Approcci apologetici alla sessualità biblica

NOTA EDITORIALE: Nel 2019, la 47^ Assemblea Generale della Presbyterian Church in America (PCA) ha incaricato un comitato di studio, composto tra gli altri dai membri del consiglio direttivo di TGC Bryan Chapell, Kevin DeYoung e Tim Keller, di redigere una relazione sulla sessualità umana. La relazione è stata pubblicata nel maggio 2020 e recepita nel giugno 2021 alla 48^ Assemblea Generale rinviata causa Covid. La relazione completa è disponibile con un ampio apparato di note a piè di pagina, insieme a una presentazione video del comitato. La relazione del comitato comprende una sezione sugli approcci apologetici da usare per spiegare e difendere una concezione biblica dell’omosessualità, dell’attrazione per lo stesso sesso e del transgenderismo nel contesto di una cultura che contesta tale concezione. Riproduciamo qui questa sezione nella sua interezza (ad esclusione delle note a piè di pagina).

Nella nostra cultura, si parla di sessualità in questi termini:

1. L’oppressione del passato. Nelle antiche culture del passato, il sesso era circondato da ogni sorta di tabù. In generale, il sesso al di fuori del matrimonio era proibito per tenere sotto controllo le donne, aiutando così gli uomini a proteggere le loro figlie e mogli che erano considerate una loro proprietà.

2. Il bisogno di un’espressione autentica. In tempi moderni, tuttavia, si è arrivati a credere nella libertà individuale e nei diritti individuali, incluso il diritto di amare chiunque si scelga all’interno di una relazione consensuale. La scienza ha dimostrato che il sesso fa bene e che è una parte essenziale dell’identità di una persona. È anche un diritto umano, e pertanto come esseri umani possiamo crescere e prosperare solo se il diritto di scegliere il proprio partner sessuale è ugualmente disponibile per tutti.

3. La lotta per amare chi si vuole. Nel secolo scorso, un certo numero di persone coraggiose (solitamente donne, gay e transessuali) hanno eroicamente preso posizione nei confronti della cultura oppressiva affermando: “Io sono fatto così! Nessuno mi deve dire chi posso o non posso amare!” Molti dei primi eroi di questo movimento furono emarginati e in tanti morirono a causa della loro determinazione a sfidare l’elite culturale.

4. I diritti di oggi faticosamente conquistati. Ma oggi abbiamo una cultura che afferma il diritto di praticare sesso al di fuori del matrimonio, di condurre relazioni con lo stesso sesso e che esse siano legalmente riconosciute nell’istituzione del matrimonio, e di permettere alle persone di scegliere il proprio genere. Tutti questi cambiamenti stanno producendo la prima società umana nella storia con un atteggiamento positivo nei confronti del sesso, nella quale tutte le persone possono vivere con gli stessi diritti sessuali.

5. Il pericolo continuo. Nonostante queste grandi conquiste, nella maggior parte del mondo (e anche nella nostra società) questa florida cultura di libertà e giustizia sessuale incontra resistenza. Molti infatti vorrebbero tornare indietro nel tempo e cancellare questi diritti. Per nessun motivo dobbiamo permettere a queste forze oscurantiste (la principale delle quali è la religione) di toglierceli di nuovo.

Questa narrativa morale moderna sulla sessualità crea la trama di una battaglia tra eroi coraggiosi e cattivi bigotti e oppressivi, che procede verso un lieto fine.

Ad ogni modo, questa particolare narrativa morale si basa su diverse convinzioni non provate ma solo presunte. Esse sono le concezioni moderne della libertà e dell’identità, e come vedremo, della storia. Noi cristiani non possiamo parlare al mondo di sesso in un modo convincente se ci limitiamo a rispondere a questa narrativa con una lista di doveri morali, per quanto biblici essi siano. Dobbiamo inserire l’etica sessuale cristiana all’interno di una contro-narrativa basata sulla grande storia della redenzione della Bibbia, e per fare questo dobbiamo affrontare tre sfide.

Tre sfide per i cristiani d’oggi

Sfida n°1: Affrontare la narrativa contemporanea sull’identità, ossia le convinzioni implicite radicate nel passato sui concetti di identità e di libertà/potere.

La narrativa contemporanea della liberazione sessuale è persuasiva per tante persone perché essa si basa su convinzioni di fondo sull’identità e la libertà che ci sono state inculcate dalle istituzioni culturali per quasi tre generazioni.

Identità

Le proibizioni cristiane su matrimonio, omosessualità e transgenderismo non hanno alcun senso per molte persone, a causa della loro convinzione che la sessualità è fondamentale per esprimere la propria identità. Dietro a questa convinzione c’è il concetto moderno del sé.

