Il Vangelo e i nostri matrimoni

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Per il nostro primo San Valentino, mio marito fece le cose in grande: una fila di cioccolatini alla fine della quale c’erano ventiquattro rose. Una corsa su una slitta trainata da un cavallo con a disposizione coperte di pelliccia e thermos pieni di cioccolata calda. Una bella cenetta fuori in città, dove piccole imbarcazioni portavano il sushi al nostro tavolo. Orecchini con diamanti.

Questi ultimi non te li aspettavi, vero? Quando me li diede, scoppiai subito a piangere e gli dissi che non li meritavo. Non ero mai stata così viziata, così sfarzosamente festeggiata, soltanto per il fatto di piacere a qualcuno.

Andiamo avanti fino al giorno di San Valentino del 2018, dieci anni che eravamo insieme, sette anni di matrimonio, e tre figli dopo: ci eravamo appena trasferiti e abitavamo momentaneamente a casa dei miei genitori, così un giorno ci incontrammo dopo il lavoro per andare a vedere una potenziale casa da acquistare. Io tenevo in braccio il bambino più piccolo mentre lui teneva per mano i due più grandicelli mentre calpestavamo la neve per ispezionare la proprietà. Poi andammo a prenderci qualcosa da mangiare in un ristorante locale pieno di coppie—con molta probabilità eravamo gli unici con figli in tutto l’edificio. Mentre eravamo lì, sorprendemmo nostro figlio più grande mentire. Feci cenno al papà di occuparsi lui della cosa, e lui lo fece. Ma lo ritenni insufficiente e non riuscii a fare a meno di cantargliene quattro anch’io, per far capire la “gravità della menzogna” a mio figlio di quattro anni, che però aveva già smesso di ascoltare.

Rientrati a casa, ci dividemmo i compiti. Io presi il piccolo per dargli il biberon, e lui portò gli altri due a lavare le mani e i denti. Più tardi ci ritrovammo tutti insieme nella stessa stanza. Mio marito accese un po’ di musica, e immediatamente ebbe inizio una festa da ballo con tutta la famiglia. Una volta messi a letto tutti i bambini, mio marito mi porse un cuore di cioccolato coperto da un foglio di alluminio rosso in cucina e disse: “Buon San Valentino, tesoro. Guarda che cosa ti ho portato. Me l’hanno dato gratis al lavoro”.

Le cose sono a dir poco cambiate. Anche se il nostro primo San Valentino avrà sempre un posto speciale nel mio cuore (non soltanto per il suo sfarzo), mi piace il modo in cui questa ricorrenza è cambiata per noi. Non solo per dove abitiamo adesso, per come è diventata la nostra famiglia o per come trascorriamo le nostre giornate—mi piace come io sono cambiata. Io e mio marito siamo incredibilmente diversi l’uno dall’altro, e Dio ha usato il matrimonio e l’educazione dei figli per farmi passare per il fuoco che raffina. Il processo della santificazione fa male—a volte così tanto che faccio fatica a sopportarlo—ma sono grata per l’opera che Dio ha compiuto per farmi crescere nella santità. Ho ancora molta strada da fare (come il mio insensato bisogno di controllo durante un’occasione di disciplina), ma Dio si sta servendo di mio marito per aiutarmi a togliere le scorie fino a quando resta soltanto l’oro.

Il messaggio della cultura: amore facile e spensierato 

Di recente ho partecipato a due addii al nubilato, e mentre ascoltavo le donne fidanzate parlare dei loro imminenti matrimoni, non potevo fare a meno di pensare al mio. Ero come loro, con tanta speranza e ottimismo. Il rapporto con i loro fidanzati era pieno di romanticismo, compromesso,(?)  comunicazione!

