Tre modi trascurati per fare pre-evangelizzazione

Un vecchio amico delle superiori si è rimesso in contatto con me recentemente, grazie ai prodigi di Facebook. Ridevamo molto quando uscivamo insieme alle superiori, e lui pensava che avremmo potuto riprendere da dove avevamo lasciato. Io avevo qualche dubbio. Per la maggior parte del tempo in cui eravamo insieme—quasi 50 anni fa!—eravamo ubriachi.

Da allora, sono diventato cristiano. Lui ha continuato ad ubriacarsi. Dopo qualche momento di stupore iniziale ed esserci chiesti come stavamo, abbiamo programmato di incontrarci e riallacciare la nostra amicizia perduta. Ci siamo incontrati e abbiamo riso, ma entrambi ci siamo resi conto che eravamo cambiati.

Lui sapeva che ero diventato cristiano. L’ultima volta che ci siamo visti faccia a faccia, gli ho presentato il Vangelo e gli ho regalato un libro sulla risurrezione. Lui mi disse che John Lennon aveva influenzato le sue vedute religiose e che “Dio è un concetto con il quale misuriamo il nostro dolore”. Fa visita a Strawberry Fields, il monumento commemorativo di Lennon che si trova Central Park, ogni volta che torna a New York.

Continuo a pregare per lui, telefonargli, scrivergli email e a dirgli che mi piacerebbe rivederlo quando sono dalle sue parti (viviamo a più di 1.600 chilometri l’uno dall’altro). Sono convinto che dovrei fare alcune conversazioni pre-evangelistiche con lui prima che possa essere pronto ad ascoltare il Vangelo e che esso penetri il suo cuore. Ho cercato l'approccio evangelistico diretto diverse volte, ma non ha funzionato. Devo usare un’altra strategia.

Molti di noi hanno bisogno di un’altra strategia per raggiungere i non salvati intorno a noi. Se mai c’è stato un tempo in cui le persone “erano pronte a ricevere Cristo” (e dubito che sia stato così semplice), quei tempi sono finiti. Ma da dove cominciamo?

Queste sono tre strategie per pre-evangelizzare che potrebbero aiutare i tuoi amici a passare da “Sei pazzo? Il cristianesimo è ridicolo, di vedute ristrette, omofobo e stupido!” a “Beh . . . forse dovrei ripensare questa cosa” a “OK, non sono stato giusto nel modo in cui ho etichettato le persone religiose” a “Va bene, darò un’occhiata al libro su Dio che mi hai dato”.

1. Livella il terreno di gioco

A volte, il non credente con cui stiamo parlando si sente superiore a noi. Potrebbe ritenersi intellettualmente superiore perché, così crede, tutti i cristiani sono dei sempliciotti, anti-intellettuali, antiscientifici, o semplicemente degli stupidi. (In alcuni casi, hanno avuto delle prove concrete a sostegno di questi pregiudizi). Crede che la scienza “dimostri cose che la religione non può dimostrare” e che è la base migliore per la conoscenza.

O potrebbe sentirsi moralmente superiore ai cristiani. Pensa di avere una mente aperta e di essere tollerante ma considera i cristiani di vedute ristrette e chiusi.

Prima di poter dire ai non credenti che hanno bisogno di ravvedersi e nascere di nuovo, potremmo dover mostrare loro che anch’essi sono di vedute ristrette. Infatti, portando avanti la conversazione, possiamo mostrargli che in realtà i cristiani sono molto più di larghe vedute di loro. Questo richiede lavoro, tempo e pazienza. Ma è assolutamente fondamentale, o la nostra presentazione del Vangelo cadrà nel vuoto.

Possiamo livellare il terreno di gioco chiedendo alle persone come sono giunti a credere che la scienza è una base migliore per la conoscenza rispetto alla fede. La loro fiducia nella scienza è una credenza basata sulla fede. Non può essere verificata scientificamente. Vogliamo che essi vedano che siamo simili—entrambi manteniamo le nostre convinzioni per fede. Ora dobbiamo mettere a confronto le nostre fedi. Dobbiamo anche prendere coscienza che entrambi abbiamo dubbi, e dobbiamo confrontare i nostri dubbi.