Nella nostra cultura, il sesso non è più visto come un modo per onorare Dio, procreare e crescere una nuova vita umana. Molti credono una cosa del genere: “Se vuoi usare il sesso per lo sviluppo di una nuova vita umana, è una tua facoltà e scelta, ma non è il motivo principale per cui le persone fanno sesso. Il sesso è fatto invece per l’appagamento individuale e l’auto-realizzazione”. Questa visione moderna dell’identità viene spesso chiamata “individualismo espressivo”—l’idea che nel profondo del proprio essere ci siano sentimenti e desideri che devono essere portati alla luce e a cui va dato sfogo in modo da trovare la propria vera identità. L’identità ora si trova nei propri desideri, mentre nel passato si trovava nei propri doveri e nelle relazioni con Dio, con la famiglia e la comunità. Individuare i propri desideri sessuali e soddisfarli è considerato un elemento essenziale del processo che porta a diventare una persona autentica.

Oggi questa visione dell’identità non viene veicolata con argomentazioni ma come un semplice dato di fatto che non va messo in discussione. Slogan come “sii fedele a te stesso” e “vivi la tua verità” sono ripetuti in tanti modi, verbali e non, e penetrano a fondo nei cuori delle persone. Qualunque altra visione è considerata psicologicamente repressiva e pertanto dannosa.

Ma il sé moderno è estremamente fragile. Poiché esso si basa unicamente sui sentimenti interiori, cambia continuamente da anno ad anno e perfino da mese a mese. L’identità moderna richiede di andare alla ricerca di emozioni e desideri che cambiano continuamente e che spesso si contraddicono per definire un “sé” centrale. Una volta deciso chi si vuole essere, sta solo alla persona diventarlo, poco importa se la famiglia e la comunità sono favorevoli o no. Il sé moderno è quindi fortemente orientato alla performance e può costituire un peso schiacciante. Un ulteriore problema è dato dal fatto che questa visione dell’identità richiede di adottare un “relativismo morbido”. La nostra società ci insegna a dire: “Solo io posso decidere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato per me”, anche se subito dopo la nostra cultura impone un insieme ben definito di regole morali sulle persone. Ciò è estremamente contraddittorio: dettare assoluti morali pur ripetendo che ora siamo liberi da tutte queste verità. In questo senso, il sé moderno e la visione moderna dell’identità sono instabili e problematici, per quanto predominanti possano apparire.

Libertà e potere

A questa visione individualista dell’identità— la cui influenza culturale è senza dubbio cresciuta almeno a partire dall’inizio del 19° secolo, il periodo del “romanticismo”—è stata aggiunta la visione postmoderna della libertà e del potere. Essa sostiene che il potere nella cultura si esercita con “discorsi dominanti”—cioè con l’uso del linguaggio e di affermazioni circa la verità —prodotti dalle élite che si trovano nelle alte sfere della cultura. Tutto quello che crediamo essere buono, vero, giusto e bello è stato costruito dai “sistemi discorsivi” di una particolare cultura. Possiamo essere liberi di creare noi stessi solamente “destabilizzando i discorsi dominanti”. Per esempio, se vogliamo includere i transgender nella società, la strada da seguire non è solo quella di mostrare compassione agli individui. È necessario piuttosto decostruire l’idea stessa di binarismo di genere. Soltanto allora i transgender avranno una posizione paritaria nella società.

Le criticità di questa visione postmoderna della libertà e del potere sono altrettanto rilevanti di quelle della visione moderna dell’identità. Essa introduce un “relativismo rigido” che si autocontraddice. Se tutti i sistemi sociali sono catene di potere create dal dibattito—così che tutte le rivendicazioni di verità e giudizi morali sono soltanto dei modi per esercitare il potere—perché allora un determinato gruppo di influenza è “sbagliato” o “ingiusto”? Come è possibile stabilire quale serie di relazioni di potere socialmente strutturate sono ingiuste (e quali non lo sono) senza avere una norma oggettiva morale non culturalmente costruita con la quale giudicare tra di esse? E da dove verrebbe questo assoluto morale trascendente, se non vi è nessun Dio?

Queste visioni contemporanee dell’identità e della libertà sono, sotto molti aspetti, in conflitto tra di loro. (La visione dell’identità è individualista e freudiana; la visione del potere è marxista e nietzscheana). Tuttavia, negli ultimi 20 anni si sono unite e sono diventate predominanti e pervasive, soprattutto nei media popolari. Commedie romantiche, sit-com, cartoni animati, film della Disney e altri film per bambini esaltano questi ideali e li fanno diventare la narrativa eroica del nostro tempo (quella enunciata all’inizio di questa tesina). Il significato della vita è decidere chi sei e sbarazzarsi delle catene di una società oppressiva che rifiuta di accettarti e di includerti. È questa storia la luce che ci deve guidare nel prendere le decisioni della vita e che deve rappresentare il valore condiviso di una società libera.

Noi cristiani probabilmente non possiamo perorare una causa plausibile per l’etica sessuale biblica perché, sotto molti aspetti, ci siamo adattati troppo (se non conformati) alle visioni contemporanee dell’identità e della libertà nel nostro modo di predicare e di svolgere il ministero. Alcuni hanno fatto notare che la filosofia del ministero evangelico per i giovani è dominata dall’emotivismo ormai da anni. L’enfasi non è posta sulla teologia e la dottrina biblica ma quasi esclusivamente su come Cristo faccia crescere la nostra autostima e soddisfi i nostri bisogni emotivi. Il vangelo della prosperità, chiese e ministeri senza membership e disciplina, megachiese orientate al consumatore: tutte queste cose si adattano massicciamente alla cultura dell’individualismo espressivo anziché sfidarla.

