Trovare speranza in un periodo di inquietudine

Periodi di sofferenza prolungata producono ansia emotiva il cui peso è troppo grande da sopportare per chiunque. Invece di rivolgerci a idoli quali la comodità, l’approvazione, il potere e il controllo, la Scrittura ci invita a rivolgerci a Dio con il lamento, poiché egli conosce la profondità del nostro dolore, si prende cura dei nostri cuori fragili e non ci giudica per la confusione o l’intensità delle nostre emozioni. Egli non è sorpreso da nessuna di queste cose ma ci invita a portarle tutte a lui.

Le preghiere di lamento che leggiamo nella Scrittura offrono un modello uniforme per come portare le nostre preoccupazioni davanti al Signore. Ogni preghiera tende ad avere una sequenza simile, con l’autore che passa attraverso molteplici moti di espressione mentre fa conoscere al Signore le sue preoccupazioni. Pur offrendoci uno sguardo intimo nell’angoscia e nella disperazione dell’autore, queste preghiere ci forniscono anche consolazione nel vedere le parole dell’autore produrre frutto sotto forma di speranza e gioia.

Tra tutte le preghiere di lamento che ho letto, la preghiera di Davide nel Salmo 13 è quella che mi colpisce maggiormente. Questa preghiera, che presenta una progressione in tre fasi di lamento, è un meraviglioso esempio di che cosa significa accettare il nostro dolore e trovare speranza nell’ansia.

1. Parla con Lui

Nel Salmo 13:1-2, Davide dice di sentirsi abbandonato da Dio. Egli ripete quattro volte la frase “fino a quando”, rivelando così la sua frustrazione per la durata dell’assenza di Dio. Dentro di sé si vede sconfitto dai suoi nemici mentre Dio è scomparso. Le parole di Davide sono oneste, dirette e pacate. È come se egli gettasse le sue preoccupazioni sul Signore, cercando di liberarsi dal peso del dolore che la sua anima sta portando.

Il lamento ci dà l’opportunità di essere sinceri con Dio. Sii onesto sulla situazione che stai vivendo e su come ti senti a riguardo. Racconta a Dio la tua disperazione, la tua tristezza e la tua stanchezza. Condividi con lui quanto ti senti abbandonato o sopraffatto dalla situazione in cui ti trovi. Ricorda, la nostra inquietudine rappresenta una sorta di dolore, come se la nostra speranza per una realtà specifica fosse morta.

Per accettare il nostro dolore, dobbiamo prima riconoscerlo. Il lamento ci permette di esprimere apertamente e onestamente a Dio la perdita che sentiamo. Sia che essa provenga dal dolore per un celibato che si protrae nel tempo o dal peso di badare a un genitore anziano, gridare a Dio ci permette di elaborare il nostro dolore in un ambiente dove siamo conosciuti e amati.

2. Chiedi a Lui 

Tutto il Salmo 13 è basato su ciò che Davide crede sul carattere e sulla natura di Dio. Egli grida a Dio perché crede che Dio può davvero cambiare la sua situazione. Inoltre, egli sa che Dio è per lui in virtù delle ripetute promesse del Signore di provvedere per il suo bene. Nei versetti 3–4, vediamo quindi Davide prendere forza da queste verità e chiedere coraggiosamente a Dio di essere liberato.

La nostra inquietudine rappresenta le circostanze che vorremmo poter cambiare ma che non siamo in grado di cambiare da soli. Tuttavia, nel nostro lamento ci viene ricordato che quello che per noi sembra impossibile è possibile per il nostro Dio. La nostra relazione con Dio è basata sulle promesse del patto mediante le quali possiamo chiedere fiduciosamente a lui di intervenire nelle nostre vite. Chiediamo con le mani aperte, credendo che Dio si manifesterà nella nostra situazione, anche se non sappiamo come e quando.

3. Fidati di Lui

Davide conclude il Salmo 13 con una dichiarazione di lode. Ma Davide loda Dio non per ciò che Egli farà, ma per ciò che Egli ha già fatto. Nei versetti 5–6, Davide parla di come egli canterà le lodi di Dio perché il Signore gli ha “fatto del bene” nel passato. Egli ha fiducia in Dio oggi perché sa che Dio lo ha liberato in passato. Nonostante il suo dolore, Davide sceglie di lodare Dio per i tanti modi in cui Dio lo ha già benedetto.

Fondato nella fedeltà di Dio, il lamento ci porta a concludere le nostre preghiere ricordando quello che Dio ha già fatto nelle nostre vite. Mentre ricordiamo le volte in cui Dio ha provveduto in modo inaspettato nel momento del bisogno, la calma pervade il nostro cuore. Ricordare la bontà di Dio nel passato ci aiuta a credere che sperimenteremo la sua bontà anche nel futuro. Serviamo un Dio che ha dato la sua vita per noi affinché noi potessimo trascorrere l’eternità con lui. Se possiamo avere fiducia in lui per la nostra salvezza, allora possiamo avere fiducia che egli si prenderà cura di tutti i nostri bisogni.

Amici, il lamento ci aiuta a credere che le benedizioni passate di Dio si estenderanno nella nostra realtà presente e nella nostra realtà futura. Il lamento ci aiuta a credere che un giorno Dio aggiusterà ogni cosa, anche se ciò avverrà solo nell’eternità. Ma allo stesso tempo, il lamento tocca qualcosa in noi. Esso fa nascere dentro di noi un piccolo seme la cui luce scintillante di resilienza ci spinge a continuare il cammino, sostenuti dalla fiducia che, in qualche modo, vedremo “la bontà del SIGNORE nella terra dei viventi” (Salmo 27:13).

Dove ci conduce il lamento nella nostra inquietudine?

Alla speranza.


Elizabeth Woodson è un’insegnante biblica e autrice con una passione per comunicare le ricche verità teologiche della Scrittura. Ama aiutare le persone a interiorizzare la loro fede e collegarla in modo pratico alla vita quotidiana. Elizabeth ha ottenuto un Master in educazione cristiana dal Dallas Theological Seminary e lavora come Direttrice del curriculum della The Village Church a Flower Mound, Texas, dove insegna corsi su Bibbia, teologia e formazione spirituale.

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