Don’t Look Up: Profetico o patetico?

*Spoiler alert: Questo articolo contiene dettagli della trama e della conclusione del film “Don’t Look Up.*

Un tempo i comici strappavano molte risate prendendo in giro quei religiosi eccentrici che esibivano cartelli agli angoli delle strade con su scritto “la fine del mondo è vicina”. Non è più così.

Ora questo genere di catastrofismo è diventato comune, almeno a Hollywood. Non solo i film catastrofici sulla fine del mondo, ma il fatto che dovremmo prenderli sul serio. Hollywood ci sta predicando, e nemmeno tanto velatamente.

L’ultimo film di successo nel catalogo di Netflix ne è un esempio lampante. Don’t Look Up, nonostante sia stato un flop nei cinema, è uno dei film più visti su Netflix, ottenendo le attenzioni dei giornali.

Come purtroppo avviene spesso nella nostra società, le recensioni sono state politicizzate. Se sei d’accordo con il punto fatto nel film-sermone, allora ti piacerà. Se non sei d'accordo, lo detesterai. Ma Don’t Look Up è suggestivo anche da un punto di vista cristiano.

Iniziamo dalla parte buona. È un film ben fatto, ben interpretato da Leonardo DiCaprio nel ruolo dello scienziato che può salvare il mondo e da Meryl Streep nel ruolo del Presidente trumperiano che lo condanna. È un film pensato per far divertire e a volte ci riesce.

Ci sono anche punti di vista interessanti benché esagerati sul ruolo delle celebrità mediatiche e dei colossi della tecnologia, nonché sulla tendenza umana di fronte alla catastrofe di ignorare la realtà e rivolgersi invece a falsi idoli.

In chiave cristiana c’è una scena nella quale, senza alcun accenno di satira, gli esseri umani segnati dall’infausto destino si mettono a pregare. Un’adolescente problematica che è “cresciuta evangelica, ma poi ha trovato la sua strada” si offre volontaria per pregare mentre il mondo si avvicina alla fine. È una preghiera fin troppo bella per un film satirico e pieno di stupidità come questo.

Sì perché, nonostante la parte buona, questo è uno dei film più stupidi e insensati che io abbia visto da molto tempo a questa parte. Don’t Look Up mi ricorda i film cristiani della peggior specie, dove gli attori sembrano recitare i personaggi cristiani più stereotipati che si possa trovare, e la trama sembra provenire da una rivista per ragazzi dei Testimoni di Geova!

La trama

Mi risulta difficile rivelare la trama, perché se dopo cinque minuti non hai colto ciò di cui parla il film-sermone, mi dispero. Ma se hai deciso di sorbirti le due ore e 25 minuti di tormento, non leggere i prossimi paragrafi.

La trama, detta in modo semplice, è questa. La Terra è minacciata da una cometa in avvicinamento, di cui due scienziati cercano di avvertire il Presidente degli Stati Uniti. Il Presidente è più preoccupato dei suoi sondaggi elettorali e cerca di distogliere l’attenzione dall’impatto imminente.

I capitalisti perfidi e avidi (tra cui il proprietario miliardario di un colosso tecnologico) vedono la cometa come un’opportunità per estrarre minerali preziosi; la gente comune è più interessata al gossip sulle celebrità nei loro telefonini; i conduttori televisivi sono banali, sciocchi e narcisisti; quelli dell’FBI sono dei pagliacci; e c’è pure un pilota spaziale omofobo e razzista.

Ovviamente la terra viene distrutta, ma almeno 2.000 persone scampano al disastro e fanno un volo di 27.000 anni verso un altro pianeta, dove, mentre gli eletti si risvegliano nudi dal loro sonno criogenico in un nuovo paradiso, il Presidente viene divorato da un dinosauro.

Il sermone

Lo scopo del sermone è chiaro. Adam McKay, autore, regista e produttore del film, non ci lascia alcun dubbio: “Questo film nasce dalla mia paura crescente della crisi climatica e dal fatto che viviamo in una società che tende a metterla come quarta o quinta notizia sui giornali, arrivando in alcuni casi fino a negare quello che sta succedendo, e da quanto questo sia terrificante, ma al tempo stesso assurdamente divertente”.

Il valore dell’intrattenimento, la recitazione e la cinematografia sono una cosa, ma quello che colpisce di più di Don’t Look Up è ciò che ci dice sui valori delle élite dei media nella nostra cultura – e non c’è multinazionale più elitista di Netflix – e di come esse vedono il mondo intero dai ristretti confini della politica americana.

La premessa fondamentale di quello che è, per usare un eufemismo, un copione spocchioso, moralmente e intellettualmente infantile, è che le élite non prestano ascolto agli avvertimenti apocalittici, e la popolazione instupidita le segue. Tuttavia, nel mondo reale è da quando sono nato che gli attivisti ambientalisti ci avvertono della fine imminente del mondo.

