Il Grande Mandato che trascuriamo

Come Luca 24 dà impulso alla missione della chiesa

I ben noti versetti in Matteo 28:18-20 sono diventati sinonimi di Grande Mandato. In essi, il Signore risorto chiama il suo popolo a fare suoi discepoli tutti i popoli come espressione della sua autorità suprema in cielo e sulla terra. Questa missione consiste nel battezzare i discepoli e insegnare loro a osservare i comandamenti di Cristo. Tuttavia, Matteo 28 non è certo un brano missiologico isolato. La versione di Luca, benché spesso trascurata, sottolinea alcuni aspetti importanti della missione della chiesa.

In Luca 24, dopo la sua risurrezione, Cristo espone la Legge e i Profeti, spiegando “in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano” (Luca 24:27). Gesù interpreta la sua sofferenza violenta e la sua risurrezione vittoriosa come il compimento del copione del piano sovrano di Dio: “Si dovevano compiere tutte le cose scritte su di me” (Luca 24:44).

Questo compimento delle Scritture, secondo Gesù, richiede inoltre che “nel suo nome si [predichi] il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti”. Poi Cristo descrive i suoi discepoli come “testimoni di queste cose”, ordinando loro di aspettare finché fossero “rivestiti di potenza dall’alto” (Luca 24:44-49). In tal modo, il Grande Mandato di Luca dà priorità alla potenza dello Spirito nel predicare un messaggio evangelico radicato nell’intera storia biblica. Comprendere il contributo unico del Mandato di Luca ci equipaggia per raggiungere meglio le nazioni per Cristo.

Le radici veterotestamentarie

Nell’Antico Testamento, le nazioni sono ritratte in gran parte in modo negativo. A Babele, Dio confonde le loro lingue e disperde gli uomini (Genesi 11:8-9). Egli giudica i nemici idolatri e immorali di Israele (Levitico 18:24; 20:23) che tumultuano contro il Signore (Salmo 2:1-2). Tuttavia, Dio si impegna a benedire tutte le nazioni attraverso Abraamo (Genesi 12:3; 18:18; 22:18). Egli promette che tutte le nazioni affluiranno a Sion, da dove la Sua Parola uscirà negli ultimi giorni (Isaia 2:2-4).

Nei suoi scritti, Luca ripercorre il compimento di queste promesse. In Luca 2, Simeone riconosce che Gesù sarà la luce dei Gentili (Luca 2:32; citando Isaia 49:6). Per mezzo di Cristo, “ogni carne” vedrà la salvezza di Dio (Luca 3:4-6; citando Isaia 40:3-5). In Atti—il seguito del Vangelo di Luca—questa speranza viene realizzata mentre i testimoni di Cristo annunciano il Vangelo fino alle estremità della terra (Atti 1:8). A Pentecoste, “uomini religiosi di ogni nazione” sono riuniti a Gerusalemme, evento questo che è il contrario della confusione di Babele e prefigura la diffusione del Vangelo in tutto il mondo (Isaia 2:3; cf. Atti 6:7), quando “chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Atti 2:21; citando Gioele 2:32). In Atti, Luca mostra che Dio mantiene le sue promesse inviando il messaggio della salvezza a Israele e a tutte le famiglie della terra (Atti 3:25; 13:26).

Luca mostra chiaramente che l’interesse di Dio per le nazioni non inizia con il Grande Mandato. Secondo Gesù, la missione della chiesa “è scritta” nell’Antico Testamento (Luca 24:46-47). La morte e la risurrezione del Messia e la nostra proclamazione del Vangelo compiono le Scritture.

La proclamazione del Vangelo

Il Grande Mandato di Luca ci aiuta a rispondere anche all’annosa domanda: Qual è la missione della chiesa? In Luca 24:47, Gesù riassume la missione dei suoi discepoli nel proclamare il ravvedimento per il perdono dei peccati nel suo nome. Poi dice che essi sono dei “testimoni” che attestano fedelmente ciò che hanno visto e udito (cf. Atti 1:8; Isaia 44:8).

