Le chiese stanno perdendo la battaglia per formare i cristiani?

Tra i tanti aspetti per i quali il 2020 è stato un anno penalizzante per i pastori, uno dei più sconfortanti è il modo in cui il COVID-19 ha ulteriormente accelerato la già preoccupante tendenza che vede i cristiani essere plasmati più dalla vita online e dal suo ecosistema ideologico di parte che dalla vita ecclesiale e dalle sue attività formative.

Per i pastori era un’impresa difficile ancora prima del COVID. L’era digitale, e più in generale l’epoca secolare in cui viviamo, ha considerevolmente ampliato l’orizzonte delle idee che plasmano i cristiani. La chiesa è sempre più solo una delle tante voci a parlare nella vita di un cristiano. Il tempo di adorazione trascorso in chiesa può occupare due ore della settimana di un cristiano, ma podcast, programmi radiofonici, notiziari, social media, intrattenimento via streaming e altre forme di media rappresentano fino a 90 ore della sua settimana.

Come possono poche ore di formazione cristiana (e in tempo di COVID, forse zero ore) competere contro l’ondata di media che si abbatte sulle persone? Anche i pastori più efficaci dal punto di vista pastorale faticano a proteggere il gregge dalle molte voci che hanno un’influenza sulla vita dei membri della chiesa. I pastori avvertono il peso di questa sfida perenne, che il clima divisivo del COVID ha soltanto ulteriormente fatto emergere. Ce n’è abbastanza da aver indotto alcuni a predire un esodo di massa dal pastorato nei prossimi anni. 

Preoccupiamoci, ma evitiamo allarmismi

Dovremmo essere preoccupati per le pressioni che i pastori devono affrontare, ma dovremmo evitare allarmismi. Non è certo una novità per i pastori dover combattere per i cuori e le menti delle loro pecore. Gesù avvertì che i lupi avrebbero rapito e disperso le pecore (Giovanni 10:12). Paolo mise in guardia gli anziani di Efeso dicendo loro di “vegliare” perché si sarebbero introdotti tra loro “lupi rapaci” che non avrebbero risparmiato il gregge (Atti 20:29-31). Per i pastori, la minaccia del “lupo” non è una novità.

La novità è che, nell’era di internet, ogni pecora è in balia di letteralmente milioni di lupi, le cui insidie (subdole o evidenti) sono solo a pochi click di distanza. È impossibile per un pastore fare attenzione a tutti i lupi. È impossibile per un pastore monitorare l’attività online di anche una sola delle sue pecore, figuriamoci di centinaia di pecore. La barra di ricerca è il campo di battaglia spirituale dei nostri giorni, e tuttavia è un campo di battaglia in gran parte segreto dove si combatte corpo a corpo per i cuori e le menti delle persone. Anche se un pastore volesse impugnare le armi per combattere questa guerra, la realtà è che una congregazione di 100 persone equivarrebbe a dover combattere su 100 fronti, perché l’esperienza online di una persona è diversa dall’altra. Non c’è da stupirsi se i pastori sono stremati.

Tutto questo è ancora peggiore durante una pandemia, perché la natura “nascosta” della battaglia della barra di ricerca è ancora più nascosta. Durante la quarantena, i cristiani sono stati spinti a vivere la loro esistenza sempre più online, bevendo dal pozzo spesso tossico dei dibattiti su internet che avvelenano le loro anime. Perlopiù privi di un coinvolgimento significativo in attività formative cristiane, i cristiani si stanno invece formando in casse di risonanza online in cui si sentono a casa.

Non che i pastori debbano pretendere di avere un’influenza esclusiva sui cuori e sulle menti del loro gregge. Questo è un approccio pericoloso che porta a tutta un’altra serie di problemi. La questione è che nell’era di internet, le pecore hanno più opportunità che in passato di vagare in ogni sorta di direzione, andando dietro a pastori che esse non conoscono, i quali a loro volta non conoscono le pecore, non sono in grado di prendersi cura di loro e in molti casi si rivelano essere dei lupi.

I pastori stanno cercando di riportare le pecore nel recinto per evitare che prendano direzioni ideologiche pericolose; alcune all’estrema sinistra, alcune all’estrema destra. Un giorno un pastore potrebbe ricevere una email dai toni accesi da un membro conservatore che minaccia di andarsene perché la chiesa ha aderito ai protocolli della “scamdemia” orchestrata da Bill Gates. Un’ora dopo, lo stesso pastore potrebbe dover parlare con un membro progressista sul punto di andarsene perché sostiene che la chiesa non è sufficientemente indignata da ciò che il Presidente Trump ha detto quella settimana.

