Di che cosa parla il libro di Amos?

Il libro di Amos parla del Dio sovrano della creazione e dell’Alleanza che annuncia il giudizio sull’Israele disobbediente, e tuttavia annuncia la speranza di un regno futuro per il popolo di Dio. In un certo senso, questa potrebbe essere la descrizione della maggior parte dei libri profetici dell’Antico Testamento. Ma Amos dà comunque il suo contributo, sottolineando questi elementi in un modo molto peculiare.

Il versetto iniziale di Amos descrive il contesto storico in cui va letto il libro. Amos 1:1 identifica il profeta Amos come un pastore di una città del Regno Meridionale (cf. Amos 7:13-14). A questo profeta di Giuda viene affidato un messaggio “riguardo a Israele” (nel regno diviso, vedi 1 Re 12:1-20).

I due re citati nel primo versetto, Uzzia re di Giuda e Geroboamo (II) re d’Israele, collocano il ministero di Amos nell’ottavo secolo a.C.. A parte il versetto iniziale, l’unica altra informazione biografica di cui disponiamo riguardo il profeta Amos si trova in Amos 7:10-15, dove egli nega di essere un profeta di professione (cioè egli non si guadagnava da vivere con la divinazione). Prima che Dio lo chiamasse al ministero profetico, Amos era probabilmente un mandriano e un agricoltore benestante (7:14).

I versetti iniziali di questo libro non si limitano a fornire le informazioni generali sulla persona e sull’epoca di Amos. Essi avvertono i lettori che tutto ciò che segue è una rivelazione divina (“Parole di Amos . . . che ebbe in visione”, 1:1).

Amos era il messaggero, ma il suo messaggio era qualcosa che egli ricevette da Dio, che rugge da Sion (1:2). In altre parole, questa profezia della Scrittura non è un prodotto della volontà dell’uomo, ma Amos parlò da parte di Dio perché egli era sospinto dallo Spirito Santo (2 Pietro 1:21). Prima di ogni altra cosa, il Libro di Amos parla del Dio trino della Bibbia.

Il Dio della creazione

Amos mette in evidenza due aspetti di Dio che sono fondamentali nel libro. Primo, egli dice che Dio è il creatore. Tre dichiarazioni che assomigliano a un inno presenti nel libro chiariscono tale descrizione (4:13; 5:8–9; 9:5–6). Questi inni proclamano sia la maestà sia la sovranità di Dio su tutta la creazione. Egli è colui che forma i monti (4:13) e decreta i ritmi dei movimenti dei pianeti e del ciclo idrologico (5:8). Egli cammina sulle alture della terra (4:13). In breve, tutte le cose sono state create da lui e per lui (cf. Romani 11:36; 1 Corinzi 8:6; Colossesi 1:16).

Questo dà ai lettori del libro una prospettiva necessaria. Il Libro di Amos è pieno di gravi abusi di potere (cf. 2:7; 4:1; 5:11; 8:4, 6). In un mondo in cui il potente opprime il debole, e il debole a sua volta opprime chi è ancora più debole di lui, è importante ricordare dove risiede il vero potere. Il Dio Sovrano su tutta la creazione mette tutte le azioni degli uomini in prospettiva. Significativamente, in Amos il Dio che detiene tutto il potere dimostra anche bontà nei confronti del debole.

Il Dio dell’Alleanza

Un secondo aspetto di Dio essenziale per il messaggio di Amos è che Dio è il Dio dell’Alleanza. In Amos 3:1-2, Dio sottolinea la sua relazione unica di alleanza con Israele. Anziché garantire una prosperità inattaccabile, questa condizione comportava per Israele una maggiore responsabilità. Secondo la legge, Israele doveva vivere in un modo che mostrasse la grandezza e la vicinanza di Dio (cf. Deuteronomio 4:5-7), oltre che mediare la benedizione di Dio al mondo (Esodo 19:5-6).

Invece di raffigurare Dio, il popolo di Dio somigliava più ai suoi malvagi vicini (Amos 1:3-2:12). Nel Libro di Amos, Dio si dimostra fedele all’Alleanza nell'annunciare i termini e i giudizi dell’Alleanza, in particolare per quanto riguarda il modo in cui le persone si trattano tra di loro. Quest’ultimo punto è significativo per il modo in cui Amos presenta la questione teologica centrale nel libro.

