Come sentirsi giovani quando non si può più tornare giovani

La mia giornata iniziò svegliandomi di buonora per uscire presto di casa con i nostri cinque figli per permettere alle mie figlie di arrivare in tempo al corso di danza che apre prima che cominci la scuola.

Quando il mio telefono suonò per avvertirmi che mancavano dieci minuti alle 18, stavo arrivando in centro a Minneapolis per partecipare alla mia lezione serale di Greco, trascinandomi dietro una borsa piena di libri per alcune rampe di scale. Quando una compagna di classe mi chiese com’era andata la mia giornata, cercai di ripercorrerla mentalmente: il lavoro, le commissioni, le lavatrici, il pranzo da preparare, le conversazioni, gli appuntamenti, e lo studio—fino a tornare indietro a quella mattina, ma era come cercare di arrivare a un’altra dimensione del tempo.

Quella sera, mentre chiacchieravo con le mie colleghe di corso (alcune delle quali si avvicinano di più all’età di mia figlia maggiore che alla mia), non sapevo se sentirmi anch’io una ventenne o giù di lì con infinite opportunità davanti a me e una mente acuta a mia disposizione, o sentirmi decisamente vecchia, come se per ogni figlio che ho partorito avessi rinunciato anche a una buona fetta del mio cervello.

Vale la pena meditare su questo processo chiamato invecchiamento, perché è una cosa che succede a ognuna di noi ogni minuto di ogni giorno fino alla nostra morte. Non è una cosa su cui riflettere tra 20 o 30 anni quando ci sentiremo un po’ più vecchie o attraverseremo una crisi di mezza età. Indipendentemente dalla nostra età, dovremmo chiederci: Come possiamo invecchiare con saggezza e rinunciare a desiderare la giovinezza?

Gli anni passano in fretta, ma c’è un’età che dura per sempre

Se ho fatto fatica a tornare indietro di 18 ore all’inizio di una giornata, mi riesce più facile fare un salto indietro di 18 anni. Posso sentire il rumore delle ruote del mio zaino sulle mattonelle mentre lo spingevo per andare a lezione quando frequentavo il primo anno di università. Mi ero appena operata alla schiena qualche mese prima e non riuscivo a sollevare più di cinque chili, per cui sembravo più un’arzilla assistente di volo spaesata che un’universitaria spigliata. Posso vedere i volti delle signore con i capelli grigi con le quali facevo bagni caldi una volta a settimana in una piscina frequentata da chi, come me, aveva la schiena malandata—il caso volle che avessi un terzo dell’età della maggioranza di quelle persone. Quei bagni caldi forse non hanno sistemato la mia schiena, ma guarirono un po’ della mia stoltezza: una diciottenne vide con i suoi occhi e si rese conto che i corpi si usurano, ma non le anime.

Quando lavo i piatti in cucina con mia figlia adolescente in parte, che ora è alta come me, aggrapparsi al tempo è come cercare di afferrare l’acqua che scorre tra le mie mani. E mi chiedo: Lo sa che dentro di me non mi sento vecchiaSa che tra un lampo sarà come me?

Noi mamme possiamo sentirci spuntare i capelli grigi in testa mentre guardiamo i figli diventare indipendenti da noi; vediamo smagliature che compaiono e rimangono anche dopo che il bambino è nato e cresciuto; vediamo formarsi le zampe di gallina dovute alle risate e i solchi sulla fronte dovuti ad anni di perplessità e avvertimenti severi. Sappiamo anche come ci si sente quando pochi mesi di sonno disturbato appaiono un’eternità, quando ci sembra che nostro figlio avrà sempre due anni, e quando la nostra frustrazione per sentirci spesso frustrate è il ridondante buco nero della nostra vita quotidiana.

E per quelle di noi che non sono mamme, la realtà è altrettanto intensa. Gli anni di vita lavorativa e domestica, da un lato, passano veloci come si cucinano i fiocchi d’avena integrali; dall’altro lato, sono come una tazza di caffè che si rimette nel microonde—lasciata lì dentro a riscaldare troppo e dimenticata prima di poter avere un momento per godersela. Per alcune di noi, l’angoscia dell’attesa rischia di non essere mai alleviata mentre desideriamo ardentemente la prossima tappa, il prossimo capitolo della nostra vita––che sia il matrimonio, il diventare genitori, o la carriera che è sempre lì ad un passo, sempre così vicina, fino a quando improvvisamente è passata. La cosa che stiamo aspettando non arriverà mai.