Dopo queste bastonate, molti pastori si sentono sconfitti. È possibile fare qualcosa per dare una formazione cristiana omogenea a un gregge formato nel modo più disparato?

Che cosa possono fare i pastori?

Quella di cui stiamo parlando è una questione enorme, forse la più grande meta minaccia che la chiesa nel 21° secolo deve affrontare, e non può essere adeguatamente trattata in un solo articolo. Ma in termini di strategie che i pastori possono adottare per compiere progressi nel discepolato cristiano nell’era di Google, queste che seguono sono alcune idee per stimolare ulteriore discussione.

1. Le abitudini in fatto di media dovrebbero essere oggetto del discepolato.

Pastori, aiutate i cristiani a rendersi conto del potere formativo di ciò che essi consumano online. Mostrate loro quanto può essere tossica una dieta di media quando è ricca di fonti di parte, telegiornali e Twitter. Insegna le competenze necessarie all’uso dei media. Suggerisci di digiunare dai media. Incoraggia le persone ad attingere da fonti di saggezza più affidabili. Indica loro risorse online attendibili. Aiutale a vedere quanto è vuota una spiritualità in stile newsfeed, rimescolata. Tratta l’uso smodato dei media e di internet come questioni pastorali serie alla pari di altre dipendenze. Parla con amore delle abitudini online che stanno formando i membri della tua chiesa.  

2. Dai priorità alla formazione oltre la domenica.

Mentre il culto domenicale è essenziale e non andrebbe mai trascurato o de-enfatizzato, è indispensabile fornire altre opportunità per la formazione cristiana. Questo non significa che le chiese devono entrare in competizione con l’affollato mercato dei media, creando versioni cristiane di cose come Netflix e TikTok. Non significa ricorrere a espedienti o rincorrere mode tecnologiche. Sto parlando di incoraggiare ritmi creativi durante la settimana per favorire comunità, istruzione, bellezza, lavoro e tempo libero incentrati su Dio nel corso della settimana. Il peso di questo non ricade completamente sui pastori, ma noi pastori abbiamo urgentemente bisogno di una rinnovata visione di cosa vuol dire fare una formazione cristiana olistica nel 21° secolo.

3. La chiesa è più che ricevere “contenuto”.

Ogni chiesa che si considera principalmente un fornitore di contenuti—offrire alle persone ottimi sermoni, musica di adorazione di altissimo livello—alla fine sarà una chiesa morta. Nell’era di Google, ci sarà sempre una predicazione superiore e una musica di adorazione migliore solo a pochi click di distanza. Tuttavia, questo “contenuto” online non può mai sostituire la chiesa, e i pastori devono riflettere attentamente sul perché. Che cosa può offrire una chiesa locale che una ricerca su Google non può offrire? Dare risposte convincenti e interessanti a questa domanda è una delle questioni più urgenti per la chiesa.

Pastori e responsabili di chiesa, non scoraggiatevi. È un momento incredibilmente difficile, ma questa è solo l’ultima delle sfide che la sposa di Cristo si trova a dover affrontare. Lei sopravviverà. Certo, stai in allerta e preoccupati per il tuo gregge disperso su internet, ma ricorda che siamo gli amministratori del gregge, non i suoi proprietari o creatori. Noi deboli pastori non abbiamo niente da dare che non abbiamo ricevuto dal Sommo Pastore. Egli è al comando. Egli sta edificando la sua chiesa, e niente—nessuna pandemia, nessuna questione politica divisiva, nemmeno le porte dell’inferno (Matteo 16:18)—la potrà vincere.


Brett McCracken è redattore capo e direttore della comunicazione di The Gospel Coalition. È l’autore di The Wisdom Pyramid: Feeding Your Soul in a Post-Truth World, Uncomfortable: The Awkward and Essential Challenge of Christian Community, Gray Matters: Navigating the Space Between Legalism and Liberty, e Hipster Christianity: When Church and Cool Collide. Brett e sua moglie Kira vivono a Santa Ana (California) con i loro due figli. Sono membri della Southlands Church, di cui Brett è uno degli anziani. Puoi seguirlo su Twitter.

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