Questo focus sulla proclamazione rispecchia la missione del Messia: “Evangelizzare i poveri . . . annunciare la liberazione ai prigionieri . . . proclamare l’anno accettevole del Signore” (Luca 4:18-19; citando Isaia 61:1-2). La parola Greca aphesis (tradotta “liberazione”) significa liberare dalla cattività, dall’imposizione o dalla punizione. Altrove in Luca, aphesis si riferisce al “perdono dei peccati” per coloro che si ravvedono e ricevono la salvezza di Dio (Luca 1:77; 3:3; 24:47).

La “libertà” suprema che Gesù ha proclamato e ottenuto è la liberazione dalla schiavitù del peccato e dal potere di Satana (cf. Atti 26:18). Attraverso la sua morte espiatrice, il nostro Salvatore assicura la nostra salvezza. Quali suoi testimoni, noi proclamiamo il “ravvedimento per il perdono dei peccati” e la “salvezza” nel nome di Cristo solo (Luca 24:47; Atti 4:12; cf. 13:26–39). Sebbene i cristiani oggi debbano osservare tutte quante le cose che Cristo ha comandato (Matteo 28:19) ed essere zelanti nelle opere buone (Tito 2:14), l’insegnamento di Cristo e l'esempio degli apostoli dimostrano che la proclamazione è fondamentale per la missione della chiesa.

La potenza dello Spirito

Mentre il Grande Mandato di Matteo contiene il chiaro comandamento di fare discepoli, l’unico imperativo in Luca 24:44-49 è quello di “rimanere in questa città”. A prima vista, sembrerebbe il contrario di “Andate . . . e fate miei discepoli”. Luca incoraggia forse un approccio diverso, più passivo?

Ancora una volta, il racconto di Luca guarda indietro all’Antico Testamento e avanti ad Atti. Gesù parla dello Spirito Santo come “quello che il Padre mio ha promesso”, ricordando le profezie del passato nelle quali Dio promette che avrebbe sparso il suo Spirito “dall’alto” negli ultimi giorni (cf. Isaia 32:15; Gioele 2:28-32). In Atti 1:4-8, Cristo dice ai suoi seguaci di “attendere l’attuazione della promessa del Padre”. Non molti giorni dopo, il Signore risorto manda il suo Spirito a Pentecoste, dando al suo popolo la potenza per proclamare la buona notizia.

In Atti, Luca mette in evidenza la franchezza della testimonianza di Cristo di fronte all’opposizione. I capi dei Giudei che arrestarono Pietro e Giovanni sono meravigliati della loro franchezza (Atti 4:13). Anche Paolo insegnava “con tutta franchezza e senza impedimento” mentre si trovava sotto arresto (28:31). Questa franchezza prodotta dallo Spirito non è limitata agli apostoli; essa caratterizza i credenti che, davanti alle minacce, pregano di poter “annunciare la parola di Dio in tutta franchezza” (4:31). Il punto di Luca non è che gli apostoli e la chiesa primitiva fossero coraggiosi per natura. Piuttosto, egli vuole dimostrare che essi erano “pieni di Spirito Santo” (4:8).

Abbiamo bisogno del Mandato di Luca

Nel Vangelo di Matteo, Cristo ci comanda di fare suoi discepoli tutti i popoli promettendoci di essere con noi ovunque andiamo. Il racconto di Luca offre un quadro più ampio, mostrando il nostro bisogno dello Spirito Santo e legando la nostra missione alla speranza veterotestamentaria per le nazioni.

Secondo Luca, se la chiesa vuole compiere la sua chiamata, essa deve concentrarsi sulla predicazione del perdono in Cristo, alimentata dalla potenza dello Spirito. Mentre facciamo discepoli, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che Gesù ha comandato, dobbiamo mostrare che tutte le Scritture parlano di Cristo e sono utili per la chiesa.


Brian Tabb è editore generale di Themelios. È decano accademico e professore associato di studi biblici presso il Bethlehem College & Seminary di Minneapolis ed è un anziano della Bethlehem Baptist Church. Puoi seguirlo su Twitter.

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