Cinque benefici del ministero bi-vocazionale

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Come direttore del network America Latina di Acts 29, ho il privilegio di camminare a fianco di pastori che hanno avviato una chiesa, oltre che offrire coaching a pastori che ne hanno fondata una qualche tempo fa. Una delle cose che mi viene chiesta più spesso riguarda il denaro, ossia come reperire fondi e risorse finanziarie e quale deve essere la retribuzione del pastore.

I fondatori sono consapevoli che ci saranno periodi in cui i fondi saranno scarsi, specialmente all’inizio, rendendo così necessario avere un altro impiego mentre si pasce una chiesa locale. Ad ogni modo, la maggior parte dei pastori desidera passare al ministero a tempo pieno, che è un desiderio buono e santo. Fare il pastore è un’attività lodevole e merita di essere remunerata (1 Timoteo 5:18). L’apostolo Paolo si spinge a dichiarare che un pastore ha il diritto di essere sostenuto dalla chiesa (1 Corinzi 9:4-8,18), un diritto a cui egli a volte ha rinunciato (1 Corinzi 9:12). Il suo esempio dimostra che potrebbe essere necessario per alcuni periodi cercare sostegno economico al di fuori della chiesa.

Essere un pastore bi-vocazionale può certamente essere rischioso. Rischiamo di perdere concentrazione mentre siamo affaccendati in troppe cose contemporaneamente, con conseguente esaurimento. Senza nessuno che ci controlli, corriamo il pericolo di sacrificare le nostre famiglie sull’altare del ministero. Possiamo trascurare di insegnare alle nostre chiese ad onorare e apprezzare i loro pastori. Rischiamo di cadere in un circolo vizioso dove la chiesa mostra poca crescita con conseguenti risorse limitate. Questo fa sì che il pastore diventi o rimanga bi-vocazionale, il che significa che la chiesa si ritrova con un pastore che ha poco tempo da investire nella chiesa.

Vorrei incoraggiare i molti fondatori di chiesa bi-vocazionali che sono scoraggiati perché non possono passare al ministero a tempo pieno a considerare i vantaggi della loro situazione occupazionale. Questi sono cinque benefici del ministero bi-vocazionale.

1. Aiuta le finanze della chiesa 

Questo è il beneficio più evidente. Mentre il pastore rimane bi-vocazionale, la chiesa può impiegare altrove le poche risorse di cui dispone. Forse la chiesa può aggiungere alcuni servitori part-time per occuparsi di altre aree del ministero. Forse la tua chiesa può sostenere un missionario in un’altra nazione o fornire risorse preziose a una chiesa di nuova fondazione in difficoltà. Questo potrebbe essere un tempo per fornire formazione ai leader laici in modo da aiutare la tua missione ad avanzare. Usate i vostri fondi aggiuntivi investendoli in opportunità di ministero meritevoli.

2. Fornisce opportunità missionali 

Molti cristiani si circondano soltanto di altri credenti, così quando si tratta di condividere il vangelo, non conoscono nessuno che ne ha bisogno. I pastori non sono diversi. Rimanere bi-vocazionali ci mette nella condizione di evangelizzare i non credenti e modellare uno stile di vita missionale per le nostre chiese. I pastori sono anche ad alto rischio di non essere in grado di rapportarsi con la cultura. Possiamo facilmente isolarci dalla vita non-ecclesiale. Potremmo iniziare a staccarci dalle conversazioni e ignorare le domande che i nostri vicini di casa si stanno facendo. Rimanere bi-vocazionali ci permette di immergerci nella nostra cultura per amore del vangelo, anziché sganciarci da essa.

3. Crea empatia nei confronti della nostra congregazione 

L’esaurimento è una realtà tra i volontari di chiesa, in parte perché i pastori si sono dimenticati che cosa vuol dire avere un lavoro normale. Ci dimentichiamo quanto le persone siano stanche alla fine della loro giornata lavorativa e ci aspettiamo che siano sempre disponibili per le attività di chiesa. Il ministero bi-vocazionale ci aiuta a provare empatia per il nostro gregge e a procedere con un’andatura sostenibile. Certo, si faranno sacrifici e sforzi straordinari, ma li farai insieme alla tua congregazione.

4. È un esempio di generosità e sacrificio

I pastori bi-vocazionali hanno il privilegio di mostrare al loro gregge la generosità che ci si aspetta da ogni credente e il sacrificio che comporta l’assumersi responsabilità nella chiesa tra lavoro e altri impegni. Le persone imparano meglio con l’esempio. Mentre insegniamo ad altri a dare con sacrificio per amore del regno, le nostre azioni amplificano le nostre parole. Guidare le nostre chiese a unirsi a noi nel rinunciare a tempo libero prezioso per ricercare la crescita del regno convalida il nostro messaggio e ispira altre persone a vivere come una comunità.

5. Edifica il corpo 

Dato che non possiamo fare tutto, abbiamo bisogno di buoni leader che ci aiutino a portare il peso del ministero. Dobbiamo pertanto discepolare e preparare uomini e donne in vista dell’opera del ministero (Efesini 4:12). Questa è una benedizione! Troppi pastori hanno la sventura di avere abbastanza tempo per fare tutto da soli, e perciò credono di non avere bisogno degli altri. Oppure, hanno giusto il tempo sufficiente per fare tutto, ma poi non hanno più tempo per formare nuovi leader. Ogni pastore deve imparare a delegare per il bene della chiesa. I leader bi-vocazionali sono benedetti perché non hanno scelta. Devono delegare i compiti, e questo è buono per la salute della chiesa.

Pastore, se sei bi-vocazionale, per scelta o per necessità, voglio che tu sappia che Dio sostiene coloro che Egli chiama. Considera i benefici di rimanere bi-vocazionale. Trova un lavoro che ti permetta di avere il tempo e la flessibilità per investire nella tua chiesa. Ma mentre lavori sodo, ricorda che il riposo non è un suggerimento ma un comandamento (Deuteronomio 5:12-14). Se trascuri il riposo qualcuno ne pagherà sempre il prezzo (salute, famiglia, chiesa). Sappi che puoi farlo. Tu puoi ogni cosa in colui che ti fortifica.


Francisco Bendfeldt ha iniziato il suo ministero quando era ancora adolescente, e negli ultimi 20 anni ha predicato in diverse nazioni del mondo. È il pastore principale di Casa de Libertad a Città del Guatemala (Guatemala) che ha fondato 13 anni fa. È pure il direttore di Acts 29 America Latina, dove lavora per vedere chiese sane fondate nel continente. Lui e sua moglie, Carol, hanno 4 figli.

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