Conclusione

Finché le persone nella nostra cultura sostengono queste visioni dell’identità e della libertà, non possono trovare plausibile la visione cristiana della sessualità. Per tale ragione, nessuna apologetica cristiana sulla sessualità potrà avere un impatto reale se non investe tempo ed energie per far emergere la natura estremamente problematica di queste convinzioni di fondo.

In sostanza, la nostra apologetica sulla sessualità non può parlare solo di sesso. Soltanto all’interno di una cornice biblica persuasiva di identità (essere in Cristo) e di discepolato (perdere la propria vita per amare e servire Dio per trovarla, Matteo 10:39) tutto l’insegnamento cristiano sul significato del sesso avrà senso.

Sfida n°2: Affrontare la narrativa storica, ossia l’ignoranza della prima “rivoluzione sessuale cristiana”

Come abbiamo visto precedentemente, la narrativa culturale prevalente sulla sessualità è, in larga misura, una narrativa storica che offre una “storia del sesso” oggi comunemente creduta. Essa funge da ulteriore strato di presupposti che fanno da cornice alle risposte dell’uomo moderno alla visione cristiana della sessualità. Le persone che credono a questo racconto della nostra storia sessuale non potranno ritenere plausibile la visione cristiana. Per demolire i miti popolari sulla storia del sesso, un grande aiuto ci viene dal libro From Shame to Sin, frutto della notevole competenza in materia di Kyle Harper.

Storia o mito?

La storia popolare del sesso dice: (a) Il mondo romano fu un periodo di “libertà sessuale polimorfa” e “diversità sessuale”; (b) ma poi è arrivato il cristianesimo con la sua etica sessuale molto restrittiva, che fu imposta con la legge. Ma Harper scrive: “Nel corso dell’ultima generazione, quando la storia della sessualità è diventata oggetto di iniziative accademiche di un certo rilievo, la storia popolare secondo cui il cristianesimo avrebbe messo fine alla libertà sessuale pagana si è rivelata essere quantomeno una caricatura”. In che senso?

Nel mondo greco-romano era sottointeso che mentre le donne rispettabili dovevano arrivare vergini al matrimonio e non potevano fare sesso con nessuno se non con loro marito, i mariti (e tutti gli uomini) potevano fare sesso con servi e schiavi, prostitute, donne povere e ragazzi. Gli uomini potevanno essenzialmente imporre la loro volontà su chiunque fosse sotto di loro nell’ordinamento sociale; potevano fare sesso con chiunque tranne che con la moglie di un uomo di pari status. Era un’etica sessuale permissiva, almeno per gli uomini. Perché allora, molto tempo prima che i Cesari diventassero cristiani professanti, la chiesa è cresciuta rapidamente con milioni di persone che volontariamente decisero di adottare gli standard più restrittivi della nostra fede in materia di condotta sessuale? Come ha potuto un codice di condotta sessuale così restrittivo avere la meglio sulla cultura?

La risposta, in sintesi, è questa: sebbene il codice di condotta pagano fosse più permissivo, almeno per gli uomini, la logica di fondo (o la visione) del sesso proposta dai cristiani era di gran lunga più positiva e umana. E il risultato concreto fu che proteggeva molto di più gli interessi delle donne e dei bambini. Come mai?

Ogni cultura ha la sua morale sessuale, e questa morale si basa sulle convinzioni riguardanti lo scopo del sesso. Un atto sessuale è permesso se soddisfa il telos (ossia il fine) di quella cultura per il sesso, e non è consentito se non lo soddisfa. A Roma, la morale sessuale era determinata dallo status sociale delle parti e, perciò, dal potere. Il sesso aveva come fine il piacere personale e il rafforzamento del rango sociale. La correttezza o la scorrettezza degli atti sessuali dipendeva dal fatto che essi mantenessero o meno le persone in una giusta relazione con la polis, l’ordinamento sociale e la gerarchia. Chi aveva più potere e riconoscimento sociale — gli uomini più delle donne, le persone di status sociale elevato più di quelle di status sociale inferiore—godeva di maggiore libertà sessuale rispetto a chi ne aveva meno.

La prima rivoluzione sessuale (quella cristiana)

Il cristianesimo, tuttavia, portò la prima rivoluzione sessuale nell’occidente. Il cristianesimo cambiò la “logica di base” del sesso così che “il cosmos sostituì la città come cornice della moralità”. Gli atti sessuali erano giudicati dal fatto che mantenevano le persone in una giusta relazione con il cosmos, l’ordine divino creato e redentivo. La condotta sessuale dei cristiani doveva essere modellata secondo l’amore salvifico di Dio. Così come Dio ha dato se stesso per noi in Gesù Cristo, e noi diamo noi stessi esclusivamente a lui, anche il sesso va praticato solo all’interno di un patto che dura tutta la vita (il matrimonio). Così come l’unione con Cristo colma il divario e unisce Dio e l’umanità, anche il sesso va praticato in un matrimonio che unisce due generi diversi. (Si veda sotto la Sfida n°3). In una rivoluzionaria rottura rispetto alla cultura, i cristiani insistevano che la correttezza o la scorrettezza degli atti sessuali dipendesse non dallo status sociale e dal potere ma dall’amore pattale e dalla differenza di genere.

