Combatti la deriva verso la mancanza di grazia

La grazia è scandalosa. Un gruppo di persone che hanno legami profondi tra loro, che si amano e si prendono cura gli uni degli altri è qualcosa di sconvolgente per chi osserva dall’esterno. Stare accanto a chi soffre, provvedere ai bisogni, accogliere le persone in una comunità che ama, pregare ferventemente e celebrare gioiosamente sono le evidenze che la grazia di Dio ha messo radice in una chiesa locale.

Come Ray Ortlund ha detto, dottrina del Vangelo + cultura del Vangelo = potenza di Dio. Il Vangelo della grazia di Dio produce un popolo di grazia. La cultura di ogni chiesa dovrebbe essere una luce che risplende e che mostra la bellezza e la meraviglia della grazia di Dio.

Ma perché non è sempre così? Ci sono fin troppi esempi di persone e chiese che proclamano le sublimi altezze delle dottrine del Vangelo ma che sono dure, polemiche, dispotiche e, nell’insieme, prive di grazia. Può accadere a chiunque di noi e a qualsiasi chiesa.

Le distorsioni esistenti 

Ogni chiesa dovrà combattere contro le seguenti tendenze. Quando ne notiamo una, dobbiamo estirparla con decisione.

1. Lo zelo per la verità diventa elitarismo teologico.

Non c’è cosa peggiore che usare le dottrine della grazia come un martello per colpire gli altri. La riflessione biblica e teologica è una cosa buona; essa fa vibrare i nostri cuori con la verità di Dio e la sua bellezza. Ma se credi nella teologia riformata (nelle cosiddette dottrine della grazia), il risultato non può e non deve essere l’arroganza o l’elitarismo. Dopotutto, la teologia riformata ci dice che non abbiamo niente da offrire e nessun motivo per cui vantarci davanti a Dio.

Si parla molto di dottrine negoziabili e non negoziabili, ma le dottrine negoziabili sono davvero tali, o tendiamo a elevare le dottrine secondarie (o persino terziarie) fino a farle diventare una cartina di tornasole per l’ortodossia? Come dice il detto, quando il tuo unico attrezzo è un martello, tutto il resto sembra un chiodo. Predicare le complessità del nostro sistema teologico anziché la grandezza del Vangelo alimenta l’elitarismo.

2. Lo zelo per la santità diventa moralismo legalistico.

Non è un problema nuovo, specialmente per leader giovani o alle prime armi. Il peso di essere responsabili davanti a Dio per il suo popolo (Ebrei 13:17) può schiacciarci se dimentichiamo che la grazia di Dio si estende anche a noi leader. L’ansia e la paura possono indurci a cercare di controllare la santificazione degli altri. Ma non funziona mai. Non dimenticare che sono la grazia e la bontà di Dio che ci portano al ravvedimento, e che è lo Spirito Santo a mostrarci il nostro peccato. Predicare la legge al posto della grazia porta al moralismo.

3. Lo zelo per la comunità e la comunione diventa tribalismo.

Ogni gruppo tende a chiudersi in se stesso, ad autopreservarsi e autopromuoversi, perché la nostra idolatria ci porta a cercare sicurezza e significato. Perciò ci circondiamo di persone come noi e apprezziamo la nostra chiesa per la sicurezza comunitaria che ci offre. Quando accade questo, diventiamo consumatori della grazia anziché strumenti che la estendono al mondo.

Questa è una tentazione per le nostre chiese locali, per le nostre denominazioni e anche per il nostro network. Le chiese aderenti ad Acts 29 partecipano alla missione di Gesù; non abbiamo diritti esclusivi sulla sua chiesa. Predicare la nostra comunità facendone l’unica manifestazione del Vangelo porta al tribalismo.

4. Lo zelo per il coinvolgimento missionale diventa preservazione istituzionale.

Uno dei pericoli specifici nella fondazione di chiese è predicare l’unicità della nostra chiesa rispetto alle altre chiese—come se avessimo scoperto il segreto di come una chiesa deve veramente essere. Le prime fasi della fondazione sono piene di visione ed entusiasmo. Ma lungo il cammino i bisogni dei membri, il budget e i dibattiti sulla visione della chiesa diventano pesi che ci travolgono.

Il passaggio da chiesa di nuova fondazione a chiesa consolidata può prosciugare la gioia e la vita dal ministero, e se non insegniamo alla nostra gente che tutte le chiese locali fedeli sono importanti ci sarà orgoglio istituzionale. Un ministero orgoglioso e senza gioia sarà un ministero privo di grazia. Predicare l’unicità della nostra chiesa nella missione piuttosto che un’estensione della missione di Gesù porterà all’istituzionalismo.

5. Lo zelo di guidare il popolo di Dio diventa desiderio di controllare le persone.

Se la tua chiesa diventa un mezzo per estendere la tua influenza, ti trovi su un terreno pericoloso. Gesù ha affidato la sua chiesa ai leader che alla fine dovranno rispondere a lui. Gesù rivolse un duro avvertimento ai leader quando disse: “Guai anche a voi, dottori della legge, perché caricate la gente di pesi difficili da portare, e voi non toccate quei pesi neppure con un dito!” (Luca 11:46). Il Pastore la cui voce guida la chiesa è Gesù e soltanto Gesù. Predicare la nostra autorità porta all’abuso di autorità.

Crediamo veramente alle dottrine della grazia? Se crediamo nella depravazione totale, non dovremmo essere sorpresi quando le persone peccano; invece, ci rallegreremo per ogni segno di grazia. Se crediamo nell’elezione incondizionata, eviteremo di credere che possiamo meritare o contribuire alla nostra posizione davanti a Dio con i nostri principi morali o posizioni giuste. Credere nell’espiazione limitata (o redenzione particolare) rende impossibile ogni forma di snobismo teologico. Se crediamo nella grazia irresistibile, allora abbiamo la motivazione suprema per essere strumenti della grazia mentre lo Spirito di Dio infonde nuova vita ad anime morte. E se crediamo nella perseveranza dei santi, non abbiamo più bisogno di esercitare il controllo e possiamo invece avere fiducia che Gesù è il Buon Pastore.

Per coltivare una cultura di grazia è necessario un continuo rifocalizzarsi e ricordare, riformando continuamente noi stessi e le nostre chiese per essere maggiormente allineati con la grazia di Dio nel Vangelo di Gesù Cristo e rifletterla sempre meglio. Proprio come non si scivola mai verso la santità, non si scivola mai verso la grazia.


Bill Riedel è il fondatore e il pastore principale della chiesa Redemption Hill a Washington, D.C. Ha ricevuto la formazione formale presso Trinity International University (BA) e Trinity Evangelical Divinity School (MDiv), e serve nel ministero dal 1998. È direttore di zona di Acts 29 per il District of Columbia e fa parte del team direttivo di Acts 29 North Atlantic, ed è anche membro del consiglio di distretto di EFCA. Puoi seguirlo su Twitter.

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