci sono 168 ore in una settimana, e la maggior parte dei credenti sono in chiesa solo per una o al massimo 3 di queste ore. La missione di Gesù avanzerà più velocemente quando equipaggeremo e incoraggeremo le persone a svolgere quella missione durante le ore che passano lontano dalla chiesa, nelle loro comunità e nei posti di lavoro.

Come Dio considera il lavoro

Prima che le persone possano vivere in missione nel lavoro, è importante avere una comprensione biblica di come Dio considera il lavoro. Genesi ci mostra che Dio è un lavoratore, e che siamo stati creati a sua immagine (Gen. 2:4). Egli diede il mandato all’uomo di disporre delle materie prime della creazione per fare prosperare la comunità umana (Gen. 2:15). Il lavoro è buono, ma subisce profondamente gli effetti della caduta (Gen. 3:17–19). Non è un semplice mezzo; per certi aspetti è un fine, un segno dell’essere creati all’immagine di Dio. Egli ci ha creati per lavorare. Abbiamo quindi bisogno della sua sapienza per farlo nel modo migliore.

Il Nuovo Testamento esplicita una teologia del lavoro che mostra come Dio sta restaurando tutta la creazione, anche le nostre vite lavorative (Ef. 6:5–9). La parola “servi” in questo brano non si riferisce alla schiavitù del 18° e del 19° secolo, ma piuttosto a quella del mondo Greco-Romano del primo secolo. In quel contesto, un servo era qualcuno che svolgeva un lavoro retribuito alle dipendenze di un’altra persona, la quale deteneva un’autorità assoluta sulla sua vita. L’applicazione di questo brano per la nostra epoca è negli odierni posti di lavoro, al modo in cui consideriamo e come svolgiamo il nostro lavoro come dipendenti, dirigenti o datori di lavoro.

Lavoro come adorazione

Il tuo lavoro deve essere svolto per il Signore. Il modo in cui esegui le tue mansioni e gestisci le persone deve essere un atto di adorazione (Ef. 6:7–8). Il cristianesimo non fa distinzioni tra il secolare e il sacro. Ogni compito che intraprendiamo, retribuito o meno, va fatto per Dio. Il tuo lavoro, sia che tu stia costruendo qualcosa, o cucinando un pasto, o cambiando un pannolino, o spazzando il pavimento, è per il suo piacere ed è fatto alla sua presenza. Parte dell’adorazione attraverso il lavoro consiste semplicemente nel ringraziare per quello che egli ha provveduto.

Se il lavoro è adorazione, deve anche essere svolto bene. Dio desidera mettere il suo popolo in posizioni lavorative importanti—per la sua gloria—ma occorre una crescente dipendenza dal suo Spirito per eccellere in ciò che facciamo prima che egli apra quella porta. Non possiamo ridurre l’azione dello Spirito a un semplice aiuto per pregare, predicare, testimoniare e comportarci bene. Dio può darci anche creatività e consiglio come fece con Besaleel (Esodo 31:1–6). Lo Spirito dà sapienza per risolvere problemi, assumere decisioni sagge e affrontare le crisi.

Non adorare il lavoro

La nostra identità è in una persona, non in una posizione lavorativa. Siamo le primizie delle sue creature, comprati a caro prezzo e chiamati per i suoi scopi (Ef. 6:5–6). Possiamo avere dei datori di lavoro terreni, ma abbiamo anche un Signore celeste. Noi stessi possiamo essere dei capi, o dei padroni, ma abbiamo un Padrone nel cielo (Ef. 6:9). Non devi perciò valutarti alla luce di quello che fai davanti agli altri, ma alla luce di come sei amato da Dio. 

Non otterrai ciò che la tua anima desidera ardentemente attraverso il lavoro, ma guardando a Cristo (Giovanni 6:27). Per questo il principio del Sabato è importante (Ebrei 4:8–11). Riposare dal tuo lavoro ti insegna che non sei un “qualcuno” o che vali per quello che fai, ma a motivo di ciò che Dio ha fatto per te e di ciò che ti ha reso in Cristo.

Il lavoro come un’opportunità per il vangelo

Indipendentemente dalla tua vocazione o da dove ti trovi, la nostra missione è di essere un popolo mandato da Dio che manifesta al mondo la sua presenza, le sue parole e le sue azioni. C’è bellezza e rovina nei vari settori lavorativi, e puoi essere usato per portare benedizione nel tuo specifico campo. Quando cerchi il regno di Dio e la sua giustizia, le persone ne ricevono un beneficio e l’umanità prospera e, soprattutto, Dio è glorificato.

Desidero lasciare spazio per discutere su questo nella mia chiesa. Voglio aiutare gli imprenditori a creare reti che ambiscono a mostrare il regno di Dio nei loro settori. E voglio discepolarli in vista delle loro vite pubbliche e professionali.

Qualche anno fa, quando era pastore di una chiesa a New York City, abbiamo avuto un incontro speciale in cui abbiamo parlato di vicini, reti, e nazioni. Chiesi a Jamie, uno dei membri della chiesa che è docente nella scuola statale, di condividere come sta cercando di manifestare il regno di Dio nel suo lavoro. Questo è ciò che disse:

La mia vocazione nel campo dell’insegnamento non è di insegnare ai ragazzi a superare un esame, ma di promuovere la loro crescita come persone cercando di formare il loro carattere e le loro menti. Consiste nel creare classi di comunità e di pace; ripristinare un vocabolario che includa parole come misericordia, compassione, perdono e giustizia, arare il suolo dei loro cuori nella speranza che lo Spirito semini la fede.

Il vangelo ha reso i giochi di potere tra colleghi non tanto sull’avanzamento della mia carriera e sulla difesa della mia reputazione quanto sul cercare il bene dei miei colleghi, anche di quelli che non mi sono simpatici. Facciamo gli straordinari non per sperare in una promozione, ma per aiutare qualcuno che ha difficoltà a terminare il suo compito.

Come persone che si adoperano per la pace, incoraggiamo la riconciliazione tra colleghi, offriamo consiglio e consolazione perché Cristo ci ha dato consiglio e consolazione in abbondanza.                                                                                                                                                         Ci impegniamo attivamente, spesso nell’oscurità, affinché le nostre azioni e parole possano reintrodurre il linguaggio del vangelo nel nostro posto di lavoro. Vogliamo essere persone di misericordia, perdono, umiltà e sapienza.

Quello che fai nella tua vocazione è importante. Usala come leva per l’adorazione e la testimonianza. Questo è il modo per fare avanzare la missione.


Questo estratto è un adattamento da Work as Worship: How the CEOs of Interstate Batteries, Hobby Lobby, PepsiCo, Tyson Foods, and more Bring Meaning to Their Work. Copyright © 2012. Usato con il permesso di Mark L. Russell Media.

J. R. Vassar è il pastore della Church at the Cross di Grapevine, Texas. Dal 2005 al 2013 è stato il pastore fondatore della Apostles Church di New York City. Si è laureato al Dallas Seminary, è sposato con Ginger, ha tre figli, ed è l’autore di Glory Hunger: God, the Gospel and Our Quest for More