Il peccato dell’idolatria è al centro dell’infedeltà degli Israeliti nell’Antico Testamento, specialmente nei profeti (cf. Geremia 1:16; Ezechiele 8:10; Isaia 2:8; 42:8; Osea 3:1; Michea 1:7; Zaccaria 10:2). Eppure in Amos gli altri dèi sono menzionati molto raramente (ad es., Amos 5:26; 8:14). Il punto in questione è invece la dimensione orizzontale della vita del popolo regolata dall’alleanza.

Invece di avere cura del povero, i potenti si arricchivano a spese dei bisognosi (2:6; 8:5–6). Questo era in netto contrasto con il carattere di Dio evidenziato nell’esodo. Egli si prese cura del popolo quando esso era debole, sconfiggendo i suoi nemici, stabilendolo nella terra promessa, e dandogli delle guide (2:9–10). Alla luce della bontà di Dio, la chiamata rivolta al popolo era quella di fare agli altri quello che Dio aveva fatto a loro. La storia guardava infatti ad Israele. Ma dove il diritto e la giustizia avrebbero dovuto scorrere come acqua (5:24), la crudeltà e l’ingiustizia inondarono il paese.

The call upon

 

Non per questo il popolo era meno attivo nella vita religiosa (4:4–5). Anzi, gli israeliti dicevano che Yahweh era con loro (5:14). Il modo in cui si trattavano tra di loro rendeva chiaro che servivano interamente un altro dio. Un dio che permette la religiosità accanto all’ingiustizia non è il Dio della Bibbia. La Scrittura mette in chiaro che non possiamo mai separare ciò che diciamo di credere dal modo in cui viviamo (cf. Giacomo 2:18). Una teologia cattiva produce un frutto cattivo, e un frutto cattivo è l’evidenza di una teologia cattiva.

L’unica risposta da parte di un Dio fedele all’infedeltà del suo popolo all’Alleanza era il giudizio, che sarebbe venuto con un futuro esilio dal paese (3:11; 7:11, 17; cf. Levitico 26:33). Dio annuncia che con questo giudizio, “la fine del mio popolo Israele è matura” (8:2).

Speranza per le nazioni

Il tono predominante del Libro di Amos è di giudizio. In effetti, ci sono solo pochi squarci di speranza nel libro (5:4–6, 14–15). Anche se i lettori potrebbero trovare la cosa disorientante, è un richiamo importante che il peccato, sia verticale sia orizzontale, non è una questione di poco conto per il Dio della creazione e dell’Alleanza. E anche se il giudizio è essenziale, la conclusione di Amos dice chiaramente che c’è speranza oltre il giudizio (9:11–15).

Dopo un giudizio di vagliatura (9:9–10), Dio annuncia che “quel giorno io rialzerò la capanna di Davide che è caduta” (9:11). Questa designazione può indicare non solo che un’entità esclusivamente politica non è in vista, ma può anche suscitare l’attesa di un nuovo esodo (cf. Levitico 23:42-43) in conformità con il patto Davidico (2 Samuele 7).

Uno degli scopi di questa restaurazione è “affinché possegga il resto di Edom e tutte le nazioni sulle quali è invocato il mio nome, dice il SIGNORE che farà questo” (9:12). Il fatto che su Edom e sulle nazioni è invocato il nome di YHWH credo indichi che qui essi sono uniti al popolo di Dio.

Questo brano è citato in Atti 15 a sostegno dell’inclusione dei Gentili nella chiesa cristiana. In accordo con la promessa fatta ad Abraamo, tutte le nazioni della terra sono benedette in Cristo, il vero Israele (Genesi 12:3; Galati 3:8). Anche se solo in forma di seme, il libro di Amos mostra lo scopo redentivo di Dio visibile in tutta la Scrittura. Dall’inizio alla fine, il Dio trino della creazione e dell’Alleanza si dimostra fedele nel giudizio e nella salvezza per la fama del suo nome.


Andrew M. King (PhD, The Southern Baptist Theological Seminary) è professore associato di studi biblici al Midwestern Baptist Theological Seminary e assistente decano del Spurgeon College. È l’autore di Social Identity and the Book of Amos (T & T Clark) e di altri libri. Vive a Kansas City con sua moglie e i loro quattro figli. È membro della chiesa Emmaus.

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