Perché i mezzi ordinari della grazia devono essere centrali nelle nostre riunioni

Il Catechismo “minore” di Westminster ci offre una definizione molto utile dei mezzi della grazia:

I mezzi esteriori e ordinari tramite i quali Cristo ci comunica i benefici della redenzione sono i suoi ordinamenti, specialmente la Parola, i sacramenti, e la preghiera; tutti i quali sono resi efficaci per gli eletti per la loro salvezza. (Domanda 88)

Tutti gli ordinamenti di Dio, ma specialmente la Parola letta e predicata, i sacramenti del battesimo e della Cena del Signore e le preghiere del popolo di Dio: questi sono i mezzi esteriori e ordinari che Cristo usa per impartire la benedizione del Vangelo al suo popolo mediante lo Spirito Santo. Credo che ogni evangelico sia d'accordo nell’affermare che questi sono gli elementi costitutivi dell’adorazione cristiana, comandati dalla Scrittura e normativi per la chiesa.

A dire il vero, qualcuno potrebbe cavillare sul linguaggio qua e là. Alcuni non amano la parola “sacramenti”. Alcuni temono che chiamare “mezzi della grazia” questi ordinamenti divini possa trasmettere l’idea erronea che la grazia venga conferita semplicemente con l’esercizio di questi atti esteriori (che non è affatto ciò che la frase intende). Ma a parte queste differenze, tutti concordano nel sostenere che questi sono i fondamenti dell’adorazione cristiana: la Parola di Dio letta e predicata, pregata e cantata, visibile nel battesimo e gustata nella Cena del Signore. Essi sono i meccanismi primari che ci sono stati dati per discepolare i credenti. Fin qui tutto bene.

Rimane tuttavia la questione sempre scottante di quale dovrebbe essere il ruolo di questi elementi in un culto domenicale. Di sicuro, essi devono essere regolarmente presenti nella vita della chiesa. Ma non possiamo fare anche altre cose? Non possiamo ogni tanto mettere da parte uno o più elementi di questi mezzi ordinari, in favore di qualcosa di speciale?

Forse il modo più semplice per rispondere a queste sfide è analizzare l’espressione “mezzi ordinari della grazia”.

1. Mezzi ordinari significa che sono stati ordinati.

Definire “ordinari” questi mezzi della grazia ci insegna due cose. Primo, questi mezzi sono stabiliti. Essi sono “ordinari” nel senso che sono stati ordinati da Dio nella Sacra Scrittura. Ecco perché il catechismo li chiama “ordinamenti”. Il testo classico su cui si basa questa asserzione è Atti 2:42, dove leggiamo che i discepoli della chiesa post-Pentecoste “erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere”.

Quando ci chiediamo che cosa i cristiani dovrebbero fare quando si riuniscono nelle chiese il primo giorno della settimana, la Scrittura ha la risposta per noi: leggere la Bibbia, predicare il Vangelo, pregare, cantare e osservare il battesimo e la Cena del Signore. Questo è ciò che dovremmo fare. Tutto qui. Quando Paolo scrisse a Timoteo per incoraggiarlo come neo-pastore della chiesa di Efeso, il suo corso di aggiornamento ministeriale è estremamente chiaro. Noi evangelici tendiamo a misurare la vitalità della chiesa in base a queste tre cose: edifici, persone e bilanci. È in base a questi parametri che valutiamo se le cose stanno andando bene. Ma Paolo desiderava che Timoteo si concentrasse altrove.

Ascoltiamo il suo consiglio al giovane pastore:

Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo ministero. (2 Timoteo 4:1–5)

Timoteo è alle prese con la pressione crescente di dare alle persone ciò che esse preferiscono, ciò che le fa sentire meglio, ciò che a loro piace. Paolo lo spinge nella direzione opposta. Egli dice a Timoteo di rimanere risoluto nel dare alle persone ciò di cui esse hanno realmente bisogno. In altre parole, egli deve predicare la Parola. Lo strumento centrale scelto da Dio per chiamare i perduti e per la crescita dei salvati è la predicazione della Parola. Non è uno strumento appariscente, non è nuovo, ma è quello che Dio ha ordinato.

