Insegna, aspetta e ripeti: Come il Calvinismo alimenta il mio impegno nei confronti del congregazionalismo

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Il pastore Mike era scoraggiato. Aveva lavorato duramente due anni per rivitalizzare una chiesa. Eppure, nonostante tutti i suoi sforzi, la chiesa era ancora caratterizzata dall’immaturità. C’era stata qualche conversione, alcuni matrimoni erano stati riparati e qualcuno aveva iniziato a interessarsi al discepolato, ma la maggior parte dei membri erano tiepidi, nel migliore dei casi.

Un voto importante era previsto per la prossima riunione dei membri, ma Mike era sicuro che non sarebbe andato bene. Sprofondando nella sua sedia, guardò il suo pastore associato. “Questa chiesa non ha ricevuto un insegnamento adeguato per decenni”, si lamentò, “è in momenti come questo che forse mi convinco che il congregazionalismo non è biblico!”

Posso capire il lamento del pastore Mike. Le pecore di Cristo possono comportarsi in modi immaturi, persino malvagi—soprattutto i credenti di chiese che hanno sofferto di malnutrizione teologica per anni__ . A volte i pastori possono sentirsi impotenti nel vedere la congregazione usare le chiavi del regno in modo poco saggio,se non addirittura ingiusto. Sembra che il ministero sarebbe molto più facile se cambiassimo il nostro sistema di governo. Perché dare alla congregazione l’autorità finale in materia di membership, disciplina e dottrina quando i pastori potrebbero fare quel lavoro molto più efficacemente?

Tuttavia, se siamo convinti che la Scrittura insegna il congregazionalismo, come perseveriamo su questa strada, specialmente quando questo ordinamento ecclesiale molte volte sembra essere controproducente, almeno nel breve termine, per l’interesse della chiesa? In questo articolo, intendo dimostrare che le dottrine della grazia sorreggono e alimentano sia un impegno nei confronti del congregazionalismo sia una filosofia di ministero caratterizzata dal predicare, pregare, amare e discepolare la congregazione verso la maturità. Non sto dicendo che il congregazionalismo funziona soltanto con una soteriologia Calvinista. Sto semplicemente dicendo che i pastori congregazionalisti, che affermano la sovranità di Dio, dovrebbero essere fiduciosi che la sua grazia può trasformare anche la congregazione più immatura in una comunità santa e attiva, che usa le chiavi del regno saggiamente e giustamente.

Nella parte che segue, esamineremo quindi come la nostra teologia determina la nostra forma di governo, come la forma di governo influenza il ministero, e come il ministero è alimentato dalla nostra concezione di Dio.

La teologia determina la forma di governo: un ripasso del fondamento teologico della forma di governo congregazionale

Il congregazionalismo è teologicamente radicato nel fatto che, nell’era del nuovo patto, tutti i membri del popolo di Dio hanno la legge scritta nei loro cuori. I testi del Nuovo Testamento affermano in modo esplicito la forma di governo congregazionale (Matteo 18; 1 Corinzi 5). Ad ogni modo, questa forma di governo non appare dal nulla. L’arrivo del nuovo patto trasforma profondamente il popolo di Dio da una comunità “mista” (concepita per credenti e non credenti) a una comunità di “credenti” (concepita per chiunque “conosce il Signore, dal più piccolo al più grande”, Geremia 31:34).

Questo passaggio da una comunità mista a una rigenerata era stato predetto nel Vecchio Testamento. Nel vecchio patto, il popolo d’Israele aveva bisogno di una circoncisione del cuore (Deuteronomio 10:16; Geremia 4:4). Senza dubbio, alcuni israeliti erano autenticamente rigenerati e giustificati per fede (Genesi 15:6; Salmo 32). Eppure, la maggior parte dei membri della comunità del patto erano privi di fede, non rigenerati e “circoncisi solo nella carne” (Geremia 9:25–26).