Ci fu un risultato immediato e concreto che tutti potevano vedere. Spezzando il legame del sesso con l’ordine sociale, il cristianesimo protesse le persone vulnerabili dallo sfruttamento. Nessun uomo poteva esigere sesso da una donna senza rinunciare alla propria indipendenza e dedicare tutta la sua vita a lei. Nessun uomo poteva esigere sesso dai suoi servi. Le categorie vulnerabili (donne, schiavi e bambini) erano protette dall’insistenza sul fatto che il sesso andava praticato soltanto all’interno della protezione fornita dell’unione matrimoniale basata su un patto. Ma oltre a questi risultati pratici, la “logica di fondo” del cristianesimo sul sesso andò ben oltre. Essa ripensò al sesso non più come a un semplice appetito difficilmente controllabile, ma come a un’espressione gioiosa, persino sacra, che riflette il modo in cui Dio salva il mondo.

La seconda rivoluzione sessuale (quella moderna) 

Come si relaziona la prima rivoluzione sessuale cristiana alla seconda “rivoluzione sessuale” moderna?

Primo, è importante riconoscere che i valori umanitari della nostra cultura—inclusa la sua affermazione del sesso e del consenso—provengono del cristianesimo. L’enfasi moderna sulla bontà del corpo fisico e del sesso—nonché sul consenso e sulla reprocità (1 Corinzi 7:1-4) senza un doppio standard per uomini e donne—è un dono che i cristiani hanno fatto al mondo moderno. L’affermazione di Paolo secondo cui “il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie”, così come la moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito, era infatti una dichiarazione radicale che non aveva precedenti nella cultura patriarcale dei suoi tempi. Harper scrive:

I presupposti sociali della moralità pre-cristiana, come lo sfruttamento disinvolto dei corpi di  non-persone [impotenti], appare incomprensibile [a noi oggi] proprio perché la rivoluzione cristiana spazzò via completamente quel vecchio ordine.

Harper fa riferimento a un corpus di studi che dimostrano che la persona secolare moderna, che crede fermamente negli uguali diritti e nella pari dignità di ogni individuo, in realtà sta mutuando un convincimento sulla natura umana che originariamente si è sviluppato a partire dalla Bibbia ed è cresciuto nelle società cristiane.

Secondo, dovremmo renderci conto che il moderno movimento di liberazione sessuale è sotto molti aspetti retrogrado, di fatto un ritorno alla logica di fondo dell’Impero Romano. La cultura moderna ha spezzato il legame tra il sesso e Dio, ricollegando il sesso all’ordine sociale. Così il sesso è nuovamente sganciato dal requisito di un impegno per tutta la vita nel matrimonio. Il sesso è tornato a riguardare l’autoappagamento e non il dono di sé. Come Harper osserva, la rivoluzione sessuale moderna mantiene alcuni dei doni che il cristianesimo ha fatto al mondo: i concetti del consenso e della bontà del sesso. Anche se in misura meno brutale dell’antica cultura pagana (grazie ai residui elementi cristiani), la cultura sessuale d’oggi continua a spersonalizzare e ridurre le persone a oggetti. Numerosi studi e prove anedottiche dimostrano che le persone sono molto più sole, con il sesso sganciato non solo dal matrimomio ma anche da una relazione personale a causa del gigantesco e complesso impero della pornografia. Nell’antica Roma di solito c’era un soggetto (quello che aveva il potere) che usava un altro soggetto come oggetto per soddisfare i propri bisogni fisici. Oggi spesso accade che entrambi i soggetti si usino tra di loro, trattando l’altro come un oggetto per soddisfare il proprio bisogno, con cui si è in relazione soltanto fino a quando questi bisogni vengono soddisfatti.

La volontà della cultura moderna di mantenere alcuni elementi dell’etica sessuale cristiana, ma non altri, ha creato una grande tensione.

Il concetto di consenso si sposa meglio con un patto, non con avventure fugaci. Le donne in particolare possono sentirsi usate come oggetti. Ai primi cristiani veniva rivolta la stessa accusa che oggi viene rivolta a noi, cioè che la nostra etica sessuale è opprimente, tediosa, negativa, repressiva e irrealistica. I primi cristiani sapevano che, sebbene nel breve periodo è difficile esercitare l’autocontrollo sessuale, nel lungo periodo l’etica sessuale cristiana è più appagante e meno disumanizzante. Anche noi ai nostri giorni dobbiamo trovare il modo di parlare fiduciosamente della rivoluzionaria buona notizia del cristianesimo sul sesso.

Sfida n°3: Radicare l’insegnamento della chiesa sulla sessualità nella totalità della teologia, anziché limitarsi a dichiararne l’etica.

L’etica sessuale cristiana può essere enunciata con grande misura e semplicità: “Non si dovrebbe fare sesso al di fuori del matrimonio tra un uomo e una donna”. Oggi però la maggior parte dei giovani ci chiederà: “Perché? Perché il sesso al di fuori del matrimonio (o con qualcuno dello stesso sesso) è sbagliato?”

