I consigli di Agostino a pastori scoraggiati

In tempi tumultuosi e inquieti, un vescovo scrive per incoraggiare i suoi amici e colleghi nel ministero. Molte cose li portavano a scoraggiarsi: la percezione della loro incapacità, l’ignoranza biblica e teologica delle loro congregazioni, le interruzioni ai loro numerosi impegni e gli scandali che scuotono la chiesa. Nello scrivere questa lettera, egli vuole fare in modo che la verità contenuta nei suoi consigli sia come un filo d’oro che tiene legate le perle e riporti i pastori ad essere fedeli alla loro opera.

Il vescovo in questione era Agostino di Ippona.

Anche se scritte millecinquecento anni fa, le sue parole sono ancora attuali. In un’interessante sezione di Le catechesi ai principianti, “Come evitare lo scoraggiamento”, Agostino tratta alcune delle sfide affrontate dai pastori. Egli riunisce i suoi incoraggiamenti sotto un unico tema: la chiamata a seguire Cristo nell’impegno semplice e umile dell’amore. I suoi consigli sono senza tempo, e faremmo bene ad ascoltarli.

Comunicazione

Ad affliggerci può essere dunque il fatto che chi ci ascolta non giunge con la

mente dove giungiamo noi, e siamo costretti a lasciare le nostre sublimi considerazioni

per sillabare adagio i pensieri, e far uscire, con lunghi giri di parole, ciò che vi è

entrato col lampo di una intuizione: e così, non riuscendovi, preferiremmo tacere. (pag. 14)

Agostino sa che cosa vuol dire essere intimamente toccati da un’intuizione biblica, avere il desiderio di esprimerla agli altri, e sentirsi incapaci di tradurla in parole. Quando ci sentiamo frustrati nel comunicare la gioia del Vangelo, Agostino ci invita a sentirci avvinti dal condiscendente amore di Gesù.

Nello stesso modo in cui il Figlio Eterno “svuotò se stesso, prendendo forma di servo” (Filippesi 2:7), anche noi passiamo da una gioia che sembra inesprimibile a umili parole che impallidiscono in confronto. “Se il capire la verità dà gioia profonda allo spirito, altrettanta gioia si ha quando si

capisce che l’amore più si abbassa e più di riflesso si arricchisce, quando si ha coscienza di non cercare altro che la salvezza di coloro a cui si vuol bene” (pag. 14). Scendiamo dalle vette della nostra intuizione per comunicare con amore parole semplici e comprensibili a persone che hanno bisogno di ascoltarle più di ogni altra cosa.


Paragoni

Ma il motivo del disagio può essere il fatto che preferiamo leggere o ascoltare cose bene espresse da altri? (pag. 15).

Ai giorni di Agostino, come ai nostri, la gente faceva circolare i sermoni degli insegnanti più eloquenti. Allora come oggi, questo dava modo ai pastori di fare dei paragoni, salvo poi disperare delle loro capacità. Agostino ci raccomanda di accettare la verità per noi umiliante che le nostre capacità sono limitate.

Quando accettiamo questa verità, ci riposiamo nel Dio che ha promesso di usare i suoi servi: “E potremo pregare con più confidenza Dio di parlare a noi, come noi desideriamo, se

accettiamo con gioia che lui parli, per la nostra bocca, così come ne siamo capaci: e così tutto concorre al bene di coloro che amano Dio’” (pag. 16).

Ritornare alle basi

Ci dà fastidio il ripetere continuamente come a dei bambini cose trite e ritrite (pag. 16).

Il nostro desiderio è che le persone conoscano “le profondità di Dio” (1 Corinzi 2:10), come ad esempio la complessità della teologia del patto o la bellezza della Trinità. Ci scopriamo invece impazienti e scoraggiati nel ripetere le basi della fede a un membro di chiesa biblicamente e teologicamente impreparato.

Agostino ci invita a considerare tale impazienza come un’opportunità che l’amore per “bambini spirituali” rinnovi in noi la gioia della nostra salvezza. Quando il nostro insegnamento è mosso dalla compassione, ci dilettiamo nella verità: “Se ci dà fastidio il ripetere continuamente come a dei bambini cose trite e ritrite, vediamo di adattarle con amore, paterno e materno e fraterno, ai nostri uditori e in questa unione dei cuori finiranno per sembrar nuove anche a noi. Quando ci si vuol bene, e tra chi parla e chi ascolta c’è una comunione profonda, si vive quasi gli uni negli altri, e chi ascolta si identifica in chi parla e chi parla in chi ascolta” (pag. 16).

Mancanza di frutto

È penoso continuare a parlare sino alla fine, quando chi ci ascolta non dà alcun segno di trarne vantaggio (pag 16).

Noi pianifichiamo, ci prepariamo e insegniamo, ma senza risultati apparenti. Come possiamo perseverare quando le persone sbadigliano o ci fissano senza espressione? La risposta di Agostino è disarmante nella sua praticità. L’amore ci chiama a fare ricorso alle armi dell’oratoria e della comunicazione. Notiamo che qualcuno è distratto? “Vediamo di sollevarlo con qualche facezia riguardante l’argomento che trattiamo” (pag. 17).

Notiamo che la capacità di attenzione di una persona sta calando? “Accorciamo poi gli altri discorsi, e promettiamo di arrivare alla svelta alla conclusione” (pag. 18). Le delusioni pastorali ci invitano al lavoro pratico di amare con umiltà e semplicità. 

Interruzione degli impegni 

Fai catechesi sciattamente per il dispetto di aver dovuto lasciar da parte un’altra occupazione che ritenevi più necessaria (pag. 18).

Chi non ha mai conosciuto la frustrazione di vedere interrotti i propri impegni pastorali e rovinare così una mattina di studio e preparazione? Il lavoro programmato sembrava imprescindibile, ma la giornata aveva altri piani. Ancora una volta, Agostino ci ricorda il carattere dell’amore. I bisogni delle persone a noi affidate sono il vero lavoro a cui Dio ci chiama.

“Devi considerare che non sempre si sa cosa sia più utile ora, o cosa sia meglio rinviare o addirittura tralasciare: a parte la regola generale che ci impegna a fare con amore tutto ciò che facciamo per il bene degli altri” (pag. 18). Dobbiamo confidare che la provvidenza guidi la nostra giornata e fare in modo che l’amore diriga il nostro cammino.

Scandali

Infine, se sei turbato da qualche scandalo ... non riesci a organizzare serenamente e con gioia il discorso (pag. 18).

Ogni giorno ci arrivano notizie di fallimento morale, abusi o decostruzionismo. Come possiamo servire la chiesa quando i nostri cuori sono scoraggiati da questi scandali? Gli scandali devono spronarci a badare alle anime che potrebbero inciampare a causa dei fallimenti altrui. Il timore che gli scandali possano allontanare le persone dalla fede, “non deve raffreddare il nostro zelo, ma piuttosto stimolarlo e accrescerlo” (pag. 18).

Il nostro lavoro incontra molti ostacoli, e la tentazione a scoraggiarsi è sempre presente. In Agostino troviamo un amico e un mentore fedele, una guida che ci chiama a distoglierci delle frustrazioni e amare con semplicità e umiltà le anime che Dio ci ha affidato.


Joseph Sherrard è pastore associato della Signal Mountain Presbyterian Church (EPC) vicino a Chattanooga, Tennessee. È l’autore di T.F. Torrance as Missional Theologian (IVP Academic, 2021) e un membro di The Center for Pastor Theologians.

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