Mentre le spose si preparano ad essere accompagnate all’altare, spesso sono piene di fiducia: “Fintanto che avremo l’un l’altro, andrà tutto bene, non importa quello che la vita ci riserverà!”    Il mondo ci dice che il matrimonio sarà fatto di rose e fiori, di gite in slitta, di diamanti, e di barchette che ti portano sushi per cena. Ci meritiamo un amore facile, fatto di romanticismo tutto il giorno e di coccole tutta la notte. Un matrimonio fatto di eccitazione, appagamento e passione sfrenata! Anche se sappiamo che il futuro ci riserverà cose difficili, molte di noi credono che tutti i problemi siano “là fuori”, e che li affronteremo con i nostri mariti man mano che si presenteranno.

Ma ben presto la festa è finita. Come un vulcano, l’infatuazione amorosa erutta di passione e poi si spegne, lasciandoti immersa in un mare di cenere da ripulire. Tuo marito ti delude, tu deludi lui, e la tua fiducia nel matrimonio vacilla. Improvvisamente i tuoi problemi non sono “là fuori”, ma sono a casa tua, vivono con te e (anche se forse ancora non lo vedi) dentro di te. Ma non ti preoccupare: la cultura ha un’altra risposta, che non è più “Il matrimonio ti renderà felice!” ma “I tuoi figli ti renderanno felice!”

Quello che succede dopo è che cerchi il tuo appagamento nel piccolo bambino che piange e che hai appena fasciato come un involtino primavera nella culla. Il tuo bel cavaliere adesso è un nemico mentre vi sgridate sottovoce nel cuore della notte, arrabbiati l’uno con l’altro per qualcosa che nessuno dei due può controllare. Mentre i tuoi figli crescono, cresce pure il tuo risentimento nei confronti di tuo marito. La nostra natura interiore protettiva lenisce le nostre anime ferite incolpando papà per la tensione e i conflitti relazionali. Quindi tieni il conto di tutte le volte che tuo marito ha fallito, ti costruisci un muro protettivo, e lo mantieni a distanza—ma ti avvicini i bambini.

E’ un circolo vizioso che non avrà finché uno di voi non sventola bandiera bianca e ammette: “Sono io il problema. Mi dispiace. Mi perdoni?” Ma non è una cosa facile da fare. Potremmo tirar fuori delle scuse superficiali e modificare un po’ il comportamento con le nostre forze, ma non saremo mai in grado di cambiare veramente il nostro comportamento esteriore a meno che non scaviamo in profondità, per un cambiamento del cuore. E la trasformazione a quel livello è possibile soltanto grazie all’opera del vangelo  che ci affina e ci ricostruisce.

Il messaggio del vangelo

Creazione: Una sola unione

Proprio come le spose dell’addio al nubilato a cui ho partecipato, la prima coppia di sposi iniziò il loro matrimonio con grande speranza e ottimismo. Quando Dio condusse Eva da Adamo per la prima volta, quella fu la prima delle innumerevoli cerimonie nuziali che avrebbero unito due persone ingenue per tutta la vita.[1] Dio diede alla nuova coppia uno scopo e una missione—essere fecondi, moltiplicarsi e rendersi soggetta la terra.[2] Essi rispecchiavano l’immagine di Dio ognuno a modo suo, erano diversi l’uno dall’altro, ma le loro differenze non erano fonte di divisione; erano invece una risorsa. Avevano bisogno l’uno dell’altro per portare avanti il mandato che Dio aveva affidato loro. In Eden erano uniti, come due persone diventate una sola persona, e lavoravano insieme altruisticamente, vivendo un meraviglioso quadro di amore e armonia adorando esclusivamente Dio.

La caduta: un’unione divisa

Come capita nei nostri matrimoni, anche Adamo ed Eva non erano immuni ai fallimenti reciproci. Dopo appena tre brevi capitoli nella Bibbia, la loro relazione perfetta è una cosa appartenente al passato. Quando Eva mise in dubbio che Dio aveva un piano buono per la sua vita e per la sua unione con Adamo, il peccato e la divisione entrarono nel mondo, colpendo il rapporto matrimoniale.

