L’amicizia: il fondamento del ministero globale di Paolo

Lo scrittore di satira politica PJ O’Rourke una volta ironizzò: “Tutti vogliono salvare la terra, ma nessuno vuole aiutare la mamma a lavare i piatti”.[1]

Ogni leader cristiano che conosco aspira a cambiare il mondo in qualche modo. Essi vogliono produrre un cambiamento spirituale profondo, significativo e consistente. E, come tutte le persone che aspirano a cambiare il mondo, essi—noi— per istinto guardano con sospetto il “lavare i piatti”. Dopotutto, gli atti di servizio silenziosi e inosservati che devono essere rifatti da capo il giorno dopo non appaiono molto importanti.

Nella mia città soltanto, ci sono milioni di persone che non conoscono Cristo, e solo un piccolo numero di chiese. Ci sono semplicemente troppi perduti per accontentarci di soluzioni semplici. Abbiamo bisogno di grandi movimenti nazionali e internazionali, non solo di uno o due credenti! Abbiamo bisogno di soluzioni efficaci ora, non solo di chiese che potrebbero finalmente diventare sane tra dieci anni!

Spronati da questo senso di urgenza, i cristiani spesso si rivolgono al libro degli Atti. Essi vogliono trovare l’ingrediente segreto dell’apostolo Paolo. Come ha fatto a fare avanzare il Vangelo? Che cosa possiamo imparare da lui? Quali metodi stiamo applicando erroneamente? Quali metodi potrebbero produrre il raccolto per cui stiamo pregando?

Le azioni di Paolo in Atti non sono però il primo posto dove guardare per imparare dal suo ministero. Le sue azioni andrebbero piuttosto lette alla luce di ciò che sappiamo sui suoi principi che troviamo più chiaramente esposti nelle sue lettere. Dopotutto, anche ai contemporanei di Paolo capitava spesso di fraintendere le sue azioni. Spesso egli appariva incoerente. Egli si oppose alla circoncisione di Tito; fece circoncidere Timoteo giocando d’anticipo. Scrisse lettere severe; parlò dolcemente. Paolo non aveva un “metodo per il ministero”, se con questo intendiamo un insieme di tecniche destinate a produrre frutto. Piuttosto, egli aveva convinzioni e priorità che costituivano un fondamento coerente per essere fedele in tutte le situazioni in cui si trovava.

UN SORPRENDENTE “INGREDIENTE SEGRETO”

Uno dei valori più costanti di Paolo potrebbe sorprenderci: l’amicizia. Paolo dava valore all’amicizia tra fratelli in Cristo. Egli lavorava per creare e mantenere amicizie.

Pensiamo a quante volte Paolo dice cose come: “Ringrazio sempre il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi, perché sento parlare del vostro amore per tutti i santi” (Gal. 1:15, Col. 1:4, 2 Tess. 1:3, Filemone 4). Pensiamo a quanto spazio egli dedica in quasi ogni lettera, ispirato dallo Spirito Santo, a salutare credenti specifici, che sono ormai morti da tempo. In quale modo questi nomi sono utili a noi credenti di oggi, se non per insegnarci l’importanza dell’amicizia cristiana?

Questi nomi indicano il gruppo di amici cristiani che lavoravano accanto a Paolo per amore del Vangelo. Le energie di Paolo nel corpo delle sue lettere di solito si concentrano sulle dinamiche della vita di una chiesa locale, ma i suoi saluti svelano il suo “ingrediente segreto”.

Per quale motivo il ministero di Paolo era così vasto ed efficace? Come è stato capace di avviare e influenzare così tante congregazioni locali diverse? Perché egli amava, si interessava e pregava per molti amici cristiani. Attraverso i suoi saluti, possiamo conoscere cari fratelli e sorelle: Tichico, che consegnava le lettere di Paolo (Efesini 6:21–22, Colossesi 4:7–8, 2 Timoteo 4:12); la madre di Rufo, che Paolo considerava come sua madre (Romani 16:13); Onesimo, lo schiavo fuggitivo diventato un fratello (Colossesi 4:9); Marco, il fratello fuggiasco diventato un amico affidabile (Colossesi 4:10, 2 Timoteo 4:11); Dema, che sembrava un collaboratore affidabile ma che poi diventò un traditore (Colossesi 4:14, 2 Timoteo 4:10); ed Epafra, il fedele guerriero in preghiera (Colossesi 4:12). Questi sono solo alcuni dei suoi amici.

Questi saluti ci insegnano che l’impatto del Vangelo predicato da Paolo veniva potenziato non solo da “spalle” come Barnaba, Sila o Luca. Egli fece affidamento su Priscilla e Aquila, stranieri diventati suoi collaboratori. Egli affidò a discepoli come Timoteo e Tito una grande responsabilità; egli si rallegrava del loro successo e li esortava quando erano scoraggiati. Paolo si adoperò per la riconciliazione tra persone come Filemone e Onesimo (Filemone 8–19), o Evodia e Sintìche (FIlippesi 4:2). Egli raccomandò cristiani ad altre chiese, come Febe (Romani 16:1–2) ed Epafrodito (Filippesi 2:25–30).

Paolo amava queste persone. Esse amplificavano il suo ministero, non come strumenti, ma come fratelli amati, suoi collaboratori per la verità.

E QUINDI?

