Tre motivi per sperare di fronte alla sofferenza e alle preoccupazioni

Molti di noi sono un miscuglio di emozioni ed esperienze. Il buono, il brutto e il cattivo ci pervadono regolarmente. La questione principale è che cosa ne facciamo di questi sentimenti ed esperienze.

La fede in Gesù come influenza il modo in cui vediamo il mondo, specialmente quando ci troviamo di fronte a preoccupazioni e sofferenze?

Nel suo libro Il nascondiglio, Corrie ten Boom racconta la storia dell’attesa del suo primo viaggio in treno. Anche se al viaggio mancavano ancora molte settimane, andava regolarmente da suo padre a chiedergli se aveva i biglietti. Lui le ripeteva continuamente che li aveva. Capì che il suo problema era una mancanza di fiducia in suo padre; lei non credeva che lui si sarebbe preso cura di ogni dettaglio. Era preoccupata che il padre avrebbe perso il suo biglietto e che sarebbe rimasta senza il giorno del viaggio. In quell'occasione imparò la lezione che Dio ci dà il biglietto il giorno stesso del viaggio e non prima. Egli è sicuramente molto più bravo di noi a conservarlo al sicuro.

Nel nostro pellegrinaggio tra sofferenza, delusione, perdita di persone a noi care e fallimenti personali, possiamo imparare che questo è certamente vero. Per questo motivo, dobbiamo fidarci di lui.

Se conosciamo Cristo, sappiamo che nel giorno in cui faremo il viaggio dal tempo all’eternità egli ci darà il biglietto. Se quel giorno è oggi, allora il biglietto è in arrivo. Se non lo è, allora a cosa serve restare svegli la notte e permettere alle nostre emozioni di controllarci e alle nostre preoccupazioni di assillarci? Non siamo alla mercé di forze arbitrarie, impersonali; siamo nelle mani del nostro Dio amorevole. Questo ci porta alla prima cosa da ricordare durante questi periodi difficili che può dare pace ai nostri cuori.

1. I nostri giorni sono nelle mani di Dio

Ma io confido in te, o SIGNORE; io ho detto: «Tu sei il mio Dio». I miei giorni sono nelle tue mani; liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori. Fa' risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto; salvami per la tua benevolenza. (Salmo 31:14-16)

“I miei giorni sono nelle tue mani” è un’affermazione che ricorda ai cristiani che, nonostante sciagure e difficoltà, siamo sotto la cura del Dio onnipotente.

Nei versetti iniziali del Salmo 31, è evidente che Davide è angosciato. Continuando a leggere, solo pochi versetti dopo egli è rassicurato, solo per ritornare immediatamente a uno stato di angoscia. Questa alternanza di gioia e dolore non è un’esperienza insolita per il pellegrino cristiano. In realtà, il ripetersi di delusione e sconforto è piuttosto comune lungo il cammino della fede.

Ma Dio ci dice: Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi. Venite a me con tutti i vostri pesi, paure, agitazioni, ansie e tristezze. Prendete su voi il mio giogo. Vivete sotto il mio regno amorevole, perché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero, e voi troverete riposo alle anime vostre, per sempre (vedi Matteo 11:28-30).

Questa è la nostra sicurezza. I nostri giorni—brevi o lunghi, ricchi o poveri, tristi o felici—sono nelle sue mani. Egli ci darà opere buone da compiere ogni giorno, e poi nel nostro ultimo giorno, egli ci porterà al sicuro nel luogo in cui i nostri giorni saranno infinitamente lunghi, incredibilmente ricchi e indicibilmente felici.

2. La Bibbia esprime le nostre emozioni

Il dolore è l’esempio di un’emozione che può travolgerci. Forse conosci questa esperienza fin troppo bene. Ricordo la sua prima intrusione nella mia vita quando ero un adolescente e mia madre morì. Niente poteva più essere come prima.

Non è necessario essere credenti da molto tempo per scoprire che la fede non ci preserva da sentimenti come la sofferenza e la paura di soffrire. Paolo scrisse della volta in cui il suo amico Epafròdito fu vicino alla morte: “È stato ammalato, infatti, e ben vicino alla morte; ma Dio ha avuto pietà di lui; e non soltanto di lui, ma anche di me, perché io non avessi dolore su dolore” (Filippesi 2:27).

Il pensiero di perdere Epafròdito spezzò il cuore di Paolo. Egli sapeva che la morte non era la fine, ma sapeva anche che ogni perdita, o la prospettiva di una perdita, è accompagnata da un dolore reale.

Il dolore è difficile perché qualcosa è andato perduto, e certe gioie ora se ne sono irrimediabilmente andate. Sappiamo però che la sofferenza è una realtà di cui la Scrittura parla apertamente, una realtà che un giorno sarà sostituita da una gioia molto più grande. Sappiamo anche che la sofferenza è una realtà che il nostro Salvatore conosce personalmente.

3. Gesù permette al dolore e alla speranza di convivere

Mentre si trovava davanti alla tomba del suo amico Lazzaro, Gesù—la seconda Persona della Trinità—pianse con quelli che si trovavano lì. Anche se stava per risuscitare Lazzaro dai morti, pianse comunque perché era veramente triste. Il mistero in questa scena è che Gesù si identifica con la nostra umanità a tal punto da versare lacrime sincere per la perdita del suo amato amico (Giovanni 11:33-35).

Anche se la Bibbia ci presenta la realtà della vittoria di Cristo sulla morte e sulla tomba, essa non ci chiama a un trionfalismo illusorio, insensibile. Invece, come Alec Motyer scrive: “le lacrime sono appropriate per i credenti, anzi dovrebbero scendere ancora più copiose, perché i cristiani avvertono maggiormente ogni emozione, che sia gioia o dolore, rispetto a coloro che non hanno conosciuto la grazia addolcente e ravvivante di Dio” (90).

Il fatto che i nostri cari che sono morti in Cristo sono ora con lui allevia ma non rimuove il dolore per la perdita e il senso di solitudine. Continuiamo a desiderare il giorno in cui il dolore non ci sarà più.

Fino a quel giorno, possiamo trovare consolazione nel sapere che Gesù era un “uomo di dolore, familiare con la sofferenza” (Isaia 53:3) guardando a lui come nostro esempio, sapendo che egli è “la risurrezione e la vita” (Giovanni 11:25), e cercando in lui la nostra eternità. Sapere questo è ciò che permette alla speranza di regnare nei nostri cuori, anche quando nella nostra vita ci sono preoccupazioni e sofferenze molto reali.


Alistair Begg è il curatore generale di CSB Spurgeon Study Bible, pastore di Parkside Church a Cleveland, e insegnante della Bibbia di Truth for Life, un programma che si può ascoltare alla radio e online in tutto il mondo. Si è laureato a una scuola teologica a Londra e ha servito in due chiese in Scozia prima di trasferirsi in Ohio. Alistair è sposato con Susan e ha tre figli adulti e sette nipoti.

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