Ora marito e moglie, anziché essere uniti come Dio aveva inteso, a volte vivono come due individui seduti ai lati opposti del tavolo. Si comportano da nemici, non da alleati, come se fossero gli unici giudici della capacità dell’altro di vivere lo scopo e la missione giusta. Stabiliamo i nostri parametri invece di accettare quelli di Dio. Entrambi cercano di avere il sopravvento, e anziché cercare prima di tutto il bene del coniuge, ci aspettiamo che il matrimonio soddisfi i nostri bisogni e desideri egoistici. Il peccato e  il dolore che il matrimonio comporta ci fa temere di essere aperti, onesti e vulnerabili. Come madri, siamo tentate di nasconderci dietro i nostri figli, concedendo loro un amore incondizionato aspettando che i nostri nostri mariti soddisfino un elenco sempre più lungo di requisiti irraggiungibili.

Nel matrimonio a volte viviamo come “io” anziché “noi”, perché “noi” può apparire troppo rischioso. E’ troppo doloroso, troppo difficile, troppo vulnerabile. Non vogliamo un’unione perché non vogliamo morire a noi stessi.

Redenzione: Uniti in Cristo

Nella nostra condizione di peccato, non avremmo mai potuto morire a noi stesse, ma grazie al cielo Cristo ha aperto una via. Gesù ci ha amate più di quando un marito terreno avrebbe mai potuto fare, vivendo una vita perfetta e acquistando la nostra unione con lui pagando il prezzo più alto: la sua stessa vita. Mediante il suo sacrificio, egli ha manifestato pienamente ciò di cui il matrimonio è soltanto un’ombra - un patto di amore tra Dio e il suo popolo.[3] Questo amore ha spianato la strada affinché noi potessimo morire a noi stesse. Siamo morte a noi stesse quando siamo state giustificate davanti al trono, e questa realtà è rappresentata continuamente dalla santificazione, quando ogni giorno rinneghiamo la nostra vecchia natura e prendiamo la nostra croce per seguire lui.[4]

Mediante la morte di Gesù, la nostra unione interrotta con Dio è stata ristabilita, e ora siamo uno in Cristo. Essere “in Cristo” è una buona notizia per i nostri matrimoni perché, come credenti, ora condividiamo in Cristo una stupenda eredità dal Padre. Questo significa che abbiamo in noi il suo stesso amore—un amore più vero e meraviglioso di quello di ogni fiaba o commedia romantica.[5] L’amore è ciò che ha motivato Gesù ad essere pietoso con le persone bisognose, benevolo con quelle che gli facevano del male, e paziente con quelle che rifiutavano il suo insegnamento. Il suo amore alimentava la sua compassione per gli afflitti, la sua offerta di grazia a cuori pieni di peccato, e il suo perdono infinito quando era respinto, denigrato, e deriso. Il suo amore lo portò fino a morire sulla croce per noi.

In Cristo, questo è lo stesso amore che una donna può avere per suo marito.

Compimento: Uniti per sempre

Un giorno, l’esperienza della nostra unione con Cristo non sarà offuscata dal disordine di questo mondo che è sotto la maledizione. Quando Cristo, il nostro Re, ritornerà fisicamente per portare con sé la sua sposa, non dovremo più combattere i nostri desideri peccaminosi. In cielo non ci sarà più il matrimonio come lo conosciamo oggi,[6] ma godremo del matrimonio migliore e più autentico che ci sia: il matrimonio con Cristo stesso. E lì avremo pure la meravigliosa relazione con i santi che Adamo ed Eva godevano tra di loro prima della caduta.

Questo significa che non ci saranno più quelle inutili discussioni notturne su come fare addormentare il bambino, non più discussioni accese in auto sulla disciplina dei figli, non più accuse del tipo: “Hai fatto questo, non hai fatto quest’altro, tu non capisci”. Nella consumazione(?), vivremo relazioni perfette, avremo una comunione e un’unione perfetta con altri credenti grazie al meraviglioso amore sacrificale del nostro sposo.