A questa domanda la teologia cristiana risponde che il sesso fa parte dell’immagine di Dio. Il sesso deve mostrare Dio e, in particolare, il suo amore che redime. Il sesso non riguarda rafforzare il proprio potere, ma rinuciare reciprocamente al potere per l’altro con amore, come Cristo ha fatto per noi. La risposta cristiana alla domanda: “Perché il sesso va praticato solo all’interno del matrimonio eterosessuale?” ci porta al cuore del vangelo. Pertanto, non dovremmo presentare l’etica sessuale senza radicarla nelle dottrine bibliche di Dio, della creazione e della redenzione. Paolo certamente ragiona in questo modo. Dopo averci ricordato che siamo uniti a Cristo mediante lo Spirito (“Chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui”), subito dopo egli dice: “Fuggite la fornicazione [porneia]” (1 Corinzi 6:17-18). Perché il sesso al di fuori del matrimonio è sbagliato? Notiamo che Paolo non si limita a dire: “È sbagliato perché la Parola di Dio lo dice”, benché avrebbe certamente potuto. Invece, egli scrive: “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo?” (1 Corinzi 6:19).

Egli sta dicendo che la fornicazione è sbagliata a causa della nostra unione con Cristo, che deve fare da modello per l’unione sessuale.

Allora a che cosa serve il sesso? È un cartello che indica il disegno divino dell’amore salvifico, ed è un mezzo per sperimentare qualcosa dello stesso modello di amore che conosciamo a livello verticale in Cristo a livello orizzontale, tra due esseri umani. Illustriamo questa cosa.

Radicare lo scopo del sesso nella teologia biblica

1. Come l’unione con Cristo è una relazione di amore esclusivo, basata su un patto e sul dono di sé, così l’intimità sessuale va sperimentata solo all’interno del patto matrimoniale.

Dal momento che non vi è intimità con Dio senza entrare in un patto con lui, non ci può essere nessuna intimità sessuale senza entrare in una relazione pattale esclusiva e permanente con il tuo coniuge. La cultura moderna trasforma tutte le relazioni sessuali in relazioni consumistiche, commerciali. Un legame di tipo consumistico riguarda il reciproco auto-appagamento; i bisogni dell’individuo non sono negoziabili e sono più importanti della relazione, che è provvisoria e si può facilmente terminare. Un patto, tuttavia, si basa sul reciproco dono di sé e sul mettere i bisogni dell’altro e il bene della relazione prima del proprio. Nel matrimonio, marito e moglie rinunciano alla loro indipendenza per l’interdipendenza. Danno tutto loro stessi all’altro, dal punto di vista emotivo, fisico, legale, economico. Non dobbiamo “scindere il sé”, come fa la modernità, con partner sessuali che si concedono i loro corpi ma non il resto di sé. La regola “niente sesso al di fuori del matrimonio” suona “sessualmente negativa” alla gente d’oggi, ma è vero l’opposto. Essa eleva il sesso da mero bene di consumo a modo per creare la comunione più profonda tra due esseri umani—oltre a renderlo un modo per onorare e assomigliare a Colui che si è dato interamente per noi affinché potessimo essere liberi di dare noi stessi esclusivamente a lui.

2. Come l’unione con Cristo è una relazione tra due esseri profondamente diversi (Dio e l’umanità), così l’intimità sessuale va sperimentata solo in un’unione che attraversa le profonde differenze di genere.

Efesini 5:31-32 interpreta Genesi 2:24 in senso Cristologico. Paolo dice che quando Dio creò l’unione matrimoniale egli lo fece per darci un mysterion—un segno che punta all’amore di Cristo e alla sua unione con noi. Il legame maschio-femmina può fungere da analogia all’unione tra Cristo e la chiesa solo se le parti sono significativamente diverse.

La meraviglia della nostra unione in Cristo è che l’umanità e la divinità (un tempo alienate dal peccato) ora sono unite, prima nella persona di Cristo stesso, e poi nella nostra unione con lui per mezzo dello Spirito Santo. Uno dei grandi meriti del matrimonio è che i due generi—anche loro alienati dal peccato (Genesi 3:16-17)—vengono riuniti in un’unione d’amore. La regola “matrimonio solo tra un uomo e una donna” suona restrittiva agli orecchi moderni, ma è vero il contrario. L’omosessualità non rende onore alla necessità di questa ricca diversità di prospettiva e di genere nelle relazioni sessuali. Una delle grandi ironie dei tempi moderni, nei quali la diversità è celebrata in tanti altri ambiti culturali, è che abbiamo svilito la massima unità nella diversità con il matrimonio tra persone dello stesso genere. Il maschio e la femmina hanno i loro pregi e qualità, punti di vista e competenze, che l’altro genere non ha e non può riprodurre. Come non si può avere una società o una chiesa interamente maschile o femminile senza che ciò la impoverisca, così è con il matrimonio.

3. Come l’unione con Cristo porta nuova vita nel mondo, così Dio ha conferito solo al matrimonio tra un uomo e una donna sia la capacità di generare nuova vita umana sia le migliori risorse per nutrirla.

