Cosa la mia dipendenza da videogiochi ha rivelato sul mio cuore

Se si facesse una sorta di tracciamento del tempo dei quasi 30 anni della mia vita, noteresti tre attività predominanti: sonno, scuola e videogiochi.

Amavo i videogiochi sin da quando ero piccolo. Amavo perdermi nelle loro storie, nelle loro sfide e nei loro mondi. Mi piaceva trascorrere del tempo a giocarci con i miei amici e, in tutta sincerità, mi piaceva essere bravo a giocare. Amavo l’emozione di una nuova sfida, la concentrazione necessaria e la soddisfazione di avere completato il gioco. Tutto questo era buono.

Uno dei miei primi ricordi è quello di spiegare ad un bambino più grande di me (aveva probabilmente 6 o 7 anni) che non leggevo i dialoghi nel videogioco Pokémon perché non avevo ancora imparato a leggere. Per i successivi 15 anni, ho posseduto quasi ogni principale console e portatile tra il Nintendo 64 e l’Xbox 360, trascorrendo una quantità enorme di tempo su ciascun dispositivo.

Non posso dirlo con certezza fino a quando sarò davanti a Dio per rendere conto della mia vita, ma probabilmente ho trascorso più di 10.000 ore davanti ai videogiochi.

Dalla scuola materna fino all’università, non ho considerato i videogiochi come un problema. A scuola me la cavavo bene e i miei voti non venivano influenzati dai videogiochi, ed ero abbastanza socievole per non passare come uno che trascorreva ore ed ore a giocare da solo. Per me, i videogiochi erano un modo semplice per sfuggire dalle mie paure, insicurezze e noia e per avere una serie di obiettivi su cui focalizzarmi.

Fu solo all'università che iniziai a notare un legame tra i videogiochi e il mio cuore.

Nemico della mia anima

Io e il mio compagno di stanza fummo invitati ad uno studio biblico con due ragazzi dell’ultimo anno, Justin e Alex, che erano diventati nostri amici (e ci hanno mostrato cosa voleva dire veramente essere bravi a Mario Kart). Durante uno di questi incontri, Justin osservò che le azioni e i desideri peccaminosi spesso sono innescati da qualcosa di ben definibile nei nostri cuori, e ci incoraggiò a risalire alle nostre azioni peccaminose fino al punto del loro concepimento e di cercare i modelli nel loro verificarsi.

Mentre investigavo il mio cuore, trovai che ogni periodo prolungato di gioco era accompagnato da un aumento del peccato nel mio cuore e nella mia vita. Quando giocavo per molto tempo, la tentazione era più difficile da resistere, i frutti dello Spirito si riducevano mentre la loro controparte peccaminosa proliferava, e il mio affetto per Dio e per gli altri sembrava quasi inesistente. Iniziai a rendermi conto che il mio amore per i videogiochi era nemico della mia anima. 

Questa consapevolezza fece poco per modificare il mio comportamento, a parte creare risentimento nel mio cuore. Amavo ancora i videogiochi e volevo continuare a divertirmi con essi. Trascorsi i quattro anni successivi cercando di moderare il mio uso dei videogiochi, continuando a dirmi che i videogiochi erano un hobby amorale che potevo continuare a coltivare. Bastava semplicemente controllare il mio comportamento.

Questo portò a cicli di abbuffate di videogiochi e periori in cui smettevo di giocare. Mi trattenevo per una settimana, ma poi la mia agenda si alleggeriva o il mio auto-controllo si indeboliva, e giocavo in modo esagerato, il che poteva voler dire da 3 a 25 ore di gioco in pochi giorni. Dopo, me la prendevo con me stesso. Iniziai persino a cancellare i miei progressi nel gioco dopo queste “abbuffate” per ricordare a me stesso quanto insignificante fosse tutto questo mio coinvolgimento nei videogiochi. Questo funzionava piuttosto bene per un gioco specifico, ma c’era sempre un altro gioco che mi faceva ricadere in questo ciclo.

La mia battaglia raggiunse l’apice nel 2017 dopo essermi laureato. Nell’autunno del 2018 volevo frequentare il Southeastern Seminary, ma sapevo che la mia dipendenza dai videogiochi non poteva continuare se volevo amare Dio con tutto il mio cuore e intraprendere il ministero pastorale. Inoltre, sapevo che il mio tempo all’università sarebbe potuto essere molto più produttivo se non avessi avuto questa dipendenza, e mi pentii di tutte le ore trascorse in quel modo.

Dopo un ultimo fallimento nel tenere sotto controllo le mie abitudini di gioco, giunsi alla conclusione che la moderazione era impossibile per me perché i videogiochi possedevano buona parte del mio cuore. Frustrato, chiesi a un amico se voleva la mia Xbox. Non mi interessava nemmeno venderla. Volevo che sparisse e non ero sicuro che la mia volontà sarebbe rimasta salda se ci avessi messo troppo tempo per venderla.

Gesù ci dice che se la nostra mano destra ci fa cadere in peccato, dobbiamo tagliala e gettala via da noi (Matteo 5:30). Sentivo che niente di meno di questo avrebbe funzionato. Il giorno dopo ho lasciato la console al mio amico e da allora non ho posseduto una console o un PC abbastanza potente per giocare ai videogiochi.

