Tre motivi per cui Dio manda il pane dell’avversità

A Lancaster (Pennsylvania) c’è un piccolo bar e ristorante italiano che si chiama Valentino’s. I loro spaghetti al sugo di pomodoro (la cui ricetta segreta è tramandata da generazioni) sono paragonabili alla cena delle nozze dell’Agnello (ho esagerato solo un pochino). Questo piatto delizioso è accompagnato da un cestino pieno di pane fresco, morbido ma con una bella crosticina per “fare la scarpetta” alla salsa segreta rimasta nel piatto. Adoro il pane!

Il pane era l’alimento principale ai tempi della Bibbia ed è usato in modo metaforico in tutte le Scritture. In Giudici 7:13, Dio usa l’immagine di un pane d’orzo che rotola per raffigurare Gedeone e i suoi 300 uomini che distruggono l’accampamento di Madian. Gesù usa la metafora del pane lievitato per simboleggiare l’ipocrisia dei farisei (Matteo 16:6). Inoltre, paragona il pane al dono dello Spirito Santo (Giovanni 6:32) e si definisce il Pane della Vita (Giovanni 6:35). E, ovviamente, il pane simboleggia il corpo di Cristo spezzato nella Cena del Signore (1 Cor. 11:24).

Il Pane della Vita mangiò il pane dell’avversità  affinché noi potessimo spezzare il pane con lui nell’eternità.

In Matteo 7:9, Gesù incoraggia i suoi discepoli a pregare ponendo una domanda: “Qual è l’uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra?” Quando penso a questo versetto, mi immagino Dio che con amore mi porge un filone di caldo e soffice pane bianco italiano di Valentino’s. E a volte fa proprio così.

E se Dio dovesse invece darmi del pane di farina integrale? O, peggio, senza glutine? Dio parla di un altro tipo di pane nella sua Parola: il pane dell’avversità. So che tutto quello che Dio mi dà è buono, ma il pane dell’avversità non ha sempre un buon sapore. Non è come il pane bianco che dà conforto terreno e che mi piace mangiare. No, è come il pane integrale sgradito alle mie papille gustative, che però alla lunga mi fa avere più energia e mi dona un girovita più sottile. La stessa cosa succede quando Dio permette l’avversità nella nostra vita. E’ difficile da mandare giù, ma fortifica la fede e il carattere del credente.

Isaia spiega:

Il SIGNORE vi darà, sì, del pane d’angoscia e dell’acqua d’oppressione, ma quelli che ti insegnano non dovranno più nascondersi; e i tuoi occhi vedranno chi ti insegna (Isaia 30:20-22).

Questa immagine ci offre speranza nella nostra afflizione: i nostri occhi vedranno chi ci insegna. Quando Isaia ricevette queste parole, Israele era ancora una volta in aperta ribellione, e confidava sulla protezione dell’Egitto (Isaia 30:2). Dio diede loro “il pane d’angoscia e l’acqua d’oppressione” per ricondurli a sé, il loro legittimo Re. Dio dà anche a noi questo pane per attirarci a lui, usandolo per conformarci alla sua immagine. Ci sono tre motivi per cui egli ci dà il pane dell’avversità:

1. Per santificarci

Ebrei 12:7–11 ci ricorda che l’avversità, sotto forma di disciplina amorevole del Padre, produrrà “un frutto di pace e di giustizia”. L’avversità ci perfeziona e ci rende più simili a Cristo. Come scrive C. S. Lewis nel suo libro Il cristianesimo così com’è, “Ogni cristiano deve diventare un piccolo Cristo. Diventare cristiani non ha altro scopo che questo”. Spesso però, a causa delle gravi condizioni in cui versano le nostre anime, diventare simili al Pane di Vita è possibile soltanto mangiando il pane dell’avversità.

2. Per combattere l’orgoglio

Proverbi 18:12 afferma: “Prima della rovina, il cuore dell’uomo s’innalza, ma l’umiltà precede la gloria”. L’umiltà piace a Dio. Il Figlio umiliò se stesso “fino alla morte”, e noi dovremmo seguire il suo esempio (Filippesi 2:3–11). L’orgoglio ci allontana da Dio; ma quando diventiamo suoi figli, egli ci dona tutto quello che ci serve per mettere a morte l’orgoglio che si insinua nei nostri cuori.

3. Per prepararci ad aiutare gli altri

Il ministero più efficace è svolto da quanti hanno vissuto quello che hanno predicato. Quando condivido le mie esperienze, posso edificare e incoraggiare gli altri. Dopotutto, ho visto Dio con maggiore chiarezza nei momenti peggiori della mia vita, e mi dà gioia aiutare altri a capire che Cristo è sufficiente nelle loro avversità.

Anzi, a Gesù fu dato il pane dell’avversità proprio perché noi potessimo entrare in relazione con lui:

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato (Ebrei 4:15).

Questa è la buona notizia per tutti noi: il Pane della Vita mangiò il pane dell’avversità affinché noi potessimo spezzare il pane con lui per l’eternità.

Dio ci dà quello che ci serve

John Piper porta questa metafora del pane ancora oltre. Nella sua poesia “The Stone and the Snake” (La Pietra e il Serpente, N.d.T.) Piper sostiene che se chiediamo del pane, ma abbiamo invece bisogno di una pietra o di un serpente, Dio soddisferà il bisogno, non la richiesta:

Se tu dovessi avere bisogno di un’ancora per la tua nave,

    Ma, spinto dalla fame, chiedi del pane,

Prenderò nota del tuo bisogno, e per tenerti a galla sul mare,

    Ti darò invece una grossa pietra.

O se hai bisogno di estrarre il veleno da una vipera,

    Per farne un antidoto,

Ma chiedi degli inutili pesci per alleviare il dolore,

    Io eserciterò il discernimento, e ti darò il serpente.

Dio è fedele nel darci quello che ci serve, che sia del pane bianco italiano, del pane integrale, una pietra, o perfino un serpente. Anche se questi ultimi doni potrebbero non piacerci, sappiamo che il Donatore è buono, e che ogni dono che proviene dalla sua mano amorevole alla fine ci farà del bene.


Leslie Schmucker è un’insegnante in pensione che ha ideato uno speciale programma scolastico alla Dayspring Christian Academy di Lancaster, Pennsylvania. Lei e suo marito, Steve, hanno tre figli adulti e cinque nipoti. Puoi seguirla sul suo blog leslieschmucker.com e su Twitter.

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