Quando arrivano i lupi

Credo che uno dei ruoli che noi pastori trascuriamo di più è quello di proteggere il nostro gregge dai falsi insegnanti. Impieghiamo tutte le nostre energie cercando di destreggiarci tra le molte responsabilità connesse al nostro ruolo e ci preoccupiamo poco che un attacco imminente possa essere sferrato sulla nostra gente. Non trovandoci di fronte a una chiara minaccia, spesso sottovalutiamo o trascuriamo il fatto di dover proteggere le nostre chiese dall’errore.

Nel suo discorso di commiato, l’apostolo Paolo avvertì gli anziani di Efeso che dei lupi rapaci sarebbero sorti dal gregge e avrebbero cercato di sviare la chiesa (Atti 20:29-31). Li esortò a vegliare. I lupi sono in agguato ancora oggi, e faremo bene a dare ascolto all’avvertimento di Paolo. Abbiamo il dovere di vigilare contro i lupi, proteggere le nostre pecore e dare loro sicurezza spirituale.

Prima di poter guardarci dai lupi, dobbiamo prima di tutto sapere come individuarli. Raramente veniamo avvisati quando un attacco sta per arrivare. Giuda esortò la chiesa a combattere per la fede “perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo” (Giuda 3-4).

I lupi si muovono con circospezione. Si insinuano nelle nostre chiese senza farsi notare. Ecco perché Paolo dice agli anziani di stare all’erta. Il modo migliore per individuare i lupi—empi che pervertono e manipolano il Vangelo e sviano le persone—è andarli a cercare.

Una volta individuato un lupo nel tuo gregge, che cosa dovresti fare? Questi sono tre modi in cui i pastori dovrebbero reagire nei confronti dei lupi.

Intervieni tempestivamente 

Quando la chiesa viene minacciata non c’è posto per l’indifferenza. Un bravo pastore non sta a guardare mentre le sue pecore subiscono gli attacchi dei lupi. Egli interviene, e interviene tempestivamente. La fedeltà al Vangelo delle nostre chiese deve avere la massima priorità.                Ho notato purtroppo una certa mancanza di diligenza in campo dottrinale da parte di molti fondatori di chiesa. Invece di recintare il gregge per impedire facili infiltramenti da parte del nemico, molti pastori agiscono con noncuranza e permettono che il loro gregge subisca attacchi altrimenti evitabili.

Mentre impieghiamo le nostre energie nella missione, nella predicazione, nel discepolato, nella comunità e nelle strategie da adottare, dobbiamo ascoltare l’ammonimento di Paolo a Timoteo di custodire ciò che ci è stato affidato (1 Timoteo 6:20). Nella pratica, ciò significa correggere a chiare lettere chi è in errore, invitarlo al ravvedimento, mostrargli la verità di Cristo, pregare per lui e monitorare la chiesa per evitare che l’errore si diffonda. Una persona che espone un falso insegnamento deve ricevere una risposta pronta e decisa da parte dei conduttori della chiesa. La passività non fa altro che permettere che l’insegnamento dannoso si diffonda nelle nostre chiese come un virus.

Intervieni con grazia

Secondo, credo sia essenziale rispondere con grazia a tutti, anche ai falsi insegnanti. Paolo si rammarica del fatto che falsi insegnanti e i loro insegnamenti vanno “rodendo come fa la cancrena” e che membri della famiglia di fede hanno “deviato dalla verità” e hanno “sovvertito la fede di alcuni” (2 Timoteo 2:17-18). Ma le istruzioni che Paolo dà al suo discepolo prediletto sono interessanti. Egli va avanti descrivendo un importante tratto caratteriale che i messaggeri di Cristo devono avere: “Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori” (2 Timoteo 2:24-25).

Allo stesso modo, anche noi siamo chiamati a essere servi che si comportano con grazia e mansuetudine, come pure persone che insegnano la verità in mezzo all’errore. Invece di rispondere aggredendo le persone, con il sarcasmo, la malizia e sterili botta e risposta, siamo chiamati a proclamare il Vangelo in modo paziente e mite con una disposizione di cuore simile a quella di Cristo, anche nei confronti di chi è perduto e nell’errore. Purtroppo, gran parte di ciò che viene fatto passare per apologetica è soltanto bullismo, litigiosità, aggressività ed elitismo. Molti sono esegeticamente dotati ma mancano di somiglianza a Cristo. Difendere la verità non significa saltare al collo delle persone.

Intervieni con coraggio 

Infine, il coraggio è fondamentale. Gli allenatori spesso insegnano ai loro giocatori che “la migliore difesa è l’attacco”. Credo che uno dei modi più efficaci per difendere la chiesa dai falsi insegnamenti è quello di essere intenzionalmente proattivi. Le persone in genere non aspirano a credere in dottrine false e in una teologia traballante. Molti di quelli che cadono nell’errore iniziano con un cuore sincero ma con grosse lacune teologiche. Purtroppo, le persone riempiono queste lacune con falsi insegnamenti attraenti, teologia da fast-food e vangeli privi di Cristo.

Fratelli, siate audaci. Vai all’attacco e pasci le tue pecore con la ricca dottrina del Vangelo. Spiega le verità teologiche con chiarezza e convinzione. Tratta i falsi insegnamenti più diffusi nel tuo contesto ministeriale. Crea uno spazio per il dialogo dottrinale e bada alle pecore che hanno difficoltà nella loro vita e nella loro fede.

Abbiamo un nemico che ogni giorno ci dà la caccia per distruggerci, ma non dobbiamo farci intimorire dal serpente antico. I suoi piani per noi finiranno solo in delusione per lui. Noi apparteniamo al Dio onnipotente, che ha affidato le sue pecore alla nostra cura. Egli ha promesso di preservarci da ogni caduta e farci comparire irreprensibili e con gioia davanti a lui (Giuda 24). Ringrazia Dio perché non scivoleremo né inciamperemo mai perché siamo in Cristo, che non è mai caduto.

Paolo descrive i lupi come feroci. Che noi possiamo essere ancora più feroci nel proteggere le nostre pecore, e intervenire con grande coraggio e fiducia, confidando nel nostro Sommo Pastore, il quale custodirà ognuno di noi per la Sua gloria.


Tyler St. Clair è il pastore principale della Cornerstone Church di Detroit, Michigan. E’ anche il responsabile di Church in Hard Places nel Network U.S. Midwest di Acts 29. Tyler è sposato con la sua migliore amica, Elita, e ha cinque fantastici figli. Puoi seguirlo su Twitter.

Il presente articolo è un’opera di elaborazione di traduzione di IMPATTO ITALIA. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di Impatto Italia (impattoitalia@gmail.com). Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.

L’uso del presente articolo è autorizzato dall’editore originale ©A29. La risorsa originale può essere consultata al seguente link: https://www.acts29.com/3-ways-shepherds-should-respond-to-wolves/

© IMPATTO ITALIA