Le conseguenze del peccato rendono il tempo nostro nemico, sia nella sua lentezza sia nella sua velocità. Il peccato è il motivo per cui non possiamo goderci questo momento come dovremmo. Il peccato è anche il motivo per cui tutte noi moriamo. E’ la cosa che alla fine ci consuma.

Quando la vecchiaia è sprecata nei vecchi

E’ triste che la giovinezza sia sprecata nei giovani; e pur non essendo tanto convinta di questo, è una cosa ben peggiore quando la vecchiaia è sprecata nei vecchi. Una cosa è vedere figli adolescenti essere noncuranti di tutto quello che non sanno e prendere per scontato le molte cose di cui non sono mai stati senza, ma è tutta un’altra cosa invecchiare, e rinunciare anno dopo anno alla saggezza e alla maturità che dovrebbero giustamente caratterizzarci. Questo è davvero un grave peccato consolidato nel tempo.

Che senso ha quando gli anni del tramonto sono dedicati a giocare a Candy Crush e ad ascoltare l’ultimo pettegolezzo? Come potranno i capelli bianchi essere una corona d’onore donata da Dio (Proverbi 16:31) quando la loro vista ci spaventa? A cosa serve la vecchiaia se tutto quello che evidenzia è che il piccolo seme di amarezza che era germogliato nei trenta ha ora messo radici che sostengono tutta la nostra vita, facendo del peccato il nostro nutrimento?

Ma Dio non ha mai peccato, perciò non invecchia mai come facciamo noi. Né è giovane nel modo in cui noi pensiamo alla giovinezza. Egli è il Vegliardo, senza inizio né fine, senza decadimento, senza diminuzione, e senza scadimento.

Nella Bibbia impariamo che c’è solo un modo per rendere nuove persone vecchie, morenti, e morte: il Figlio di Dio dovette entrare nel tempo e assoggettarsi alla maledizione dell’invecchiamento, del decadimento fisico e della morte, affinché con la sua vita senza peccato vincolata al tempo egli potesse rompere i legami del peccato e della morte e ribaltare la condizione delle nostre anime malate di peccato e che invecchiano.

Ora, anziché invecchiare, ci stiamo rinnovando. La donna cristiana matura è quella che è stata resa nuova da molto tempo. La donna cristiana matura è quella che è stata con Cristo abbastanza a lungo che l’incredulità dell’età adulta è stata trasformata nella fede di un piccolo fanciullo. La donna cristiana matura è quella che, anche se il suo aspetto esteriore si va disfacendo, si sta rinnovando interiormente ogni giorno (2 Corinzi 4:16).

Mente utilizzata, mente rinnovata

Ma come può rinnovarsi anche una mente che sta invecchiando e diventa sempre più smemorata? Tutte usiamo le nostre menti per qualcosa; forse senza dover rinunciare a cellule cerebrali con il parto, ma in un modo o nell’altro, utilizziamo le nostre menti. Ho dedicato la mia mente a memorizzare informazioni come: dove si trova il calzino vagante di mio figlio undicenne, quale capitolo di storia il bambino di otto anni deve finire questa settimana, quando scade l’iscrizione al ritiro dei giovani dei miei figli più grandi, chi ha bisogno di nuovi stivali da neve quest’anno, quali riunioni ha mio marito questa settimana. E, ancora più importante: in quale area devo discepolare ogni figlio, quali buone abitudini possono essere ulteriormente coltivate, quali opportunità non sono state sfruttare la scorsa settimana per l’edificazione, il rafforzamento dei legami, e la crescita di tutta la famiglia. Tutti questi dati e queste informazioni a volte sembrano non aver una logica! Che cosa sono io se non un groviglio di dati e apprensioni apparentemente casuali ma ripetitivi?

Ma questo è un terreno fertile per far crescere il rinnovamento in una mente e in un cuore pieni dei dettagli e dei ritmi della vita, sfiniti nel compiere l’opera affidata da Dio. Le nostre menti non si danneggiano con l’utilizzo; esse vengono ritemprate con qualcosa di migliore dell’acume, dell’ingegno o della brillantezza. Vengono ricostituite con una sapienza sottomessa a Dio che solo Cristo può dare, in modo che nel corso delle nostre vite—mentre facciamo spazio nel nostro cervello per amore di coloro che ci circondano— acquisiamo una mente in grado di contenere molte più cose della nostra. Otteniamo la mente di Cristo, ripiena di umiltà, fiducia e fede.

