Presentare alle persone il Cristo vivente

“Niente Cristo nel tuo sermone, signore? Allora torna a casa e non predicare più fino a quando non avrai qualcosa di valido da predicare”. Charles Spurgeon sapeva come insistere sulla centralità di Cristo nella predicazione. Egli paragonava il predicare un sermone nel quale Cristo è assente al cuocere del pane senza farina, definendolo un “errore nella concezione e un crimine nell’esecuzione”. Egli aveva ragione: il nostro compito nella predicazione è offrire Gesù alle persone.

Tuttavia, noi predicatori dobbiamo avere chiaro in mente che cosa significa “offrire Gesù alle persone”. È fin troppo facile parlare di Gesù, presentare tutto ciò che egli ha fatto e descrivere la sua persona, senza mai svolgere il nostro ruolo di predicatori. Parlare di qualcuno e introdurre le persone a qualcuno non è la stessa cosa.

Con la nostra forza o con la Sua?

Certo, se Gesù fosse ancora in una tomba a Gerusalemme, parlare di lui sarebbe tutto ciò che potremmo fare. Potremmo cercare di ispirare le persone trasmettendo i suoi insegnamenti e raccontando tutto quello che egli ha fatto per noi. Potremmo cercare di infondere una profonda gratitudine per il suo sacrificio in chi ci ascolta, e motivare le persone a emulare lo stesso atteggiamento nelle loro vite. Anche se sicuramente c’è spazio per queste cose nella predicazione, se questo è tutto ciò che predichiamo le persone dopo aver ascoltato il nostro sermone faranno affidamento sulle loro forze.

Se diciamo semplicemente alle persone di ricordare quello che Gesù ha fatto nel passato e agire di conseguenza, le facciamo diventare l’agente principale della loro trasformazione. Stiamo effettivamente dicendo: “Gesù ha cominciato; ora andate avanti da soli”.

Ma il messaggio del Vangelo non è che Gesù ha compiuto per noi certe cose nel passato, così noi ora possiamo cercare di ricordarle in modo adeguato e rispondere ad esse con la nostra forza. La buona notizia è che Gesù non è solo morto per noi ma vive per noi—oggi! Istante dopo istante, egli spande il suo Spirito per permetterci di camminare nella potenza della sua risurrezione come nuove creature. 

Certo, senza ciò che Gesù ha compiuto nel passato, saremmo ancora schiavi del peccato. Ma saremmo schiavi del peccato anche senza ricevere la sua potenza e la sua grazia che ci trasforma qui ed ora. La stessa grazia che ci giustifica ci santifica. Questo significa che l’opera di Gesù nelle nostre vite non è confinata agli eventi accaduti a Gerusalemme duemila anni fa. La sua opera continua oggi.

Quando predichiamo Cristo, dobbiamo predicarlo come il Salvatore vivente che è proprio qui, in questo momento, desideroso di accogliere ed equipaggiare i santi nelle loro debolezze. Possiamo innalzare Cristo come nostro esempio e celebrarlo come nostro sostituto nell’espiazione, ma la nostra predicazione è completa solo quando introduciamo chi ci ascolta a Cristo stesso. Invitiamo le persone non solo a pensare a lui o ad apprezzare la sua persona, ma ad andare da lui.

Il nostro aiuto sempre pronto

La domanda che dobbiamo farci come predicatori è questa: Se Gesù non fosse vivo oggi, potrei ancora predicare lo stesso sermone? Se possiamo predicare lo stesso sermone indipendentemente dal fatto che Gesù è vivente e sta guidando la sua chiesa, questo dovrebbe farci riflettere.

Senza un Salvatore vivente, possiamo impartire i suoi insegnamenti e persino parlare della sua morte sulla croce, ma non possiamo offrire alle persone una speranza. Senza la sua opera presente nelle nostre vite, questi insegnamenti sono semplicemente uno standard irraggiungibile. Senza la sua risurrezione, la sua morte diventa un mero esempio impossibile da emulare.

Un’altra domanda da porci nell’esaminare i nostri sermoni è questa: Chi mi ascolta sa non solo chi era Gesù per lui ma chi egli è per lui? Quando parliamo di Cristo usando il tempo presente, presentiamo alla nostra gente Colui che può camminare con loro durante la loro settimana.

La croce è la manifestazione suprema dell’amore divino che si sacrifica. I membri della nostra congregazione sanno che lo stesso Gesù che manifestò quell’amore due millenni fa li ama in questo stesso momento? Le persone a cui stiamo predicando sanno che Gesù è il loro avvocato oggi, il loro soccorritore oggi, e il loro amico oggi

Il Salmo 46:1 ci dice che “Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” In Cristo, questa promessa è resa manifesta. Non è una promessa astratta; essa ci avvolge con braccia umane.

Predica la migliore notizia

Certo, dobbiamo richiamare l’attenzione sugli eventi storici dei Vangeli. Non possiamo proclamare Cristo crocifisso troppo! Ma se egli è davvero risorto, abbiamo notizie ancora migliori. Possiamo fare molto di più che parlare alle persone di qualcosa che è successo nel passato e spronarle ad agire di conseguenza. Possiamo dire loro come questo Vangelo diventa una realtà tangibile e trasformatrice: la presenza stessa di Cristo nelle loro vite quotidiane.

Non limitarti a impartire al tuo gregge concetti e informazioni sul nostro Signore risorto; fallo entrare nel suo abbraccio. Non parlare loro solamente del modo appropriato in cui rispondere alla sua opera salvifica; dai loro la speranza e la grazia di sapere che è Dio stesso a produrre quella risposta.

Abbiamo il glorioso privilegio di indicare alle persone non solo il sentiero della vita ma di presentare loro Colui nel quale si trova la vita. Non sprechiamolo.


Matt Hodges (MA, Dallas Theological Seminary) è il pastore per l’insegnamento della Risen Church, nella zona nord-occidentale di Houston. Egli è l’autore di A Living Hope: Examining History’s Most Important Event and What It Means for the World. Puoi seguirlo su Twitter.

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