2. Regola il termostato

Alcune conversazioni sul Principe di Pace possono turbare la pace. A volte le persone si arrabbiano, diventano sarcastiche o ostili, e questo da entrambe le parti. Il clima politico attuale aggrava enormemente il problema. In alcuni casi, c’è bisogno di fare notare questo, respirare profondamente e chiedere se è il caso di prendere una pausa.

Potremmo dire una cosa del genere:

“Sembri piuttosto arrabbiato per questa cosa che ho detto. Perché la trovi così sconcertante?”

o

“Penso di aver toccato un nervo scoperto. Dovremmo cambiare argomento?”

o

“È difficile parlare di queste cose, vero? Mi piacerebbe continuare, ma mi chiedo se possiamo farlo con un po’ meno rabbia. Che cosa ne pensi?”

Nella nostra epoca oltremodo sarcastica, spesso sprezzante, spaventosamente offensiva, faremmo bene a meditare sulla saggezza contenuta in questo versetto di Proverbi: “la risposta dolce calma il furore” (Prov. 15:1).

3. Premi la frizione prima di cambiare le marce

A volte è necessario avere una conversazione sulla conversazione. Prima di addentrarci in una discussione sulla religione (spesso considerato il peggiore dei tabù), potremmo dover chiedere il permesso di farlo. O potremmo dover introdurre qualcosa che i nostri interlocutori accetteranno per spianare la strada a qualcosa a cui essi resistono.

È come premere la frizione in un’auto con una trasmissione standard prima di cambiare le marce. Mi rendo conto che questa illustrazione può essere troppo antiquata per alcune persone. Se non hai mai guidato un’auto con il cambio manuale, il senso è questo: se non compi un gesto preliminare (premere la frizione), non potrai fare la cosa importante (cambiare le marce).

Ecco come potrebbe suonare:

“So che alcune persone evitano le discussioni sulla fede, ma mi chiedo se ti andrebbe di provare. Ti andrebbe di prendere una tazzina di caffè qualche volta per confrontare ciò in cui crediamo?”

o

“Mi hai fatto delle domande sulla mia visione della sessualità. Sono sicuramente disposto a cercare di rispondere come meglio posso, prima però devo dirti di non sorprenderti se le mie vedute non sono popolari. La visione cristiana del sesso è sempre stata minoritaria”.

o

“Penso che il tema della fede sia più complicato di come essa viene descritta negli adesivi sui paraurti delle auto o in un tweet. Ma vorrei comunque parlarne. Ti andrebbe?”

Più di 50 anni fa, Francis Schaeffer scrisse: “La pre-evangelizzazione è una scelta obbligata”. Egli stava cercando di raggiungere europei disincantati e secolari che avevano abbandonato il cristianesimo da un pezzo. Ma egli ne raggiunse molti con il Vangelo e vide molte conversioni drammatiche. Il suo approccio deve essere inserito nei nostri sforzi evangelistici oggi più che mai. Sicuramente io ho bisogno di provare tali idee con il mio vecchio amico.


Randy Newman è ricercatore senior di apologetica e evangelizzazione presso il C. S. Lewis Institute e ogni tanto scrive blog sull’evangelizzazione e altri temi su connectionpoints.us. È l’autore di Mere Evangelism: 10 Insights from C.S. Lewis to Help You Share Your Faith.

DISCLAIMER: Gli articoli postati da Impatto Italia esprimono le posizioni e la sensibilità dell’autore.

Il presente articolo è un’opera di elaborazione di traduzione di IMPATTO ITALIA. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di Impatto Italia (impattoitalia@gmail.com). Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.

L’uso del presente articolo è autorizzato dall’editore originale ©TGC. La risorsa originale può essere consultata al seguente link: https://www.thegospelcoalition.org/article/3-overlooked-ways-pre-evangelism/

© IMPATTO ITALIA

Randy Newman