In Genesi 1, è agli essere umani in quanto maschio e femmina (v. 27) che Dio dice: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra” (v. 28). È solo a questa unione tra maschio e femmina che Dio dona la capacità di generare nuova vita umana. Nel matrimonio, il maschio e la femmina formano un’unità profonda che possiede la capacità di generare la vita. E se un matrimonio porta nuova vita nel mondo, la presenza di un padre e di una madre dà ai figli profonde relazioni di lungo termine e accesso ad entrambi i generi dell’umanità, e perciò all’intera gamma delle qualità e capacità umane. Di nuovo, ciò rientra nel modello della nostra unione con Cristo. Come l’unione tra maschio e femmina produce il “frutto del grembo, un premio” (Salmo 127:3), così l’unione di Cristo con il suo popolo produce il frutto della nuova vita in Cristo, mediante la conversione (Giovanni 15:16; Romani 1:13; Colossesi 1:6, 10) e la crescita nella somiglianza a Cristo (Galati 5:22-23).

Sintesi 

Per riepilogare: il sesso è (a) per il dono di sé, che è totale solo in presenza di un patto che dura per tutta la vita, (b) per colmare la differenza nella barriera tra maschio e femmina, e (c) per la creazione e il nutrimento della vita. Questi scopi teologici spiegano l’etica, ossia il motivo per cui l’intimità sessuale va sperimentata solo all’interno di un matrimonio tra un uomo e una donna.

Verso un’apologetica sessuale cristiana

La logica della visione cristiana del matrimonio 

Come si procede dunque nella direzione di un’apologetica sessuale? Primo, pur radicando i tre scopi del sesso nella nostra teologia biblica, dovremmo anche collegarci alle narrative culturali esistenti, in modo da criticarle ma anche costruire su di esse. Possiamo pertanto dire al mondo che per il cristianesimo l’intimità sessuale è:

1. Super consensuale.

I cristiani credono che l’intimità sessuale non è per coloro che danno un semplice consenso temporaneo per un rapporto sessuale, ma per coloro che danno l’uno all’altro un consenso permanente, per tutta la vita, con il matrimonio. Anche all’interno del matrimonio, il sesso deve essere reciprocamente consensuale (1 Corinzi 7:1-4). Noi crediamo che questo rifletta il modo in cui conosciamo Dio: unicamente attraverso un patto di amore esclusivo.

2. Tra generi diversi.

I cristiani credono che Dio ha distribuito capacità, punti di vista e altri doni unici ai due generi. Noi non crediamo che gli uomini possano riprodurre tutti i doni che hanno le donne, né che le donne possano riprodurre i doni degli uomini. Noi crediamo che il matrimonio tra persone dello stesso genere non attui la diversità di genere che vogliamo vedere in altri settori della vita, ma crediamo che l’unione tra maschio e femmina rispecchi l’unione tra Dio e l’umanità mediante Cristo.

3. Atta a procreare.

I cristiani credono che il fatto biologico che l’unione sessuale tra maschio e femmina sia in grado di generare una nuova vita umana sia volontà di Dio. Ecco perché noi crediamo sia giusto che l’istituzione del matrimonio riguardi solo la relazione maschio-femmina. Questa relazione non è solo l’unica in grado di generare una nuova vita umana, ma mostra anche ai figli che crescono nel contesto del matrimonio tra un uomo e una donna l’intera gamma dei generi umani, mediante la presenza di una madre e di un padre.

La contro-narrativa cristiana della sessualità

1. La brutalità del sesso nell’antichità.

La società greco-romana fu la precorritrice storica di tutta la cultura occidentale. Nel mondo antico, gli standard sessuali erano molto permissivi. Il sesso era considerato semplicemente un modo per accrescere il piacere e l’appagamento personale dei potenti, e quindi qualunque forma di sesso era permessa purché non stravolgesse l’ordine sociale del tempo (uomini superiori alle donne, padroni superiori agli schiavi, ricchi superiori ai poveri). Mentre le mogli non potevano fare sesso con nessun altro, i loro mariti potevano fare sesso con chiunque volessero o quasi. Questo rese il sesso molto brutale.

2. Una nuova identità personale.

Il cristianesimo è venuto nel mondo portando un messaggio di grazia: era possibile avere una comunione personale con Dio in una relazione d’amore, come dono gratuito mediante l’opera di Gesù il Figlio di Dio, morto e risorto per noi. Questo messaggio di salvezza per grazia (anziché per opere buone, moralità, rispettabilità o discendenza) portò a un livellamento della società. I cristiani che godevano di prestigio nella società si trovavano esattamente nella stessa posizione di peccatori bisognosi della grazia come lo erano gli emarginati e reprobi (cf. Giovanni 3 e Giovanni 4).

