Abbiamo sottovalutato il battesimo?

La grazia e il peccato

Immagina che un tuo amico cristiano ti confessi che sta pensando di lasciare sua moglie. Ha conosciuto un’altra donna che lo rende veramente felice. Forse non te lo dice, ma hai la sensazione che egli si aspetti la tua benedizione.

“Come puoi anche solo pensare a una cosa del genere?” gli dici. “È una cosa sbagliata, e tu lo sai”.

“Non è la cosa migliore”, lui risponde. “Ma è sicuramente meglio di un matrimonio infelice. D’altronde, Dio mi perdonerà. È nella sua natura perdonare”.

Come risponderesti?

Ci sono diversi modi in cui potresti rispondere—alcuni indubbiamente migliori di altri—ma mi chiedo se la tua risposta includerebbe un richiamo al suo battesimo, perché è così che Paolo ha risposto a uno scenario del genere.

Com’è noto, nella sua lettera ai Romani Paolo espone la meravigliosa verità che noi siamo giustificati—resi giusti davanti a Dio—per mezzo della sola fede in Cristo. Non siamo salvati in base a quello che facciamo, ma per la grazia di Dio. Egli spiega come Cristo ha annullato il peccato di Adamo, cancellando la rovina che egli aveva causato. Come la disubbidienza di Adamo ha portato la morte all’umanità, così l’ubbidienza di Cristo dona vita a questa nuova umanità.

Ma poi Paolo anticipa una possibile conclusione: “Senz’altro questo significa che posso peccare impunemente, dal momento che la grazia copre il mio peccato. Anzi, più pecco, più la grazia abbonda”. Il tuo amico che scusa la sua decisione di lasciare la moglie è solo una variazione di questo argomento.

Questa è la risposta di Paolo in Romani 6:3-4:

Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita.

Diventare un cristiano, dice Paolo, comporta molto di più che adottare una nuova visione del mondo. Comporta ancora di più che essere perdonati da Dio—anche se il perdono ne fa certamente parte. Quando diventi un cristiano, dice Paolo, vieni trasportato dal potere della morte nel regno della vita—non attraversando un confine o ottenendo un permesso di soggiorno, ma attraverso una morte e una risurrezione. Essendo unito a Cristo, sei morto alla vecchia umanità in Adamo e sei rinato in una nuova umanità in Cristo. Se il tuo amico lasciasse sua moglie, sarebbe come se egli tornasse al vecchio regime della morte. Sarebbe completamente incoerente con la sua identità di membro del popolo di Cristo e cittadino del regno di vita di Cristo.

Ma Paolo dice anche altro: egli si concentra sul battesimo del tuo amico. Egli non dice: “Ignorate forse che tutti noi che siamo stati uniti a Cristo Gesù per mezzo della fede siamo stati uniti a lui nella sua morte?” Avrebbe potuto farlo. Ma quello che effettivamente dice è: “Ignorate forse che tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo Gesù siamo stati battezzati nella sua morte?”

Come mai?

Il battesimo quale segno del Vangelo e del Patto

Per prima cosa, il battesimo è una rappresentazione della storia del Vangelo. Il Vangelo è la buona notizia che Cristo ha preso su di sé il peccato e la morte ed è risorto trionfante. Il Vangelo è anche la buona notizia che coloro che appartengono a Cristo condividono per fede questa vittoria. Siamo morti con Cristo, siamo stati sepolti con Cristo e siamo stati risuscitati con Cristo. Questo viene efficacemente messo in atto nel nostro battesimo. Comunque il battesimo venga praticato, il nostro scendere nell’acqua è un’immagine della nostra morte con Cristo e il nostro uscire dall’acqua è un’immagine della nostra risurrezione con Cristo. È come se la nostra vecchia vita rimanesse nell’acqua e una nuova vita emergesse dall’acqua, una vita vissuta per Dio.