Quella sera a lezione, tra adulti giovani e vecchi, mi ha ricordato che, in Cristo, la mia età e la mia esperienza di vita sono gli strumenti di un vigore e di un rinnovamento maggiori fintanto che invecchio in lui. Crescere in Cristo è il modo in cui ritorniamo giovani, non fisicamente, ma spiritualmente, perché veniamo rinnovate e rivitalizzate. Può essere che, anche se il mio fisico è consumato da cinque parti e anni di notti insonni e da un decennio in cui ho ospitato bambini in grembo, in realtà sia più una bambina ora che in passato a motivo del Dio eterno che dimora nel mio cuore e mi rinnova giorno dopo giorno? Può essere che, benché la mia mente fatichi a memorizzare il Greco, inquieta com’è a causa dei dettagli della vita, si stia comunque rinnovando giorno dopo giorno, permettendomi di perseverare in ogni tempo?

Nella mia lotta con i limiti di una mente troppo piena e smemorata, ho scoperto un enorme beneficio contro-culturale (più di uno in realtà) nel rinunciare a una logicità perfetta e nell’accogliere l’umiltà e diventare come un bambino: Una mente rinnovata è l’unico modo di riappacificarsi con un corpo che invecchia.

Guardare nello specchio giusto

A volte intravedo un’immagine di me stessa che quasi non riconosco—di solito quando sto guardando il mio telefono, sulla fotocamera o scrollando su Instagram, e inavvertitamente passo allo schermo in modalità “selfie”, inquadrando una faccia che ha più mento e più rughe di quanto ricordassi di avere.

Quindi, cosa si fa? Come facciamo i conti con il fatto di sentirci un po’ estraniate dal nostro aspetto? Con curve che sembrano più protuberanze e denti che hanno deciso che restare dritti non è una priorità e, nel mio caso, con una pancia che esce da ogni parte se non contenuta a dovere perché ha avuto molti ospiti? Sprecheremo la nostra vecchiaia digitando freneticamente Botox su Google e rimpiangendo il passato? Come invecchiamo nei nostri venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta, settanta, e ottanta con grazia? Possiamo farlo con la fede di un piccolo fanciullo, che ci insegna che la nostra vera immagine non è il riflesso dello specchio, ma il riflesso dell’amore che ha per noi il Padre che rifulge nel volto di Gesù Cristo.

Diventiamo come una bambina completamente sicura tra le braccia di suo Padre.

C’è un miracolo nel logorio della vita. Il miracolo è questo: la routine quotidiana del badare agli altri, fare esercizio, timbrare il cartellino, del barcamenarsi tra calendari scolastici, bilanci famigliari, email da sistemare, interruzioni notturne, pasti da preparare, scadenze da rispettare, vestiti da piegare, e appuntamenti dal dottore è il posto dove saremo ricreate continuamente, ripetizione dopo ripetizione, istante dopo istante. Tali circostanze non sono distrazioni dall’evento principale; esse sono l’evento principale. Esse non rappresentano il modo in cui Dio intende farci rinsecchire, ma il modo in cui Egli intende insegnarci la sua continua novità di vita.

Corrotte come siamo dal peccato, non siamo in grado di concepire una novità perenne senza pensare subito alla noia. La novità non diventa vecchia o almeno antiquata? Non è la novità a invecchiare, ma il nostro appetito per essa. Quando infine saremo completamente rese nuove, insieme a nuovi cieli e una nuova terra, non solo tutte le cose saranno nuove, ma avremo anche un nuovo appetito per godere la novità. Non ci annoieremo. Non sarà la solita routine. Le nostre menti e i nostri cuori saranno sempreverdi con un appetito perennemente risvegliato per godere il nostro Dio che è lo stesso ieri, oggi e in eterno.

Forse pensi di poter fare progressi nella tua vita cristiana se solo potessi fuggire da tutta questa orribile monotonia, dallo scorrere a volte lento e a volte precipitoso del tempo, dalla spirale degli acquisti natalizi, dalle bollette, dalle relazioni problematiche, dalla sveglia che suona troppo presto, e cose simili. Eppure la nostra opportunità di essere rinnovate non è mai maggiore di quando ci rendiamo conto che questa vita è una stagione, un momento, un vapore, un fiore che sboccia.

Nelle lunghe giornate che non finiscono mai e negli anni che volano, Dio ci sta rendendo nuove. Quando arriveremo alla fine dei nostri giorni, esauste e vecchie se Dio lo permetterà, che possiamo essere nuove come non mai nella somiglianza di Gesù, pronte e desiderose di incontrare il Signore.


Abigail Dodds (@abigaildodds) è una moglie, una mamma di cinque figli e una laureanda al Bethlehem College & Seminary. E’ autrice di (A)Typical Woman: Free, Whole, and Called in Christ (2019).

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