3. Una nuova etica sociale.

Questa nuova identità personale era unica. L’autostima dei cristiani non si basava sulla performance o su come erano visti dalla famiglia o dalla società. Il potere della cultura di definire la personalità dei credenti fu spezzato. Questa nuova identità significava inoltre che i cristiani erano tutti uguali in Cristo, ugualmente peccatori bisognosi della grazia e ugualmente amati, giustificati e adottati come figli da Dio. Questa nuova identità portò con sé diverse conseguenze pratiche. La comunità cristiana fu la prima comunità religiosa multietnica che riuniva insieme ricchi e poveri come non era mai accaduto prima di allora. Le relazioni all’interno della comunità cristiana dovevano basarsi sul dono di sé e sull’amore che si sacrifica, e non sulla classe sociale di appartenenza.

4. Una nuova visione della sessualità.

Una delle applicazioni più rilevanti di questa nuova identità ed etica sociale si ebbe nell’ambito delle relazioni sessuali. Per i cristiani il sesso non doveva essere basato sul potere (come avveniva nella società Romana) ma sull’amore, e non doveva essere asservito alla cultura ma a Cristo, il quale diede se stesso per noi portandoci in una relazione basata su un patto ed esclusiva con lui. L’amore sessuale doveva rispecchiare l’amore salvifico di Dio, e questo significava che il sesso era guidato da due principi. Il primo principio era il dono di sé. Come la salvezza e l’intimità con Dio si possono avere unicamente all’interno di una relazione pattale esclusiva che dura tutta la vita con Dio, così l’intimità sessuale deve essere sperimentata soltanto all’interno del matrimonio. Il secondo principio era quello della diversità di genere. Come la salvezza crea un’unione tra Dio e l’umanità (un’unità che attraversa grandi differenze) così il matrimonio mette insieme due persone diverse (il maschio e la femmina). Come ciascun genere ha le sue bellezze e capacità che l’altro genere non è in grado di riprodurre, così praticare le diversità di genere nel matrimonio unisce l’intera gamma delle eccellenze e capacità umane.

5. Il fallimento della società occidentale.

Quando le leggi che imponevano gli standard sessuali cristiani in tutta una nazione erano sganciate dalla visione superiore dell’amore e della grazia di Cristo che animava tali standard, subentrò una sorta di “negatività nei confronti del sesso”, cosicché in molti paesi tutto ciò che riguardava il sesso in generale era visto come disonorevole. Inoltre, quando i costumi sessuali cristiani sono accettati da una popolazione formata in gran parte da cristiani nominali che non hanno la profonda consapevolezza di essere dei peccatori salvati per grazia, il più delle volte essi vengono imposti con molta durezza, in modo tale che adolescenti incinte o giovani omosessuali vengono trattati in modo crudele. E spesso i leader della società non solo hanno violato la loro dichiarata moralità, ma hanno usato il loro potere per costringere altre persone ad avere rapporti sessuali con loro come avveniva nell’antica Roma. Le persone prive di potere si sentivano escluse e oppresse.

6. La rivoluzione sessuale moderna.

La rivoluzione sessuale moderna è stata, per certi versi, una reazione a questo sistema severo. Ad ogni modo, c’è un’evidenza piuttosto ampia che la rivoluzione stia fallendo sotto molti aspetti. Anche se i nostri contemporanei hanno mantenuto l’idea del mutuo consenso (idea proveniente dal cristianesimo), essi hanno separato il sesso da un’impegno per la vita. Ciò significa che siano tornati indietro nel tempo al mondo antico, in cui il sesso serviva ad appagare se stessi piuttosto che donare se stessi con amore. Il sesso diventa una transazione, un bene di consumo in cui due parti si scambiano dei favori solo fino a quando i loro bisogni sono soddisfatti. Il risultato è che abbiamo un gran numero di persone che fanno sesso ma che si sentono usate (e di conseguenza abbandonando l’intimità sessuale per la stimolazione digitale o altre forme di piacere e diversivi approvate dalla società ); un gran numero di persone che non sentono il bisogno di sposarsi e avere figli; un gran numero di persone che si sentono sole e isolate, dato che il numero di persone che vivono in una famiglia è crollato. Queste tendenze hanno effetti devastanti specialmente sulle comunità più povere e quindi, indiscutibilmente, l’etica sessuale moderna colpisce più duramente coloro che hanno meno potere e protezione sociale.

7. La controcultura sessuale cristiana.

I cristiani continuano a credere che è necessario radicare il sesso nella storia più grande dell’amore salvifico di Dio. La nostra cultura ci dice che dobbiamo scoprire i nostri desideri più profondi e poi esprimerli, così da diventare il nostro sé autentico. Ma la realtà è che nel nostro cuore sono presenti impulsi contraddittori. Abbiamo bisogno di uno standard esterno che ci aiuti a stabilire quali desideri e istinti coltivare e quali no. I popoli antichi e quelli moderni lasciano allo stesso modo che sia la loro cultura a stabilire gli standard. Il cristianesimo dice: Non permettere che un gruppo o una cultura definisca il tuo valore. Lascia che sia la Parola di Dio a darti la griglia morale per conoscere il tuo cuore, e lascia che siano l'amore e la grazia di Dio, in Gesù Cristo, a darti il tuo valore e la tua identità più profonda.

Noi crediamo che questo legame tra l’amore di Dio e la sessualità, incarnato dal modello biblico del matrimonio, sia il modo migliore in cui gli essere umani possono vivere e prosperare.

