Il pastore che prega

Un’altra persona è ricoverata in ospedale. Sempre più persone stanno decostruendo la loro fede. Relazioni spezzate hanno bisogno di cure. C’è stata l’ennesima crisi mondiale o nazionale. Oltre a queste preoccupazioni, ci sono continue opportunità di ministero e il bisogno costante di ricevere saggezza e aiuto da parte del Padre per guidare le nostre chiese, le nostre famiglie e noi stessi.

Bisogni e opportunità si accumulano, e ci sentiamo sopraffatti. Siamo tentati a tirarci indietro, gettare la spugna, o affidarci a strategie e soluzioni veloci.

È così che potrebbero essersi sentiti gli apostoli in Atti 6 mentre sorsero mormorii sulla loro incapacità di soddisfare i bisogni delle vedove degli ellenisti. Ma essi sapevano di dover rimanere fedeli a due cose: al ministero della Parola e alla preghiera. È possibile svolgere un ottimo lavoro nel ministero della Parola, ma ci dedichiamo con zelo alla preghiera?

Noi preghiamo perché Dio guida

Il ministero della Parola e la preghiera sono fondamentali per chi guida il gregge di Dio, perché essi sottolineano due verità essenziali: la Parola di Dio guida il popolo di Dio, e Dio stesso è il Sommo Pastore che guida il suo gregge. Noi predichiamo, consigliamo, discepoliamo e istruiamo altri nella Parola di Dio perché è la Parola di Dio che guida e cambia le persone, non le nostre parole. 

Ma che dire della preghiera? Quando preghiamo, che sia da soli o con altri leader e anziani, stiamo intercedendo per la chiesa affinché Dio possa guidare, condurre e trasformare il suo popolo. L’ultima cosa che Gesù fece prima di andare alla croce è intercedere per i suoi discepoli—inclusi noi, i suoi futuri discepoli (Giovanni 17). E pregare è la prima cosa che Paolo fa nelle sue lettere alle chiese prima di iniziare a predicare la verità. Per Gesù e per gli apostoli, la preghiera non era solo utile ma era pure essenziale per la loro chiamata e per il loro ministero.

L’esempio di preghiera di Mosè

Vediamo la pratica della preghiera tra molti dei grandi leader nella Scrittura. Credo che uno dei migliori esempi sia costituito da Mosè. La storia di Mosè ci ricorda che la preghiera è fondamentale, non solo per l’avanzamento della missione di Dio o per la crescita del popolo di Dio, ma anche per la sua stessa anima.

Mosè ha avuto la sua buona parte di grattacapi nella leadership, come noi del resto. Quando rispondiamo alla chiamata di guidare il popolo di Dio, ci esponiamo a una grande quantità di potenziale dolore e sofferenza. Mosè dovette affrontare decine di volte la ribellione del popolo di Dio, a volte persino il loro desiderio di disfarsi completamente della sua leadership. 

Ma la cosa interessante è il modo in cui Mosè reagì. Ogni volta che il popolo si lamentava contro di lui, egli si appartava ed entrava nella sua cameretta di preghiera (Esodo 15:23-25, 17:3-5, 32:11-14; Numeri 11:2, 12:13, 16:47, 21:7). Mosè si rifiutava di portare tutto il peso da solo e si rifiutava di prendere le distanze dal peccato e dalla sofferenza del popolo. Invece, egli intercedette per il popolo di Dio perché sapeva che non apparteneva a lui ma di Dio.

L’intercessione è dipendenza da Dio

Che cosa è esattamente l’intercessione? Mi piace la definizione di Ruth Haley Barton: “intercedere vuol dire portare noi e altri alla presenza di Dio”.

Questo è fondamentale. Quando intercediamo, rinunciamo a cercare di cambiare le persone da noi stessi in modo che sia Dio a cambiarle. Ci rifiutiamo di mettere a punto strategie senza fine. Lasciamo che sia Dio a tracciare un percorso che non abbiamo concepito noi. Smettiamo di cercare di trovare le parole perfette per pregare per le persone e lasciamo che sia lo Spirito Santo a intercedere per noi, come Romani 8:26-26 ci invita a fare. 

Questo non significa che smettiamo di pregare la Parola su noi stessi e sugli altri. Tuttavia, a volte le nostre preghiere diventano un modo per guarire le persone e risolvere i problemi—diventano dei sermoni invece di preghiere piene di aspettativa che esprimono la nostra dipendenza da Dio. E se lo Spirito Santo sapesse meglio di noi ciò di cui una persona ha bisogno o come risolvere una certa situazione? Chiediamo aiuto allo Spirito? Ci sta bene portare semplicemente le persone e i problemi alla presenza di Dio e chiedergli di fare la sua volontà e di compiere la sua opera? 

Se sei come me, è difficile da fare, perché vogliamo cambiare la situazione, guarire la persona e correggere il problema da soli. Ma allora non è più Dio a guidare. Sono io che guido con la forma della preghiera ma non con il cuore della preghiera, che è dipendenza totale da Dio. Una vita di preghiera è l’evidenza di una santa dipendenza dal Padre. Le persone sono sue: affidiamole all’Unico che fa sempre le cose nel modo giusto.


Justin, Jenna, e i loro quattro figli stanno fondando chiese nei quartieri di Strasburgo dove vivono gli immigrati musulmani. Hanno aperto un café che permette loro di offrire corsi di formazione, corsi di francese, aiuto per i compiti e altre attività per aiutare gli immigrati a integrarsi nella società mostrando loro l’amore di Cristo.

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