Il peso della perfezione

Un giorno ammiro mio marito, guardandolo con occhi adoranti mentre guida il nostro minivan. Il giorno dopo, magari in quello stesso minivan, penso a tutti i modi in cui potrebbe migliorare come marito e come padre. Forse di recente ho ascoltato un podcast sulla genitorialità, e non potevo fare a meno di pensare a quanto lui avesse bisogno di ascoltarlo. O forse un’amica mi ha detto che suo marito guida un tempo di adorazione in famiglia al mattino, e adesso penso che il tempo che mio marito dedica a leggerci qualcosa prima di andare a dormire sia insufficiente.

A mia volta, potrei fare un commento di disapprovazione perché c’è un po’ di polvere sulla sua Bibbia, o forse aggiungo la mia disciplina alla sua perché penso che la sua lasci a desiderare. Forse non dirò proprio niente e costruirò un muro tra di noi, mattone dopo mattone.

Scommetto di non essere la sola ad essersi fatta uno standard di come dovrebbe essere “un padre cristiano impegnato” — standard che mi sono creata io e non Dio.

Nel Vecchio Testamento, Dio espone parte del suo piano per i genitori che crescono figli che, sorprendentemente, non è complicato. Egli affida ai genitori il compito di investire nei loro figli in modo intenzionale, insegnando loro ad amare Dio e la sua legge.[7] Essi devono essere diligenti in questo e farlo continuamente. Oggi per noi questo significa inserire il vangelo nella vita che stiamo già vivendo. Dio non ci dice che per ubbidire a questo comandamento bisogna prevedere un culto di famiglia di 20 minuti con papà che suona la chitarra e guida i figli nell’adorazione. Dice solo di fare questo, qualunque forma ciò assuma. Anche se essere fedeli in questo può essere difficile, siamo noi a renderlo troppo complicato. 

La cosa bella del fatto che Dio ha creato noi genitori con personalità, qualità e doni specifici è che possiamo vivere le nostre differenze pur mantenendo unità nel nostro rapporto matrimoniale. Non è che tuo marito deve investire nei vostri figli esattamente come faresti tu—o nello stesso modo in cui lo fa quel papà su Instagram che tu segui. Infatti, poiché Dio ha creato l’uomo e la donna per manifestare se stesso in modo unico, siete genitori migliori insieme piuttosto che da soli, bilanciando i vostri punti forti e deboli mentre cercate di vivere il vangelo a casa vostra.

Ecco una buona notizia: poiché Gesù ha vissuto una vita perfetta al posto nostro, il peso di essere un genitore perfetto è tolto sia dal marito sia dalla moglie. Gesù non ha mai perso un’occasione di insegnamento, non si è mai espresso male né ha mai commesso errori teologici; non ha mai avuto motivazioni impure o un atteggiamento impaziente, e non ha mai deluso le persone attorno a lui. Ha vissuto una vita perfetta, e poiché siamo uniti a Cristo, possiamo fidarci di lui per ciò che abbiamo da offrire come genitori dei nostri figli. E se siete entrambi credenti, ognuno di voi ha il dono dello Spirito Santo che vi aiuta a crescere nel vostro ruolo di genitori, in maturità, e nella vostra comprensione del piano di Dio per la famiglia.

Mamma, Cristo è stato all’altezza al posto tuo. Ora puoi smettere di paragonare tuo marito ai libri su come fare i genitori, alle conferenze, ai blogger, o al vicino della porta accanto. Invece, offri a tuo marito la grazia e l’amore incessante che hai ricevuto dalla vostra comune eredità in Cristo, onorando i suoi doni speciali. Puoi essere coraggiosa abbastanza da mettere a rischio quelle aree in cui il tuo cuore è spezzato e consumato nel matrimonio, avendo fiducia che Dio attiri a sé la tua famiglia nonostante le imperfezioni e i fallimenti umani.

