Il secolarismo dimostra l’influenza del cristianesimo

Nell’ottobre 2019, un tribunale del Regno Unito si è pronunciato contro David Mackereth in una causa che sintetizza le nostre guerre culturali. Durante un colloquio di lavoro, Mackereth (un medico con 30 anni di esperienza) voleva riservarsi il diritto di non chiamare, parole sue, “‘signora’ un uomo con la barba alto un metro e ottanta”. Quando seppe di non essere stato assunto, affermò di essere stato vittima di una discriminazione perché durante il colloquio aveva spiegato che le sue convinzioni erano basate su Genesi 1:27.

Per Mackereth, credere che “Dio creò l’uomo a sua immagine . . . maschio e femmina” era fondamentale. Quando la causa arrivò in tribunale, esso si pronunciò contro Mackereth. Nello specifico, il fatto che il medico credesse in Genesi 1:27 è stato considerato dai giudici “incompatibile con la dignità umana”. E così il versetto che sta alla base della “dignità umana” è stato condannato da una sentenza che per molti aspetti richiama alla mente l’immagine di una cultura che sta segando il ramo dell'albero sul quale essa si posa.

La marea dell’influenza cristiana è quindi finalmente cessata? Questa immagine è stata a lungo riflessa nel linguaggio di persone conservatrici e religiose che lamentano la fuga della fede dalla piazza pubblica. In Dover Beach, il poeta del 19° secolo Matthew Arnold una volta parlò del “lungo fragore del Mare della Fede mentre si ritrae”, lasciandoci senza “gioia, amore e luce”. Se Arnold scriveva questo nel 1851 (quando metà degli inglesi andava in chiesa la domenica), che cosa scriverebbe oggi? Come dovremmo reagire quando la presenza domenicale in chiesa in Inghilterra è attorno al 6 per cento e le fondamenta bibliche della società vengono spesso pubblicamente condannate?

Vale la pena ricordare che le maree non si ritirano solo, ma anche si alzano. Nella storia della chiesa ci sono stati molti “lunghi fragori” di maree che sono ritirate e allo stesso tempo molte ondate straordinarie. Le maree non si ritirano per sempre. Ma c’è un altro modo per elaborare l’analogia del “mare della fede”: la potenza dell’acqua è evidente a prescindere dal livello attuale. Il terreno con la bassa marea è stato plasmato dall’oceano tanto quanto la spiaggia durante l’alta marea. In altre parole, il cristianesimo è tuttora potentemente all’opera in tutte queste tendenze contemporanee, ed è bene che quelli dentro e fuori la chiesa siano consapevoli di queste dinamiche.

Esaminiamo queste dinamiche nel caso di Mackereth. Essendo un cristiano impegnato, le sue convinzioni si scontravano con l’ideologia transgender, ma entrambe le prospettive dipendevano, ciascuna a modo suo, da presupposti cristiani. In particolare, tre valori—uguaglianza, compassione e consenso—erano alla base del contendere. Solo che, nel caso di alcuni sostenitori transgender, tali valori sono stati separati dalla storia cristiana e poi combinati in un modo nuovo.

Esaminiamo questa separazione e ricombinazione.

Uguaglianza ridefinita

Quando l’uguaglianza viene separata dalla storia cristiana, rischia di diventare un individualismo radicale. Gli antichi consideravano la loro identità in senso collettivo, e l’individualità si perdeva nella massa. Noi corriamo il pericolo opposto. Noi consideriamo la nostra società come una libera associazione di individui, ognuno dei quali gode di uguali diritti davanti alla legge. Essa può diventare estremamente atomistica: comincio pensando a me stesso e alla mia identità. Laddove in altre culture guarderei all’esterno per scoprire la mia identità, nella nostra cultura guardo dentro me stesso. Laddove le altre culture mettono in rilievo la responsabilità, la nostra mette in rilievo i diritti. Non c’è da stupirsi se il senso della comunità ne soffre. Non c’è da stupirsi se ogni forma di affiliazione istituzionale sia in crisi (non solo le presenze in chiesa).

Nel cristianesimo, il principio è che tutti siedono allo stesso tavolo. Nel mondo moderno l’obiettivo di tutti è arrampicarsi sulle loro scale verso i piani alti. Laddove la Bibbia dice: “Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28), gli occidentali del 21° secolo ora finiscono così questa frase: “perché voi tutti siete individui”. O, peggio ancora: “perché voi tutti siete intercambiabili”. A questo punto, l’allontanamento dalla verità biblica è enorme.

Compassione ridefinita

Quando si separa la compassione dalla storia cristiana, si rischia di generare un vittimismo competitivo. Questo è il nome che i sociologi hanno dato al modo in cui lo status di vittima può essere prontamente rivendicato per ottenere un vantaggio. Nel cristianesimo, la Vittima, Gesù, ha sofferto in modo redentivo e offre dignità e speranza agli oppressi. Il pericolo oggigiorno è che il nostro desiderio principale non è quello di onorare e aiutare le vittime ma diventare noi stessi vittime. Laddove un tempo la virtù consisteva nel coltivare un grande cuore, ora cerchiamo di mostrare una pelle sottile. E con così tante persone che si dichiarano vittime (molte delle quali hanno subito vere ingiustizie) ci manca una visione morale più ampia per mediare.

