Le nove istruzioni di John Owen per mettere a morte il peccato

Il serpente più letale al mondo è il taipan, che vive nell’Australia interna. Il veleno del suo morso può uccidere 100 uomini adulti. Immagina di tornare a casa e trovare questo assassino velenoso raggomitolato nel tuo soggiorno. Che cosa faresti? Non faresti giocare i tuoi figli con lui e nemmeno lo terresti come animale domestico. No, afferreresti una pala per dargliela in testa!

C’è qualcosa di molto più pericoloso del taipan nelle nostre case e nei nostri cuori: il peccato. Purtroppo, troppe persone giocano con il peccato invece di metterlo a morte.

John Owen avverte i cristiani con queste parole famose: “Uccidi il peccato o il peccato ucciderà te”. Il suo libro La mortificazione del peccato è un’esposizione di Romani 8:13: “Perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete”. Anche se i cristiani non possono eliminare completamente il peccato in questa vita, Owen ci incoraggia a combattere diligentemente i desideri peccaminosi e a metterli a morte.

Qual è la pala da usare per attaccare il nostro peccato? Owen ci offre nove direttive pratiche:

1. Diagnostica la gravità del peccato.

Più una persona lotta con un peccato da molto tempo, più esso sarà difficile da mettere a morte. Questo è vero soprattutto se si asseconda il peccato per lunghi periodi invece di cercare attivamente di metterlo a morte. Trovare scuse, giustificare il comportamento peccaminoso, o applicare grazia e misericordia a un peccato troppo velocemente contribuiscono altresì ad aggravare il peccato e conducono all’indurimento del cuore e della coscienza. Tieni in considerazione tali fattori nel diagnosticare la gravità di un peccato, perché una lotta più intensa richiede uno sforzo più mirato nella mortificazione.

2. Comprendi le gravi conseguenze del peccato.

Il peccato rimane pericoloso anche per il cristiano, il quale è stato dichiarato giusto posizionalmente. Owen descrive quattro pericoli che il peccato pone al credente: l’indurimento causato dalla seduzione del peccato, la disciplina temporale di Dio, la perdita di pace e di vigore spirituale, ed infine, il pericolo della distruzione eterna. Infatti, se una persona persevera nel peccato potrebbe dimostrare di non essersi mai veramente convertita. Il peccato di un cristiano rattrista lo Spirito Santo (Efesini 4:25-30), ferisce il Signore Gesù (Ebrei 6:6), e può fargli perdere la sua utilità nel ministero.

3. Sii convinto della tua colpa.

Noi comprendiamo la colpa mediante la legge e il Vangelo. “Metti la tua coscienza davanti alla santa legge di Dio”, Owen scrive, “applicala alla tua corruzione, prega che essa possa avere effetto su di te”. Medita sui comandamenti biblici che parlano della peccaminosità del peccato, poi considera il tuo peccato anche alla luce della croce. Chiediti: “Perché ho continuato a peccare quando mi è stata mostrata tanta grazia e misericordia? Come posso mostrare un tale disprezzo?”

4. Anela ardentemente di essere liberato.

Il fatto di conoscere la grandezza della tua colpa ti porta a desiderare di essere liberato dal peccato. Perché questo è importante? Perché “bramare di essere libero è di per sé una grazia, e ha grande potere nel renderci come ciò a cui aspiriamo”. In effetti, secondo Owen, “se non aneli alla liberazione, non la otterrai”.

5. Considera la relazione tra i tuoi peccati e il tuo temperamento naturale.

Ogni persona ha un particolare temperamento che rende certi peccati più difficili da mettere a morte. Owen ci ricorda: “Una predisposizione verso alcuni peccati può indubbiamente risiedere nel temperamento e nella disposizione naturale degli uomini”. Non siamo meno colpevoli per il fatto di commettere i peccati a cui siamo inclini, ma conoscere noi stessi ci aiuta a capire in quali aree della nostra vita è necessario esercitare una maggiore autodisciplina (1 Corinzi 9:27).

6. Evita le occasioni che producono il peccato.

Rifletti sulle occasioni che ti portano a cadere nel peccato, e stai in guardia da ognuna di esse. “Sappi che colui che osa indugiare nelle occasioni di peccato oserà peccare”, dice Owen. Se vogliamo smettere di peccare, dobbiamo evitare i sentieri sdrucciolevoli che causano le nostre cadute.

7. Affronta in modo deciso i primi segnali di peccato.

Saremo più efficaci nel mettere a morte il peccato quando “insorgiamo con veemenza contro i primi segni di attività” dei nostri desideri peccaminosi. È difficile fermare l’acqua una volta che diventa una piena. È altrettanto difficile fermare il peccato se permettiamo al nostro desiderio peccaminoso di crescere.

8. Medita sulla gloria di Dio.

Non dobbiamo permettere al peccato di guadagnare terreno. Dobbiamo invece allontanarci dal nostro peccato per contemplare “l’eccellenza della maestà di Dio”. Quando contempliamo la  gloria di Dio, vediamo il contrasto con la bruttura del nostro peccato. Owen afferma che è particolarmente utile considerare quanto poco conosciamo la grandezza di Dio: “Lo conosciamo solo in piccola parte”. È difficile che il peccato attecchisca in un cuore pieno del senso della maestà di Dio.

9. Non affrettarti a consolarti.

L’istruzione finale di Owen consiste in un ammonimento. Anche se sperimentiamo senso di colpa e convinzione di peccato, non dobbiamo presumere che il peccato sia stato sconfitto. Il peccato è ingannevole, e può indurci erroneamente a credere di averlo affrontato in maniera definitiva quando non è così. Owen ci avverte di non sentirci in pace prima che sia Dio a darcela (Geremia 6:14), ma ci esorta piuttosto a “[esaminarci] per vedere se [siamo] nella fede” (2 Corinzi 13:5). Egli avverte che potremmo offrire a noi stessi una falsa consolazione se prendiamo alla leggera il processo del ravvedimento, non mostriamo preoccupazione per altri peccati, o se la nostra consolazione “non è seguita dalla massima avversione possibile per il peccato in questione”.

Il peccato è come un serpente pronto a mordere. Se non lo attacchiamo proattivamente, esso si rivelerà mortale. Grazie a Dio, non siamo soli nella battaglia. La potenza per mettere a morte il peccato viene da Cristo mediante lo Spirito Santo. Mentre ci concentriamo a sradicare il peccato, dobbiamo anche accostarci al trono della grazia. È lì che troveremo grazia e saremo soccorsi al momento opportuno (Ebrei 4:16). Sforzarsi è necessario, ma come Owen dice: “La mortificazione di qualsiasi peccato deve essere un’opera della grazia. Non possiamo farlo da noi stessi”.


Grant Gaines (PhD, The Southern Baptist Theological Seminary) è il pastore di Belle Aire Baptist Church a Murfreesboro, Tennessee. Puoi seguirlo su Twitter a @dgrantgaines.

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