Interazione Dinamica

Interazione dinamica

Non è sufficiente descrivere Atti 29 come “una rete globale e diversificata di chiese che fondano chiese”. È una definizione accurata e comprensibile, e risponde alla domanda “Che cosa?”. Ma non risponde alla domanda “Perché?”: Perché Atti 29 invece di altre reti valide

La descrizione completa dice precisamente questo: una rete globale e diversificata di chiese che fondano chiese caratterizzata da chiarezza teologica, impegno culturale e innovazione missionale.

Queste tre caratteristiche ci forniscono qualcosa di distintivo e attraente, e se tenute in tensione in un’interazione dinamica o in una conversazione a tre, conferiscono ad Atti 29 (ndr. in Italia:  Impatto) un aspetto peculiare.

Chiarezza teologica

La gran parte delle reti missionali non hanno un assetto rigido in ambito teologico. Anche i network evangelici hanno un’impostazione teologica piuttosto larga. Ciò è perfettamente accettabile e non è una questione di fedeltà al vangelo. Il fatto però di aver individuato questioni ben definite, non negoziabili come quelle espresse nelle nostre 5 convinzioni teologiche serve a creare una cultura distintiva. A livello generale, significa che possiamo fidarci l’uno con l’altro. Le nostre particolarità esprimono una specifica comprensione del vangelo, e questa chiarezza mette dei confini e permettendo così maggiore libertà. Ci permette anche di essere generosi verso quelli al di fuori della nostra rete che non condividono queste convinzioni ben articolate.

Impegno culturale

La chiarezza teologica non solo ci permette di impegnarci con la cultura, in realtà esige che lo facciamo. Ma ancora più di questo, è in se stessa un atto di impegno culturale.

Una delle nostre peculiarità è il complementarianismo. Non conosco nessuno in Atti 29 che la consideri come  una “questione essenziale”, nel senso che non puoi essere un cristiano se non hai questa convinzione. Questo significa che il fatto stesso di averla inclusa è un atto di impegno culturale. Nelle generazioni precedenti, o in altri contesti, non sarebbe stato necessario prendere una posizione su questo tema, ma nell’attuale contesto culturale, questa è un’affermazione sempre più essenziale da fare e una posizione fondamentale da mantenere.

Per alcuni l’impegno culturale è un fine a se stesso. Per altri, si è dimostrato essere un “cavallo di Troia” che ha portato ad un sincretismo funzionale. Credere in ciò che crediamo su Dio-in-Cristo e la sua chiesa-in-missione ci sprona a impegnarci nel migliore dei modi nei nostri diversificati contesti culturali per la fama di Gesù. A volte si parla di contestualizzazione, che non significa nient’altro che dimostrare la rilevanza del vangelo al nostro contesto. La realtà è che tutti contestualizzano in un modo o nell’altro. Sapere quello in cui crediamo e perché lo crediamo ci dà la fiducia e gli strumenti per contestualizzare nel modo migliore e per farlo in modo missionale.

Tuttavia questa non è una strada a senso unico. Impegnarci bene con la nostra cultura ci costringe a rivedere le nostre convinzioni teologiche. Bisogna trovare delle risposte nell'affrontare nuove sfide e anche nuovi modi di formulare le domande. Questo non cambia la nostra teologia, ma modella il modo in cui è articolata per amore della diffusione della conoscenza del vangelo.

Innovazione missionale

Senza questi ormeggi teologici, andiamo alla deriva sul mare turbolento delle mode passeggere e dei capricci della cultura. La storia ci dimostra che la chiesa può fin troppo facilmente diventare talmente “adattabile” da non avere più niente di distintivo da dire; ripete semplicemente quello che tutti gli altri dicono, ma con meno energia o convinzione. Ma quando si verifica il mutuo scambio tra contesto e una solida teologia, emergono nuovi e legittimi modi di connettersi con i nostri mondi. Grazie alle nostre convinzioni teologiche che richiedono impegno culturale e che lo formano, Atti 29 è assolutamente pronta a presentare nuove prospettive e nuovi modi in cui il vangelo interagisce e ha impatto. Resteremo una rete di praticanti del vangelo, in modo da essere impegnati in prima linea dove missione, teologia e cultura si interfacciano. 

È nostra convinzione che l’interazione dinamica tra queste tre caratteristiche (chiarezza teologica, impegno culturale e innovazione missionale) produce qualcosa di raro e di fruttuoso.


Steve Timmis è co-fondatore di “The Crowded House” (La Casa Affollata), un gruppo internazionale di reti che fondano chiese. E’ inoltre Direttore Esecutivo di Acts 29 e co-autore del testo “Total Church”(disponibile in italiano: Tim Chester e Steve Timmis “Chiesa totale: intorno al vangelo e alla comunità”- Chieti, GBU-2014).

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