Portare i pesi gli uni degli altri è qualcosa di molto pratico per Bohuš e la chiesa di Nitra. Come abbiamo ascoltato nel video, significa guidare in auto fino al confine e prendere rifugiati che fuggono dalla guerra e dalla morte. Significa mettere due o tre dei tuoi figli in una camera da letto per accogliere altri bambini. Per Vlad Oara, un pastore nella confinante Romania, significherà affittare strutture ricettive per loro in modo che le persone che affluiscono in massa non dovranno essere alloggiate in campi sovraffollati.

In Polonia, dove Tomek Otremba è pastore nella città di Cieszyn, ci si aspetta che fino a tre milioni di Ucraini cercheranno rifugio nei prossimi mesi. La sua denominazione sta già chiedendo ai credenti di aiutare a coordinare gli aiuti e ci sono già persone che si stanno rendendo disponibili ad ospitare le famiglie dei rifugiati.

Riflettendo su queste cose, mi viene in mente Apocalisse 19. In questo capitolo, vediamo in modo stupendo la sovranità del nostro Dio, la responsabilità dell’uomo e la speranza che offre il Vangelo.

La sovranità di Dio

Prima di tutto, vediamo la sovranità assoluta e suprema di Dio. Il versetto sei descrive la voce di una grande moltitudine che diceva: “Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno”. Dio è sempre e assolutamente sovrano. Niente in questa terribile situazione sfugge al controllo sovrano di Dio. Ciò significa che, alla fine, Vladimir Putin dovrà rispondere dei suoi crimini. 

“Alleluia! La salvezza, la gloria e la potenza appartengono al nostro Dio, perché veritieri e giusti sono i suoi giudizi”.

Lodiamo Dio perché egli è in controllo degli eventi, perché egli giudicherà con giustizia e verità, e perché nessuno la farà franca. I potenti di questa terra pensano di poter agire impunemente, ma Dio li chiamerà a rispondere di tutte le loro azioni. In particolare, penso che l’aggressione militare russa sia stata una pugnalata al cuore dei nostri fratelli e sorelle russi, dal momento che la loro classe politica agisce e parla a loro nome di cose che essi non vogliono né approvano.

La responsabilità dell’uomo è visibile nel giudizio di Dio sulle opere malvagie degli uomini. Ma la nostra responsabilità è visibile anche nel bene che dobbiamo compiere nelle prove e nelle tribolazioni.


La responsabilità dell’uomo

“Poi udii come la voce di una gran folla e come il fragore di grandi acque e come il rombo di forti tuoni, che diceva: «Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi»” (Apocalisse 19:6–8).

Le opere giuste dei santi non li salvano. La salvezza è il risultato dell’opera compiuta dall’Agnello che è stato immolato prima della fondazione del mondo (Ap. 13:8). Tuttavia, esse contraddistinguono la Sposa mentre si prepara per lo Sposo. Mentre aspettiamo lo Sposo dobbiamo essere caratterizzati da opere giuste. 

Per i nostri fratelli e sorelle in Russia, si tratterà di opporsi al potere e dire la verità. Per i nostri fratelli e sorelle in Ucraina, si tratterà senza dubbio di dover resistere con le armi in alcune occasioni, e di accogliere i rifugiati e confondere i piani dell’invasore in altre. Per noi che non siamo direttamente coinvolti nel conflitto, le nostre opere giuste consisteranno nel contribuire finanziariamente alle operazioni di soccorso, nell’ospitare i rifugiati e nel pregare e sostenere le chiese e le loro guide in Ucraina come Sasha.


La speranza del Vangelo

Alla fine, però, guardiamo oltre questi eventi storici al tempo in cui tutto andrà bene e tutte le cose saranno sistemate. Le nozze dell’Agnello sono alle porte!

“E l'angelo mi disse: «Scrivi: "Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello"». Poi aggiunse: «Queste sono le parole veritiere di Dio». Io mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo. Ma egli mi disse: «Guàrdati dal farlo. Io sono un servo come te e come i tuoi fratelli che custodiscono la testimonianza di Gesù: adora Dio! Perché la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia»” (Ap. 19:9–10).

Le nozze saranno precedute dal ritorno dell’Agnello, il cui nome è Fedele e Verace, che cavalcherà un cavallo bianco e che verrà per giudicare e combattere con giustizia. Questa sarà la resa dei conti finale per tutti, grandi e piccoli (v. 18). 


Nel frattempo, attendiamo con speranza. Guardiamo in avanti con aspettativa perché siamo benedetti di essere invitati alla cena delle nozze dell’Agnello. Aspettiamo con cuori che adorano e aspettiamo nello spirito della profezia, vale a dire, nella testimonianza audace, coraggiosa e gioiosa di Gesù. Per Acts 29, questo significa in particolare continuare a predicare il Vangelo affinché chiese siano fondate e persone conoscano Gesù in tutto il mondo, soprattutto, in questo momento, in Russia e Ucraina.


Philip Moore è il vicepresidente di Acts 29 per le regioni globali e il direttore del network Europa. Vive a Parigi con sua moglie Rachele e con i loro cinque figli.

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