Fin qui tutto bene. Perché scrivere un articolo su qualcosa di così elementare? Per qualche ragione, tendiamo ad ignorare la potenza dell’amicizia nel ministero. Forse perché iniziare un’amicizia costa poco, sminuiamo il suo valore a lungo termine nel ministero.

Il ministero di Paolo non è l’unico ad essere stato portato avanti dall’amicizia. Pensiamo alla setta di Clapham,[2] o ai Battisti Particolari che sostennero William Carey e altri nel loro sforzo missionario nel Bengala,[3] o al modo in cui le relazioni tra i Padri cappadoci[4] hanno generato materiale teologico tanto utile che la chiesa ha utilizzato per secoli. Le amicizie—queste cose inefficienti e che spesso nascono in modo imprevedibile—forniscono le basi per una profonda portata ministeriale.

I benefici che provengono da un’associazione o una denominazione—siano essi incoraggiamento o rendere conto—sono realmente possibili solo grazie all’amicizia. Togli l’amicizia dall’equazione, e le associazioni non sono nient'altro che l’ennesimo posto in cui litigare e manipolare. Associazioni e denominazioni sono utili solo nella misura in cui aiutano i pastori a costruire relazioni con altri pastori. Senza relazioni, ci sono meno piattaforme per questo tipo di attività. Se non c’è amicizia, chi ti ascolterà veramente, o lavorerà per sostenerti? Quanto efficaci sono state le strutture formali di una denominazione nel respingere una chiesa o un ministero che negava l’inerranza della Scrittura? Quanti di quei successi sono stati ottenuti se non attraverso amicizie pazienti e amorevoli?

L’amicizia richiede tempo, e non è sempre chiaro se un’amicizia ci “ripagherà”. Dopotutto, le amicizie possono essere costose. Possono esporci ad altre delusioni, anche se portano più incoraggiamento. Ma senza amicizie tra chiese, ogni sforzo per cooperare finisce per lasciare una sensazione di imbarazzo.

COME COSTRUIRE AMICIZIE

Pastori, permettetemi dunque di suggerire alcuni modi con cui potete incoraggiare questo tipo di amicizie nella vostra vita, e nelle vite dei membri della vostra chiesa.

  • Segui gli amici nel ministero. Chiedi come stanno. Parla con loro del ministero. I messaggi che scambio con i miei amici Ryan, Sam e Matt sono sempre incoraggianti. Sono pieni di battute divertenti, di saggezza pastorale pratica e di risorse teologiche. Ci vuole un po’ di lavoro, ma paga ottimi dividendi.

  • Incontra i pastori della tua città. Prendi del tempo per conoscerli, senza avere un programma, un evento o un progetto a cui partecipare. L’amicizia richiede poco accordo teologico, ma è un contesto magnifico per scoprire quanto accordo teologico hai con una persona. La mia congregazione condivide il locale di culto con una chiesa Presbiteriana. Ci sono voluti mesi per realizzare che non solo eravamo d’accordo sul Vangelo, ma anche su molte dottrine più specifiche. L’amicizia crescente tra i loro anziani e i nostri anziani ci ha permesso di capire quanto di più possiamo cooperare tra di noi.

  • Incoraggia i pastori delle chiese che visiti quando viaggi. Quando viaggio, anche se sono solo in vacanza con la mia famiglia, mi pongo l’obiettivo di dire o scrivere qualcosa al pastore ed evidenziare le cose che mi hanno particolarmente incoraggiato—la sua predicazione, i gesti della congregazione, o qualunque altra cosa. Mi costa poco, e può aiutare un altro fratello a perseverare.

  • Prega regolarmente per le altre chiese della tua città e nel mondo. Poniti l’obiettivo di imparare i nomi dei credenti e delle congregazioni di altre città e nazioni e prega in pubblico per loro. Poche cose creano affetto cristiano più che pregare per qualcuno.

  • Celebra il ministero di altri pastori, dentro e fuori la tua congregazione. Mostra benevolenza verso gli altri. È incredibile quanto le persone siano aperte ai suggerimenti e alla formazione quando sanno che le ami, specialmente rispetto alla risposta che darebbero quando sanno soltanto che pensi che loro si sbagliano.

CONCLUSIONE

L’amicizia cristiana è una dimostrazione del Vangelo e arricchisce il ministero. Paolo lo sapeva, e anche noi dovremmo saperlo. Forse la cosa migliore che possiamo fare oggi per cambiare il mondo è prendere il telefono, offrire il caffè a qualcuno e iniziare una conversazione.

* * * * *

[1] O’Rourke, P.J., All the Trouble in the World: The Lighter Side of Overpopulation, Famine, Ecological Disaster, Ethnic Hatred, Plague, and Poverty, (reprint: 2007, Grove/Atlantic, Inc.) 9.

[2] Un gruppo di cristiani devoti vissuti in Gran Bretagna tra la fine del 18o secolo e l’inizio del 19° secolo, molti dei quali si sono convertiti a Cristo sotto il ministero di Charles Simeon. Tra di essi c’era anche William Wilberforce.

[3] Si veda specialmente il libro di Michael Haykin The Missionary Fellowship of William Carey (Reformation Trust: Grand Rapids, 2018) per un esame più approfondito del ruolo dell’amicizia nell’efficacia del loro ministero.

[4] Basilio Magno, Gregorio Nazianzeno e Gregorio di Nissa.


Caleb Greggsen è il pastore di una chiesa di lingua inglese in Asia centrale.

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