Quando il gemito è la nostra preghiera migliore

È successo un’altra volta. La discussione con mio figlio adolescente è degenerata. Era arrabbiato e irrispettoso. “Non si sta comportando nemmeno in modo razionale”, pensai. E mi sono fatto trascinare dalla rabbia. Nonostante questa volta fossi sinceramente intenzionato a rimanere calmo, a rispondere con gentilezza e a non reagire per il mio orgoglio ferito, ho fallito. Ho ripetuto un copione già recitato. Dopo che mio figlio andò in camera sua, la mia relazione con lui, che amo profondamente, divenne tesa. Mi sedetti sul divano, con il cuore pesante a causa del mio ennesimo fallimento nell’amare mio figlio.

Desideravo redenzione e integrità. Non stavo esattamente pregando, stavo solo gemendo dentro di me. Sospiravo senza parole davanti al Padre mio. Eppure, credo che quei gemiti, nelle mani amorevoli di Dio, siano diventati la mia preghiera migliore.

I miei gemiti si fanno più numerosi

Più invecchio, più gemo. Non parlo solo dei gemiti per le ginocchia doloranti e per la schiena indolenzita, benché siano reali, ma dei gemiti che provo nel mio cuore quando mi scontro con la mia ostinazione, o quando pecco contro mia moglie e i miei figli, dei sospiri silenziosi che faccio quando vedo i miei figli alle prese con la vergogna, l’angoscia o il rifiuto, del gemito di dolore che mi pervade quando mi trovo davanti al tradimento, alla tragedia o a una diagnosi terribile.

I miei gemiti sono diventati più profondi in questi giorni, e non credo di essere il solo. Paolo ci dice che gemere è un’esperienza comune tra i credenti in questa vita: “Anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi” (Romani 8:23).

Gemere è una parte normale della vita cristiana. È anche un dono. In Romani 8, vediamo che gemere ci porta nella storia della redenzione di Cristo. Scopriamo che il gemito è uno strumento attraverso il quale i figli di Dio realizzano la pienezza della loro partecipazione nella gloria di Cristo.

Gemere desiderando la gloria

Siamo stati creati per la gloria. Questa verità è al centro del Vangelo di Paolo in Romani. Per l’apostolo, la gloria di Dio è il suo carattere e la sua natura rivelati alle creature fatte a sua immagine e attraverso di esse. Uomini e donne sono stati creati per contemplarla ed esserne partecipi, per condividere la vita, la bellezza e la gioia di Dio. Anche se gli uomini hanno scambiato la gloria di Dio e sono privi di essa (1:23; 3:23), chi è unito a Cristo mediante la fede ha la speranza sicura e certa che un giorno tornerà a condividerla (5:2).

In Romani 8:17-30, la gloria evidenzia la pienezza della nostra redenzione in Cristo. I credenti saranno glorificati con Cristo (v. 17). La gloria sarà manifestata in noi (v. 18), e tutta la creazione entrerà nella gloriosa libertà dei figli di Dio (v. 21).

Paolo struttura questo brano sulla nostra gloria futura attorno a tre gemiti (o sospiri): la creazione geme (v. 22), i figli di Dio gemono (v. 23), e anche lo Spirito “intercede . . . con sospiri” (v. 26). Tutti questi gemiti ci portano alla conclusione di Paolo nel versetto 30: “Li ha pure glorificati”. Ne consegue che i gemiti che Paolo ha in mente—quelli della creazione, dello Spirito, e i nostri—sono gemiti per la gloria.

Gemiamo quando ci imbattiamo nel peccato e nel fallimento. Gemiamo quando ci troviamo davanti alla malattia, alla debolezza e alla morte. Gemiamo quando le relazioni sono tese o si spezzano, o quando vediamo i nostri cari in difficoltà. Desideriamo che il dolore finisca. Bramiamo essere guariti e liberati. Gemiamo per il giorno in cui vedremo, condivideremo e risplenderemo della gloria di Dio, come era nel suo piano.

Come ci arriviamo?

Ma come passiamo dai gemiti alla gloria? La risposta di Paolo è lo Spirito Santo.

Paolo scrive: “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene” (8:26). Per “debolezza”, Paolo intende il conflitto che ha descritto in Romani 7 e 8. Siamo persone che vivono sotto la grazia, siamo risuscitati con Cristo e siamo stati adottati come figli di Dio, ma siamo pure soggetti alla corruzione e viviamo sotto l’influenza ribelle della carne. Siamo divisi tra due mondi. Siamo redenti, ma ancora in attesa di ricevere la pienezza della nostra salvezza.

Questa debolezza è il motivo per cui gemiamo. Non sappiamo come arrivare dalla debolezza e dalle afflizioni presenti alla nostra eredità gloriosa. Non sappiamo per cosa pregare, ma lo Spirito lo sa. Colui che è la primizia—il pegno della gloria a venire (v. 23)—prega per la nostra gloria con “sospiri ineffabili” (v. 26).

Potremmo non sapere quale bene potrebbe venire dalla nostra sofferenza, ma lo Spirito lo sa. Egli intercede secondo il carattere, la natura e lo scopo di Dio. Poi egli opera per realizzarlo.

Trasformare tutte le cose in gloria

Subito dopo averci detto in che modo lo Spirito intercede per noi, Paolo ci dà la meravigliosa promessa di Romani 8:28: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”.

L’intercessione dello Spirito Santo è attiva ed efficace. Egli prende “tutte le cose” che noi sperimentiamo, comprese le nostre ferite, delusioni, frustrazioni e sconfitte. Nelle sue mani, esse diventano gli strumenti per compiere i disegni buoni e amorevoli di Dio. Dio usa ogni prova per renderci conformi all’immagine del Figlio (v. 29) e per condurci alla gloria, alla vita e alla gioia eterna (v. 30).

Man mano che gli anni aumentano, aumentano anche i nostri gemiti. Ma con questi gemiti viene la speranza. La speranza che Dio ha stabilito di condividere la sua gloria con noi. La speranza che lo Spirito è all’opera nelle nostre vite per portarla a compimento. Egli ascolta ogni gemito per la gloria e lo converte in intercessione attiva ed efficace, nelle nostre preghiere migliori.


Donnie Berry (PhD, Amridge University) è stato un pastore a Columbia, Missouri, per 12 anni prima di lavorare per Training Leaders International. Ora insegna corsi di Nuovo Testamento e teologia biblica a pastori locali in giro per il mondo. Donnie è l’autore di Glory in Romans and the Unified Purpose of God in Redemptive History. Lui e sua moglie, Rebecca, vivono a Minneapolis con i loro quattro figli.

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