Ci è stato detto, per esempio, che tutti i ghiacci dell’Artico sarebbero scomparsi entro il 2015, e il Principe Carlo (non proprio uno scienziato anticonformista qualunque) disse nel 2009 che ci restavano soltanto otto anni per salvare il pianeta.

Ogni volta che uno di questi profeti che annunciano che la fine del mondo è vicina apre bocca, ottiene pubblicità illimitata dai media e dai politici. In altre parole, la premessa del film si basa su un’enorme bugia – o forse su un’allucinazione, visto che sembra proprio che le élite di Hollywood si considerino delle bocche della verità osteggiate che hanno poco o nessun potere!

I miserabili

Un’altra cosa che emerge chiaramente dal film è che le nostre élite considerano la classe operaia alla stregua di tanti “miserabili” incolti, semplicistici e alla ricerca del piacere. L’ironia è che molte persone con un’educazione universitaria (o indottrinamento?) vedranno questo film come un'opera profetica geniale, mentre la maggioranza della classe operaia lo vedrà per quello che è in realtà, cioè un sermone arrogante contro di loro.

Il tentativo di addossare la colpa di tutti i mali del mondo – incluso il peccato del ‘negazionismo climatico’ – a Donald Trump e ai suoi sostenitori è prevenuto e stupido quanto la caricatura delle persone comuni che il film tenta di ritrarre.

C’è poi il messaggio non troppo velato che dobbiamo veramente fidarci della “scienza”. Le uniche persone nel mondo satirico di Don’t Look Up di cui si può avere fiducia sono i “veri” scienziati. Il problema è che quando ci si convince che c’è una cosa chiamata “la scienza”, allora si finisce per negare la scienza accusando coloro che non condividono le tue conclusioni di non essere evidentemente dei “veri” scienziati.

La peculiarità della scienza come metodologia di lavoro è che essa può essere falsificata. Una volta dichiarato che le tue vedute sono di fatto non falsificabili, hai tramutato la scienza in un’ideologia.

Gli ipocriti

L’ipocrisia ha davvero dell’incredibile. Leonardo DiCaprio è un ambasciatore delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico che è stato fotografato mentre prendeva il sole a bordo di un superyacht da 100 milioni di sterline che brucia più carbone in una settimana di quanto la maggior parte di noi ne consumerebbe in un anno. È come il predicatore che fa una serie di sermoni sulla necessità della purezza sessuale mentre ha una relazione con la sua segretaria!

Il film, prodotto da una delle più grandi aziende capitalistiche del mondo, lascia intendere che sono le imprese capitaliste che vogliono ignorare la realtà per poter fare profitti. Al contrario, nel mondo reale sono soprattutto le aziende che chiedono di affrontare il cambiamento climatico, venendo pagate per farlo. Ci sono molti soldi in ballo.

Il punto di vista cristiano?

Un commentatore cristiano vede in Don’t Look Up una critica alla risposta del governo americano al Covid – il che ci fa capire come nel mondo postmoderno ognuno possa scegliere il significato che vuole dare alle cose.

Don’t Look Up è un buon film modernista vecchio stile, con un chiaro messaggio moralistico. Il problema è che il messaggio è sbagliato. Ad un certo punto nel film ci viene detto che la fine del mondo è un argomento troppo serio per scherzarci sopra, in un film che è in gran parte una burla.

Ma almeno su questo ha ragione: gli esseri umani hanno bisogno di guardare in alto, ma non per vedere qualche cometa in avvicinamento o la fine del mondo da catastrofismo climatico. Abbiamo bisogno di guardare in alto per vedere il Dio che tiene tutto il mondo nelle sue mani e comprendere che i cieli e la terra attuali “sono conservati per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi” (2 Pietro 3:7).

La fine del mondo non è ancora avvenuta perché il Signore sta dando all’umanità l’opportunità di ravvedersi e convertirsi a lui. Non che non dovremmo preoccuparci dell’ambiente (è esattamente l’opposto), ma non dobbiamo guardare a noi stessi per la salvezza.

Che siano bombe nucleari che deviano comete, o mega aziende che costruiscono pale eoliche, non possiamo salvare noi stessi né il nostro pianeta. Ma dovremmo guardare in alto a Colui che può. A questo proposito, la preghiera elevata dall’adolescente problematica ex-evangelica è una splendida preghiera che possiamo fare nostra. L’unica differenza è che, diversamente dal Signor McKay, noi preghiamo il Dio che ascolta e risponde alle preghiere. E che può agire, e che agisce.

“Carissimo Padre, Creatore onnipotente, questa sera chiediamo la tua grazia, nonostante il nostro orgoglio. Il tuo perdono, nonostante i nostri dubbi. Più di ogni altra cosa, ti chiediamo Signore che il tuo amore possa donarci sollievo in questi momenti bui. Fa che possiamo affrontare e accettare qualsiasi cosa succederà nella tua volontà divina con coraggio e cuori aperti. Amen”.


David Robertson è un evangelista che collabora con diverse chiese a Sydney (Australia) dove gestisce ASK Project. Ha un blog su The Wee Flea.

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