 

Gli scontri tra femministe (o minoranze religiose) da una parte, e attivisti per i diritti dei trans dall’altra ne sono una dimostrazione. Qui vediamo che ambo le parti chiedono di proteggere gli oppressi. Quali categorie oppresse dovrebbero avere la precedenza, quando, e su quali basi? Per rispondere a queste domande abbiamo bisogno di una comprensione molto più solida del significato di genere, corpi, personalità e comunità. E abbiamo bisogno di avere più strumenti a disposizione che un’insistenza sui “miei diritti”, il racconto della “mia sofferenza”, e di qualche tweet scritto in maiuscolo che ricorda alle persone “SIAMO NEL 21° SECOLO, PER L’AMOR DEL CIELO”.

Consenso ridefinito

Quando il consenso sessuale è separato dalla storia cristiana, si rischia di ridurre il sesso a qualcosa di gran lunga inferiore rispetto alla visione cristiana. Si separa il consenso—un elemento essenziale della relazione sessuale —da altri valori, come l’impegno. Si rischia anche di separare il sesso da una storia dal significato più ricco. Si può ingenuamente credere che il sesso richieda scelte non complicate riguardo un’attività ricreativa. In realtà, differenze di potere, sociale e fisico, sono sempre presenti, e il sesso fa parte del tessuto dei nostri corpi, delle nostre relazioni personali e delle nostre strutture sociali.

Individualisti come siamo, siamo stati educati a vedere il sesso come una questione di singoli individui che fanno singole transazioni. Ma le nostre identità, i nostri corpi, le nostre vite e le nostre scelte sessuali sono intimamente legate al matrimonio, ai figli, alla famiglia, alla biologia e alla comunità più ampia. Il consenso è essenziale, ma non è un fondamento sufficiente per l’etica sessuale.

When equalit 

Ora, mescolate insieme questi tre valori astratti in un certo modo e avrete un cocktail esplosivo: il potere dell’individuo, il potere delle minoranze e il potere della scelta personale, specialmente nelle questioni riguardanti il sesso. Queste sono convinzioni fondamentali per l’ideologia transgender. Per gli attivisti per i diritti dei trans la conclusione è questa: Ho il diritto assoluto di scegliere la mia identità, indipendentemente dalla cultura o dalla biologia; e, in quanto appartenente ad una minoranza, la mia scelta deve essere rispettata. Tale ideologia evidentemente non è cristiana, ma essa nasce da convinzioni ben radicate che sarebbero del tutto inconcepibili senza il cristianesimo.

Dalla parte opposta, David Mackereth ha i suoi fondamenti cristiani: il diritto alla libertà religiosa, la libertà di parola e la libertà di coscienza; la scienza (in particolare, le definizioni biologiche di sesso); e l’autorità della Scrittura su cui si basa la nostra uguaglianza in primo luogo (Genesi 1:27). E quindi quello che abbiamo in questo tribunale nel 2019 è lo scontro tra versioni tradizionali e secolarizzate di valori fondamentalmente cristiani.

La cosa allarmante non è tanto il fatto che la sentenza abbia dato torto a Mackereth. Nelle guerre culturali, infatti, alcune battaglie si vincono e altre si perdono. La cosa allarmante è stata la motivazione addotta. Il giudice ha stabilito che il problema era Genesi 1. Come Spencer Klavan ha detto ironicamente, affermare che l’immagine di Dio “è incompatibile con la dignità umana è come dire che i semi sono incompatibili con i fiori, o il grano con il pane”. È come condannare le radici dell’albero, nonostante tu dipenda dai frutti che esso produce. Questa tendenza verso una secolarizzazione sempre maggiore non è pertanto una strategia sostenibile. È una ricetta per la divisione, non per la libertà. Tuttavia, una cosa che essa rivela è l’innegabile influenza del cristianesimo. Persino nel condannare Genesi, la si condanna per motivi “cristiani”.

La marea è bassa dal punto di vista dell’influenza esplicita del cristianesimo sulla cultura occidentale. Ma il terreno è stato plasmato da un “mare di fede” molto più profondo e duraturo dell’attuale momento culturale. Mentre testimoniamo le paure, la confusione e il tribalismo della nostra epoca post-cristiana, ci sono buone ragioni per desiderare che la marea si alzi di nuovo.


Glen Scrivener è un ministro ed evangelista della Chiesa d’Inghilterra che predica Cristo attraverso la scrittura, la parola e i media online. Dirige il ministero evangelistico Speak Life. Originario dell’Australia, Glen attualmente vive con sua moglie Emma e i loro due figli in Inghilterra. Sono membri della chiesa All Souls Eastbourne. È autore di numerosi libri, tra cui The Gift e 3 2 1: The Story of God, the World, and You.

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