Le tre qualità di un leader fedele

Ricordo il mio primo giorno nel ministero vocazionale come fosse ieri. Ero nel mio ufficio con una postazione di lavoro improvvisata, uno schedario vuoto, un computer senza nessun file dentro e un telefono. Questo era tutto. Non c’era nessun manuale di istruzioni. Dovevo imparare da sola come guidare il ministero che mi era stato affidato.

Guardando indietro, considero quel periodo della mia vita estremamente formativo. Mi sono buttata a capofitto nella “piscina del ministero” e ho dovuto imparare a nuotare in fretta! Attraverso questo processo, ho imparato ad essere una leader devota usando le capacità, i doni e la personalità che Dio mi ha dato per guidare e servire il suo popolo in modo efficace. Strada facendo, ho scoperto tuttavia che l’impatto più significativo del mio ministero non veniva da queste cose ma da ciò che traspariva dal mio carattere. Chi stavo diventando come persona avrebbe avuto l’impatto maggiore sull’efficacia della mia leadership.

Nella mia esperienza, in quella di altre persone o nei libri scritti dai miei mentori, ho visto leader efficaci incarnare in modo costante diverse qualità caratteriali. Qui ne elenco alcune che considero essenziali per guidare in modo fedele nel ministero. La mia speranza è che questo elenco possa aiutarti a riflettere sul tuo cammino come leader e sul carattere che Dio sta formato in te.

Umiltà

Il ministero può diventare ben presto pesante. Nel districarsi tra la gestione del budget, programmi, insegnamento e le immancabili opinioni dei membri, è facile confondere le nostre priorità. Quando dimentichiamo di essere dei semplici amministratori, iniziamo a fare affidamento più sulle nostre capacità che sulla sapienza di Dio. È in questi momenti che, a volte inconsapevolmente, cerchiamo la nostra gloria più della sua e eleviamo il nostro benessere al di sopra di quello delle persone che il Signore ha affidato alla nostra cura.

L’umiltà ci mantiene in un atteggiamento di dipendenza. Essa ci ricorda che non possiamo guidare e prenderci cura fedelmente del popolo di Dio senza di lui. Invece di essere mossi principalmente dall’ultima strategia aziendale o dai dati sulle presenze in chiesa, siamo mossi da una profonda sottomissione alla guida di Dio. Per fede, ci impegniamo a seguire la sua direzione, anche quando non la comprendiamo appieno.

Siamo mossi pure dal desiderio di aiutare ogni persona a crescere e maturare nella fede. Noi leader siamo chiamati a servire le persone, dando loro l’opportunità di usare e sviluppare i loro doni e talenti. L’umiltà ci aiuta a rifiutare di sentirci superiori e ci fa accogliere la rendicontazione mettendo al primo posto il desiderio di amare e guidare bene il popolo di Dio.

Vulnerabilità

Ad un certo punto del nostro ministero, ci sentiremo feriti o delusi dalle persone che serviamo, dalle aspettative non soddisfatte, o dalle pressioni esterne della vita. In questi momenti di abbattimento, possiamo rivolgerci al Signore o ai nostri meccanismi di difesa. Anche se i nostri idoli ci promettono di alleviare le nostre ferite, inevitabilmente ci deludono. Invece di darci la forza necessaria, ci allontanano ancora di più dalla guarigione emotiva o spirituale che desideriamo.

La vulnerabilità non va evitata, anzi, ci permette di continuare a guidare anche nei momenti di sconforto. Quando condividiamo le nostre debolezze con il nostro team, contribuiamo a creare un ambiente dove si respira un clima di fiducia. Quando le persone vedono che siamo disposti a confidare le nostre debolezze e il nostro dolore, è molto più probabile che a loro volta ci confidino i loro. Per di più, la sofferenza è un potente comunicatore del Vangelo. Una cosa è vedere qualcuno che ha sofferto bene dopo che il periodo di sofferenza è finito; un’altra cosa è vedere qualcuno camminare fedelmente durante un periodo di sofferenza! Diventando quelli che Henri Nouwen chiama “guaritori feriti”, la vulnerabilità ci aiuta a proclamare con le nostre vite la potenza del Vangelo di cui tanto parliamo con le nostre bocche.

Perseveranza

L’opera del ministero è un’opera paziente orientata alla trasformazione spirituale. Noi aiutiamo le persone a camminare, come corpo di Cristo e individualmente, nella loro nuova identità in Cristo. Il problema è che la trasformazione raramente avviene da un giorno all’altro. Può essere necessario molto tempo affinché un cambiamento sostanziale si verifichi nella vita di una persona, o meglio ancora, nella chiesa. Quando le delusioni si accumulano, è possibile iniziare a perdere la speranza che quel cambiamento sia possibile, e col tempo, ci facciamo prendere dallo sconforto.

Come Aaronne e Cur fecero con Mosè, la perseveranza tiene le nostre mani alzate quando siamo pronti a gettare la spugna. Radicata nella verità del carattere di Dio e delle sue promesse, la perseveranza ci aiuta ad avanzare ricordandoci la sua fedeltà nel passato. Quando ricordiamo come Dio ha liberato il suo popolo nel passato, siamo più disposti ad avere fiducia che egli lo farà ancora. Quindi, indipendentemente da come ci sentiamo riguardo ad una certa situazione, la perseveranza ci aiuta a guidare la nostra gente con serenità e con una salda fiducia. Essa ci permette di resistere alle tempeste perché sappiamo che Gesù è nella barca con noi, e ci porterà fino all’altra riva.

Che possiamo mostrare queste qualità di leader fedeli, per la grazia di Dio e per la sua gloria.


Elizabeth Woodson è un’insegnante biblica e autrice con una passione per comunicare le ricche verità teologiche della Scrittura. Ama aiutare le persone a interiorizzare la loro fede e collegarla in modo pratico alla vita quotidiana. Elizabeth ha ottenuto un Master in educazione cristiana dal Dallas Theological Seminary e lavora come Direttrice del curriculum della The Village Church a Flower Mound, Texas, dove insegna corsi su Bibbia, teologia e formazione spirituale.

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