Quindi pastori, fate così. Potrebbe essere più difficile (si noti che Timoteo deve “sopportare le sofferenze” mentre svolge il “compito di evangelista”!). Potrebbe portare a una crescita misurabile più lenta dei tuoi edifici, persone e bilanci. Ma è la via scelta da Dio, quindi deve essere anche la nostra.

2. Mezzi ordinari, non straordinari.

Secondo, la parola ordinari va messa in contrasto con il suo contrario: straordinari. A dire il vero, Dio ha regolarmente fatto uso di molti mezzi straordinari per impartire la sua grazia al suo popolo. Tutti i miracoli e i doni di rivelazione erano straordinari. E la fedeltà alla Scrittura ci impone di affermare che Dio resta libero di agire come egli vuole.

Ma sicuramente non dovremmo mai trascurare i mezzi ordinari mentre aspettiamo con pazienza che Dio operi attraverso lo straordinario. Il contesto di Atti 2:42 è ancora una volta importante. Se mai c’è stata una stagione insolita e straordinaria nella vita della chiesa, è stata proprio questa. Ma che cosa caratterizzava la chiesa nascente che aveva ricevuto potenza dallo Spirito e che era alle prese con quello che oggi potremmo definire come un grande risveglio? Non è certo un’ossessione per il nuovo, l’inusuale, l’innovativo e lo straordinario. No, la chiesa primitiva perseverava nella Parola, nei sacramenti e nella preghiera. Non c’è confusione. C’è chiarezza. La Parola di Dio agiva con potenza in mezzo a loro e le persone rispondevano con la preghiera e la lode. Non vediamo fumo e specchi, nessun espediente o eccitazione, nessuna personalità centrale o leader che si atteggia da rock-star. La Parola compiva l’opera.

3. Ricorda: sono mezzi della grazia.

Per concludere, dobbiamo ricordare che i nostri culti di adorazione si dovrebbero concentrare sui mezzi ordinari della grazia non solo perché essi sono ordinari, ma anche perché essi sono mezzi della grazia. A mio giudizio, il modo migliore per capire come la Parola, i sacramenti e la preghiera ci comunicano la grazia salvifica di Cristo è concentrarsi sul modo in cui la Parola agisce. Ebrei 4:2 parla dei padri di Israele che non ricevettero alcun beneficio dalla Parola predicata perché essa non fu assimilata per fede o, come dicono alcune traduzioni, perché essi non erano uniti per fede a coloro che credettero alla Parola. In entrambi i casi, il punto è lo stesso: per trarre beneficio dalla Parola è necessaria la fede. La fede si appropria della grazia che viene offerta nella Parola.

I sacramenti sono “parole visibili”, come disse Calvino, riprendendo Agostino. Ed essi agiscono nello stesso modo. Noi li riceviamo, credendo nel Vangelo che essi raffigurano, e credendo, riceviamo la grazia che essi offrono. In modo simile, la preghiera si appropria delle promesse di Dio e offre “i nostri desideri a Dio, per cose coerenti con la sua Parola” (Catechismo “minore” di Westminster, domanda 98). La preghiera è un ricordare a Dio le promesse della Parola. Ma la Parola è la cosa principale.

E quando mettiamo la cosa principale al centro di tutto ciò che facciamo, ci incamminiamo sulla strada che porta alla benedizione, alla grazia di Dio in Gesù Cristo. Perché allora dovremmo guardare altrove quando sappiamo che Dio ha promesso di incontrarci qui, nella Parola, nei sacramenti e nella preghiera?

Quando ci riuniamo, non perdiamo tempo con le nostre tecniche casalinghe. In fede, leggiamo la Parola, predichiamo la Parola, preghiamo la Parola, cantiamo la Parola, vediamo e gustiamo e tocchiamo la Parola. E mentre lo facciamo, la grazia promessa nella Parola sarà certamente nostra, alla gloria del Dio Trino.


Il Rev. David Strain è pastore della First Presbyterian Church a Jackson, Mississippi. 
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