Nel nuovo patto, tuttavia, ogni membro del patto ha ricevuto la circoncisione del cuore (Deut. 30:1–7). In altre parole, ogni membro del nuovo patto ha ricevuto la grazia salvifica di Dio. Dio gli ha tolto il vecchio cuore di pietra e gli ha dato un nuovo cuore di carne (Ezechiele 36:26), sul quale è scritta la legge di Dio (Geremia 31:33). Inoltre, Dio mette il suo Spirito in ogni membro del nuovo patto, permettendogli di camminare in obbedienza alla legge (Ezechiele 36:27). Questi testi (e molti altri) mettono in modo chiaro l’accento sull’azione sovrana di Dio nella salvezza ed evidenziano che queste benedizioni salvifiche sono godute da tutti i credenti nel nuovo patto.

Il congregazionalismo è quindi in funzione di questa nuova realtà storico-redentiva che ogni membro del nuovo patto è stato rigenerato da Dio e ha il suo Spirito che dimora in lui. Il congregazionalismo funziona soltanto perché le persone stesse sono oggetto della grazia sovrana di Dio—peccatori trasformati che ora possono realmente rispondere alla Parola di Dio e sottomettere le loro vite alla volontà di Dio. In altre parole, questi testi che si riferiscono al nuovo patto mettono in evidenza l’opera efficace di Dio nella vita di ogni membro del patto. C’è una corrispondenza tra l’opera trasformatrice di Dio come articolata dai calvinisti e il modo in cui Dio ha determinato che il suo popolo governi se stesso nel nuovo patto.

La forma di governo influenza il ministero: il ministero pastorale e il congregazionalismo

Come ha sostenuto Jonathan Leeman, la forma di governo modella il discepolato. Il nostro modo di intendere la natura della chiesa determina il modo in cui ci accostiamo alla vita cristiana. Allo stesso modo, la forma di governo influenza il ministero pastorale. La nostra comprensione del compito pastorale è in larga misura in funzione di dove collochiamo le chiavi del regno. I pastori che pensano di avere l’autorità finale terrena in materia di membership, disciplina e dottrina possono tollerare più facilmente immaturità e deviazioni dottrinali nella congregazione. Perché? Perché queste immaturità verosimilmente non andranno a minacciare la traiettoria generale della chiesa.

I congregazionalisti riconoscono però che le chiavi non sono nelle mani degli anziani ma nelle mani della chiesa locale—la particolare assemblea di peccatori giustificati. Questo a sua volta modella gli sforzi pastorali e la filosofia di leadership. I pastori non prendono le decisioni giuste per la chiesa, essi insegnano alla chiesa a prendere le decisioni giuste da sola. Leeman arriva a definire il congregazionalismo guidato dagli anziani il programma di discepolato di Gesù. Essi non possono prendersi cura dell’intera congregazione, perciò devono equipaggiare i membri affinché si prendano cura gli uni degli altri. I pastori non rappresentano necessariamente la prima linea del ministero ma la linea di rifornimento, equipaggiando i santi a portare avanti la missione della chiesa.

In altre parole, il congregazionalismo crea un ministero che si concentra sui membri. La responsabilità pastorale non consiste nel creare programmi, reperire risorse finanziarie, e nemmeno nell’avviare nuovi ministeri. I pastori si concentrano invece sul pascere e sul discepolare la congregazione mediante la predicazione e l’insegnamento, tutto questo chiedendo a Dio che il loro lavoro produca frutto. Essi si concentrano inoltre a suscitare anziani con cui condividere il peso pastorale di discepolare i membri in modo che usino bene le chiavi del regno.

Biblicamente, Paolo spiega questo impegno in Efesini 4:12, descrivendo il compito pastorale come il “perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero”. L’immagine qui non è di pastori che edificano la chiesa ma di pastori che preparano la chiesa, in modo tale che essa “edifica se stessa” (v. 16) essendo una congregazione sufficientemente matura da respingere le false dottrine (v. 14) e applicare la verità della parola di Dio agli altri in modo da portare alla trasformazione (v. 15).