Nuove responsabilità

Non è stato tutto facile da allora. Nel 2019, stavo quasi per comprare una nuova Xbox, ma il Signore è stato buono e ha fatto in modo che la mia auto avesse bisogno di nuovi pneumatici. Ero attratto anche dai videogiochi portatili, ma non come dai giochi di alta qualità sulle principali piattaforme. Il Signore mi ha benedetto con una moglie meravigliosa, una splendida figlia e con le responsabilità conseguenti che rendono impossibile giocare su base continua.

Quando mi guardo indietro, uno dei maggiori rimpianti della mia vita è il tempo trascorso davanti ai videogiochi. Anche se mi sono fatto delle grandi risate e mi sono goduto ogni momento, il costo era troppo alto per me. Ho avuto ogni opportunità per imparare abilità incredibili e costruire bellissimi rapporti che avrebbero potuto dare molta gloria a Dio allora come oggi. Invece, ho scelto di passare il mio tempo nei videogiochi, scelta che ha prodotto ben poco e che non è stata utile a nessuno. Il gioco non ha fatto altro che nutrire il mio desiderio egocentrico di essere perennemente intrattenuto e ha prosciugato da me ogni motivazione di investire in qualcosa che avesse importanza e che richiedesse uno sforzo.

 

Credo che i videogiochi siano stati uno dei motivi per cui spesso ho fatto fatica a creare amicizie significative e durature nel passato. Non li gestivo come Justin e Alex, che erano stati intenzionali nel voler conoscere me il mio compagno di stanza, invitandoci a studi biblici e in chiesa, e nel condividere l’evangelo con i compagni di stanza dopo un paio di gare.

Senza il duro lavoro necessario per creare intenzionalmente una relazione, la mia capacità di essere un buon amico si era atrofizzata. Quando si trattava di camminare con gli altri nel dolore, non ne sapevo assolutamente nulla. Quando alla fine mi trovai alle prese con una profonda sofferenza nel contesto di relazioni strette come giovane studente di seminario, o ero del tutto incapace di affrontarla o evitavo di affrontarla. Grazie al cielo, il Signore fece in modo che questi eventi combaciassero con il corso obbligatorio di consulenza biblica, che mi ha fornito molte delle basi relazionali necessarie per essere un amico fedele.

Il Signore mi ha redento in altri modi. Prima, ogni volta che ero ossessionato da un videogioco, ero costantemente irritato per ogni interruzione o altri impegni che arrivavano. Ora, senza i videogiochi ad attirare continuamente il mio cuore e la mia mente, posso servire Dio e gli altri con più pazienza e gioia. Ho tempo per coltivare hobby più impegnativi ma anche più appaganti e santificanti, come leggere, passare del tempo con mia figlia, praticare skimboarding, o trovare un programma da guardare insieme a mia moglie.

Morire agli idoli

A causa del mio background e delle mie circostanze, smettere completamente era l’unica soluzione. Ma questo non è vero per tutti. I videogiochi sono una questione di saggezza pratica, non di comandamenti espliciti.

Genitori, mentre vi orientate nel mondo dei videogiochi vi incoraggio a coltivare le giuste priorità per i vostri figli. Questo potrebbe voler dire stabilire dei limiti chiari (e delle chiare ragioni per questi limiti). Potrebbe voler dire modellare come l’amore per Dio, il prossimo e i videogiochi possono coesistere mentre giocate con loro (assicurandovi che Dio e il prossimo siano le priorità assolute). Potete anche trovare articoli, podcast e blog pieni di saggezza su come orientarsi nel mondo dei videogiochi, qualunque sia la vostra età.

Per chiunque abbia un amore per i videogiochi simile al mio, l’incoraggiamento è quello di premere semplicemente il pulsante “cancella” sul vostro game o “salvare file”. Eliminate la tentazione, e rendete l’accesso impossibile senza rendere conto ad altri. Quando i nostri amori ci portano a trascurare ciò che dobbiamo amare, la saggezza di Dio ci dice di rinunciare a noi stessi (Luca 9:23–25). Mettere qualcosa che ho amato troppo al proprio posto è stato il genere di morte più difficile che io abbia mai sperimentato. Come il mio pastore ha detto in un recente sermone: “Gli idoli sono duri a morire”. 

Alla fine, la questione non è giocare o meno ma il cuore dell’appassionato di videogiochi. In fondo non si tratta di modificare il nostro comportamento ma di badare ai nostri cuori e proteggerli dagli idoli. Ti incoraggio a prestare attenzione alle parole di 1 Giovanni 5:21: “Figlioletti, guardatevi dagli idoli”.

Mi piacciono ancora i videogiochi, ma non posso considerarlo un hobby innocuo. Per me sono un peso che mi ostacola e che va deposto (Ebrei 12:1). Non è facile, ma credetemi, ne vale la pena.


Jay King è direttore del ministero per i bambini della First Baptist Church Durham. Ha conseguito un Master of Divinity in consulenza biblica presso il Southeastern Baptist Theological Seminary.

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