Il punto di Paolo qui in Romani 6 è che la morte e la risurrezione simboleggiate dal battesimo non sono semplicemente per l'inizio della vita cristiana. La loro impronta deve segnare la totalità della nostra vita. Ogni giorno dobbiamo morire al peccato e a noi stessi, e ogni giorno possiamo vivere mediante il potere di risurrezione della nuova vita. Noi viviamo una vita battezzata—una vita definita dalla storia rievocata nel nostro battesimo.

Ma il battesimo è anche un patto. In un certo senso, il battesimo è simile a un funerale perché segna la fine della nostra vecchia vita. Ma in un altro senso, il battesimo è come un matrimonio. È l’atto che suggella la nostra unione con Cristo. Come l’anello nuziale è il segno dell’unione coniugale con mia moglie, così il battesimo è il segno del mio patto di unione con Cristo. Nel battesimo, Cristo promette di farci suoi, di restare al nostro fianco, di proteggerci e di amarci. E noi ci affidiamo a lui, sia come nostro Salvatore sia come nostro Signore.

Per il tuo amico lasciare sua moglie non significa semplicemente rompere il suo patto con lei, ma rompere il suo patto con Cristo. Ma la cosa è ancora più seria. Certo, prendiamo un impegno con Cristo nel battesimo. Certo, facciamo una dichiarazione con il battesimo. Ma la voce principale che parla nel battesimo è la voce di Cristo. La nostra decisione di seguire Cristo è importante, ma alla base di questa decisione c’è l’amore di Dio che ci ha eletto e la potenza rigeneratrice dello Spirito. Il battesimo rispecchia questo modello. Prima di tutto, il battesimo rappresenta l’impegno di Cristo nei nostri confronti, la sua promessa che apparteniamo a lui.

Uscire da questa relazione fondata su un patto è quindi una cosa pericolosa da fare. Il tuo amico potrebbe essere un vero figlio di Dio che si sta sviando, o potrebbe non essere mai stato un cristiano e la cosa viene ora manifestata dalle decisioni che sta prendendo. Non puoi esserne sicuro, e nemmeno lui. Egli sta rinunciando alle consolazioni del patto che il suo battesimo intendeva ricordare.

Siamo chiamati a ricordarci a vicenda che siamo un popolo battezzato: un popolo sotto la protezione di Cristo, un popolo il cui peccato è stato lavato, un popolo che è risuscitato a una nuova vita e a una nuova speranza. Cristo ci ha dato il battesimo come consolazione nella vita e nella morte.

Qualche anno fa, nel Regno Unito c’era una famosa pubblicità il cui slogan recitava: “Un cane è per la vita, non solo per Natale”. Un’associazione animalista aveva scoperto che molti cani abbandonati ospitati nei suoi rifugi erano stati inizialmente dati come regali di Natale. A tutti era piaciuto vedere un cucciolo carino saltare fuori da una scatola il giorno di Natale, ma le famiglie non erano preparate a prendersi cura di un cane. Da qui lo slogan: “Un cane è per la vita, non solo per Natale”.

In un modo simile potremmo dire: “Il battesimo è per la vita cristiana, non solo per gli inizi”. È per tutta la vita cristiana, e non solo per il suo inizio. Esso definisce chi siamo e di conseguenza plasma il modo in cui viviamo. Perciò, la prossima volta che discepoli qualcuno —qualunque siano le particolari sfide o opportunità che si trova ad affrontare—forse dovresti considerare di iniziare la tua risposta così: “Ricorda, tu sei stato battezzato . . . ”

Tim Chester è l’autore del libro Verità che non possiamo toccare: come il battesimo e la Cena del Signore plasmano la nostra vita.


Tim Chester (PhD, University of Wales) è un docente di Crosslands e pastore della Grace Church, Boroughbridge, North Yorkshire. È autore o coautore di oltre quaranta libri, tra cui Un pasto con Gesù; Riformare la gioia; e, con Michael Reeves, Perché la Riforma è ancora importante.

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