Le guide e i manuali pastorali moderni mettono in evidenza la necessità di essere creativi e di avere spirito d’iniziativa nel ministero. Il presunto “buon” pastore è quello che ha i doni di un manager—più è simile a un amministratore delegato, meglio è__.  Ma il quadro biblico è molto più semplice: uomini devoti, riconosciuti come anziani da una congregazione, che insegnano ad altri il significato della Bibbia e a obbedire a essa. Poi essi pregano che Dio faccia sì che le persone obbediscano e incoraggiano altri nella congregazione a fare lo stesso.

Ministero sotto la sovranità di Dio: Congregazionalismo e Calvinismo

Andare avanti nel congregazionalismo è un lavoro duro precisamente perché esso richiede di fidarsi dell’opera di Dio tra la nostra gente. Spesso i pastori sanno come usare le chiavi del regno meglio della congregazione, ma dobbiamo avere fiducia nella saggezza di Dio nell’aver messo le chiavi nelle loro mani, e poi supplicare il Signore affinché egli faccia in modo che le persone usino le chiavi correttamente. Noi possiamo insegnare, pascere, consigliare e discepolare, ma soltanto Dio può portare alla maturità spirituale.

I pastori calvinisti, tra tutti, dovrebbero essere le persone più pazienti sul pianeta. Dovremmo riconoscere che anche se noi piantiamo e annaffiamo, solo Dio può dare la vera crescita (1 Corinzi 3:6–7). Non possiamo generare risultati o produrre vita spirituale—solo Dio può farlo__. Il nostro compito è lavorare con costanza e impegno, insegnando la Parola di Dio alla congregazione e confidando nell’opera del suo Spirito, anche se a volte egli opera più lentamente di quanto vorremmo.

Paolo raccomanda questo modello di ministero in 2 Timoteo 4:2: “Predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza”. I pastori, quindi, devono darsi al compito dell’insegnamento —“predica la parola”, “convinci”, “rimprovera”, “esorta”—con una disposizione d’animo di “ogni pazienza”. Il comando di Paolo di esercitare pazienza mostra quanto dipendiamo dalla sovranità di Dio per produrre frutto spirituale nella chiesa.

Pascere una chiesa congregazionalista significa lavoro diligente, insegnamento costante e pascere le persone in modo instancabile. Significa anche dover aspettare —aspettare che Dio benedica il ministero della sua Parola__. I ministeri basati su eventi attrattivi o che diminuiscono l’attività e l’autorità della congregazione con un eccesso di personale non sono caratterizzati da un senso di attesa ma di irrequietezza. Il ministero biblico, tuttavia, facendo affidamento sulla grazia sovrana di Dio, si sottomette volentieri ai tempi e agli scopi di Dio. Noi confidiamo in Dio affinché egli produca il frutto spirituale nel tempo che egli desidera e nella misura da lui voluta.

Certo, le congregazioni possono essere recalcitranti. A volte le pecore di Cristo mordono le altre pecore e i loro pastori. Ma ricordare che la grazia sovrana di Dio è il fondamento della comunità del nuovo patto consoliderà i nostri impegni nei confronti del congregazionalismo e ci manterrà costanti nell’opera di insegnare, discepolare e pregare. Noi lavoriamo nella speranza che la nostra congregazione possa governarsi in modo saggio sotto la leadership di anziani precisamente perché confidiamo nel fatto che "colui che ha iniziato un’opera buona in loro la porterà a compimento" (Filippesi 1:6). Lo stesso Spirito che ha formato la nostra congregazione locale in una comunità del nuovo patto è lo stesso Spirito che ora la sta santificando.


Sam Emadi fa parte della chiesa Third Avenue Baptist Church in Louisville, Kentucky ed è il capo redattore di 9Marks.

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Leadership, TeologiaSam Emadi