La via della grazia

Forse senti un peso nel cuore mentre leggi queste cose. Forse tuo marito non è credente, o forse è talmente assente che non sei sicura del punto in cui si trovi nel suo cammino con il Signore. Ma anche se tuo marito si sta sforzando di vivere fedelmente la chiamata di Dio per i padri, c’è comunque peccato, comunque fallimento. Ognuno di noi ha i suoi difetti. Come mogli, la nostra prima reazione spesso è mancare di rispetto ai nostri mariti, o brontolare, lamentarci, manipolare, preoccuparci e sbraitare.

Ma il vangelo ci offre una via migliore. Indipendentemente da quale sia la situazione con tuo marito, fa’ che lui veda l’opera di Cristo in te. Ricorda che quando eri ancora morta nel tuo peccato, Gesù ti ha amato tanto da morire per te.[8] Offri questo stesso amore a tuo marito. Invece di pensare a tutto quello che ha fatto male, inizia a guardare a tutto quello che ha fatto bene. Fa’ che Cristo in te sia più forte di ogni incomprensione, più grande di ogni risentimento, più smisurato del tuo desiderio di giustizia, e più sconfinato del tuo cuore orgoglioso.

A volte il matrimonio può sembrarci come una carta vetrata che passa sopra la nostra anima, ma i suoi colpi ruvidi ci plasmano e ci modellano per essere più simili all’immagine di Dio. Nei nostri matrimoni, facciamo in modo di essere le prime a reagire con benevolenza, a parlare con gentilezza, ad essere comprensive, accomodanti, e a sacrificarci. Se sei come me, dimentichi facilmente che non siamo noi a poter dare la convinzione dello Spirito Santo ai nostri mariti. Quello che invece possiamo fare è pregare per loro, e chiedere a Dio di intervenire e darci pace e fiducia nell’attesa. Invece di umiliare i nostri mariti con le nostre parole, eliminiamo i paragoni che si annidano facilmente nelle nostre menti. Invece di concentrarci sui difetti dei nostri mariti o di ignorarli completamente per concentrarci soltanto sui nostri figli, rimaniamo concentrate sulla nostra relazione con Cristo.

Mamme, dobbiamo essere le sostenitrici, le paladine dell’unità, e le tifose più accanite dei nostri mariti. Il matrimonio può non essere come ce lo immaginavamo quando ci siamo sposate, ma poiché Cristo ci ha amate per primo, possiamo riversare l’amore traboccante di Cristo sui nostri mariti. In questo modo scopriremo un amore più profondo, più sublime ed eccellente di quanto avremmo mai potuto immaginare.

Questo capitolo tratta principalmente di offese, sofferenze e tensioni che spesso nascono dal peccato all’interno di un matrimonio. Se però nel tuo matrimonio ci sono situazioni di abuso (fisico, emotivo, o sessuale) o altre forme di comportamento illecite o illegali, parlane con qualcuno o cerca il consiglio e l’intervento da parte di persone qualificate.

Laura Wifler è co-fondatrice di Risen Motherhood e co-conduttrice del podcast settimanale. E’ moglie e madre di tre bambini piccoli. A Laura piace il caffè nero, fare escursioni, leggere libri con vere pagine da sfogliare, e fare delle feste da ballo improvvisate con i suoi figli in cucina.

[1] Genesi 2:24

[2] Genesi 1:28

[3] Efesini 5:23

[4] Marco 8:34

[5] Romani 8:17

[6] Luca 20:27-36

[7] Deuteronomio 6:4-9

[8] Romani 5:6-8


Laura Wifler è la co-fondatrice di Risen Motherhood ed è il direttore esecutivo e co-conduttrice del podcast settimanale.

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