Le persone ordinarie che Dio ha scelto

Imparare ad amare la chiesa locale

Non sono atletica. Non sono competitiva. Non mi piace sudare. Faccio fatica a ricordare le regole dei giochi. L’unico sport organizzato presente nel mio curriculum sono due anni di nuoto sincronizzato all’università— una strana eccezione che conferma la regola.

Ma per essere una persona a cui non piacciono gli eventi sportivi, finisco col guardarne parecchi. Ho assistito, tremante, su tribune di legno a partite di football universitario giocate sotto la neve. Mi sono bruciata al sole assistendo a partite più o meno importanti del campionato di baseball. Mi sono tappata le orecchie durante assordanti partite di pallacanestro. Ho sussultato alle partite di hockey su ghiaccio. Sono arrivata in anticipo per assistere agli allenamenti di battuta, e sono rimasta fino a tardi per guardare i fuochi d’artificio.

E non mi limito a vedere le partite. Indosso i colori della squadra. Canto l’inno della squadra. Mi mordo le unghie alla fine del nono inning. Quando vinciamo, esulto. Quando perdiamo, sono veramente delusa.

La mia strana condotta ha una spiegazione: amo le persone che amano lo sport. Ai membri della mia famiglia piacciono le mete, gli strike e i calci di rigore, e così, nel tempo, anch’io ho imparato a prendere piacere in queste cose. Voglio amare ciò che essi amano.

A volte, la chiesa locale può sembrarci come un evento sportivo per un non atleta, o un programma di cucina per chi sa usare solo il forno a microonde, o un club di lettura per qualcuno a cui non piace leggere. Può apparire come un gran trambusto per qualcosa di irrilevante e molto lavoro con risultati modesti. Settimana dopo settimana, le persone insignificanti delle nostre congregazioni locali si riuniscono per fare le stesse cose allo stesso modo, seguite da un caffè stantio servito su tavolini di plastica in pavimenti umidi. Potremmo domandarci: Perché scomodarsi?

La risposta ci richiede di guardare oltre alle nostre esperienze e inclinazioni e di guardare a Dio stesso. Essendo stati redenti dal sangue di Cristo e cambiati dall’opera dello Spirito, amiamo Dio. Desideriamo pertanto amare ciò che Dio ama. E Dio ama la chiesa.

Il nostro primo amore

Naturalmente, non abbiamo sempre amato Dio. All’inizio, lo odiavamo. La Bibbia ci descrive come nemici (Romani 5:10), stranieri (Efesini 2:12), ribelli (Ezechiele 20:38) e abominevoli (Romani 1:30); impuri (Efesini 5:5), disobbedienti (Efesini 2:2), senza speranza (Efesini 2:12) e ignoranti (Romani 10:3). I nostri peccati ci hanno giustamente sottoposti alla sua ira e alla sua disapprovazione (Efesini 2:3). Abbiamo rifiutato Dio, disprezzato la sua autorità e ignorato la sua legge buona. Non eravamo né piacevoli né amabili.

Eppure egli ci ha amati. Nel consiglio dell’eternità, egli ha posto il suo amore in noi, e nel tempo, egli ha mandato il suo amato Figlio per morire per noi affinché potessimo avere una relazione d’amore con lui. Egli ci ha fatti uscire dalla schiavitù per farci entrare nella cerchia gioiosa della sua famiglia e ci ha resi suoi figli privilegiati.

Poiché egli ci ha amati, ora noi amiamo lui. Il nostro amore per Dio è onnicomprensivo: coinvolge il cuore, l’anima, la mente e la forza (Marco 12:30). Esso ci costringe (2 Corinzi 5:14) e ci spinge ad obbedire ai suoi comandamenti (Giovanni 14:15). I giorni, le ore e i minuti della nostra vita sono assorbiti dal suo amore. Come il salmista, ci guardiamo attorno e proclamiamo che sulla terra non desideriamo che Dio (Salmo 73:25). Egli è il nostro primo, grande amore.

Il grande amore di Dio

E’ giusto allora chiederci: Che cosa ama Dio? Per chi non si è mai seduto nei banchi scricchiolanti — o nelle sedie pieghevoli — di una congregazione locale la domenica mattina, la risposta potrebbe essere sorprendente: Dio ama la chiesa.

Ascolta ciò che Paolo dice agli Efesini:

Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. (Efesini 5:25-27)

Lo scopo glorioso del piano eterno di redenzione di Dio è quello di raccogliere e perfezionare il suo popolo. Gesù è venuto per amore della chiesa.

Nel Nuovo Testamento, più di trenta volte la chiesa è chiamata “amata”. Questo non perché le ordinarie e talvolta strane persone che si riuniscono la domenica siano in se stesse amabili, ma perché sono legate a qualcuno che lo è. Cristo è colui che il Padre ha “amato prima della fondazione del mondo” (Giovanni 17:24). Egli è l’amato Figlio. Come persone che sono state create in lui, redente da lui, unite a lui e date a lui, noi troviamo la nostra identità in lui. Cristo è l’amato, e in lui, anche la chiesa è amata.

Amare le persone che Dio ama 

Di tutte le partite che guardo, gli eventi sportivi in cui sono più emotivamente coinvolta sono quelli in cui giocano i miei figli. Quando assisto dagli spalti alle loro partite di pallacanestro o quando sono vicino alla panchina alle loro partite di baseball, non riesco a distogliere i miei occhi dall’azione. Può essere la partitella tra bambini del sabato mattina, ma per me è sempre una partita importante. Quando una persona che amo gioca per una squadra, io ci sono.

Allo stesso modo, se colui che la nostra anima ama ha dato se stesso per la chiesa, questo cambia tutto in termini del nostro impegno. “Carissimi”, scrive Giovanni, “se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1 Giovanni 4:11).

Questo significa che cercheremo di fare nostro il grande amore che Dio ha per la chiesa. Iniziamo la domenica presentandoci regolarmente alle riunioni della chiesa per adorare insieme (Ebrei 10:24). É il nostro privilegio più grande quello di riunirci con il popolo di Dio davanti a Dio. Nella chiesa, ci impegniamo altresì a promuovere la santità gli uni degli altri, a dimostrare affetto gli uni per gli altri, a portare i pesi gli uni degli altri, a incoraggiare l’uso dei doni gli uni degli altri e a partecipare insieme alla causa del vangelo. Le persone della nostra chiesa spesso sono apparentemente anonime, ma nell’amore reciproco della chiesa locale, affermiamo l’amore che Dio ha per noi.

Fortunatamente, non dobbiamo tirare fuori l’amore per la chiesa con le nostre forze. Prima che andasse alla croce per redimere il suo popolo, Cristo ha pregato per la chiesa. Egli pregò il Padre: “l’amore del quale tu mi hai amato sia in loro, e io in loro” (Giovanni 17:26). Circondati dall’ordinario eppure straordinario, peccaminoso eppure santo, debole eppure infine trionfante popolo di Dio, cerchiamo la risposta misericordiosa del Padre alla richiesta del Figlio. E quando il Dio che è amore (1 Giovanni 4:8) dimora in noi per mezzo del suo Spirito, abbiamo tutto quello che ci serve per amare la chiesa.


Megan Hill è autrice di tre libri, tra cui A Place to Belong: Learning to Love the Local Church, pubblicato in Maggio 2020. Moglie di un pastore e figlia di un pastore, è redattrice di The Gospel Coalition e vive in Massachusetts, dove fa parte della West Springfield Covenant Community Church.

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