Rinuncia a te stesso per avere più gioia

La logica esplicita e le parole specifiche di Marco 8:34–38 lasciano poco dubbio su che cosa Gesù si stesse focalizzando quando disse: “Rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Ecco il testo con gli indicatori logici espliciti in corsivo (“perché”, usato quattro volte):

Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, [Gesù] disse loro: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor di me e del vangelo, la salverà. Perché che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua? Perché, che darebbe l’uomo in cambio della sua anima? Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre con i santi angeli”.

Prima di tutto, notiamo una ripetizione quasi superflua nel dire al versetto 34: “Se uno vuol venire dietro me . . . mi segua”. Poiché “mi segua” non ci dice come seguire, lo considero un segno che tutta l’attenzione è sui due comandi che ci dicono precisamente come seguire Gesù; ossia: “Rinunci a se stesso e prenda la sua croce”.

Che cosa significa “Prendere la tua croce”?

Che cosa implicherebbe per te prendere la tua croce (non quella di qualcun altro)? Almeno quattro cose:

  1. Opposizione: La croce era usata per giustiziare criminali che subivano l’opposizione dell’Impero Romano.

  2. Infamia: Questa esecuzione era riservata ai criminali peggiori, e la vittima di solito restava nuda sulla croce per ore.

  3. Sofferenza: Questo tipo di esecuzione aveva lo scopo di prolungare nel tempo un dolore straziante.

  4. Morte: Lo scopo della crocifissione era la morte, non la tortura seguita dalla liberazione.

Perciò, quando Gesù disse che per seguirlo dobbiamo prendere la nostra croce, egli intendeva quanto meno questo: Sii disposto (senza mormorare, senza criticare Dio, senza codardia) ad affrontare l’opposizione, a subire l’infamia, a soffrire e a morire, tutto questo a causa della tua fedeltà a Gesù. Oppure, per andare al cuore della questione, “prendere la tua croce” significava per Gesù fare di lui il nostro tesoro, più di quanto amiamo l’approvazione umana, l’onore, il benessere e la vita. La nostra sofferenza non onora Gesù a meno che non la sopportiamo perché amiamo Gesù. Prendere la nostra croce significa che Gesù è diventato per noi più prezioso dell’approvazione, dell’onore, del benessere e della vita.

L’io a cui si rinuncia e l’io che rinuncia

Che cosa ci dicono del comando di prendere la croce le parole che lo precedono “Rinunci a se stesso . . .”? Ci dicono in che modo possiamo svolgere questo difficile compito. Qualcosa deve succedere in noi per renderci disposti a prendere la nostra croce. Notiamo che Gesù introduce qui un nuovo io. Se io rinuncio a me stesso, c’è l’“io” che sta rinunciando a se stesso, e c’è l’“io” a cui ho rinunciato. C’è un io che rinuncia e un io a cui si rinuncia.

Qual è la differenza? Quando il vecchio io, a cui ho rinunciato, guarda all’opposizione, all’infamia, alla sofferenza e alla morte cui Gesù ci chiama, dice: “No! Non ci sto!” Quel vecchio io ama l’approvazione umana, l’onore, il benessere e la vita più di quanto ama Gesù.

Ma il nuovo io che rinuncia a quello vecchio, dice al vecchio io che ama il mondo: “Non sei più tu che comandi. Io amo Gesù più dell’approvazione dell’uomo, dell’onore, del benessere e della vita. Sono quindi pronto a sopportare l’opposizione, l’infamia, la sofferenza e la morte. C’è un guadagno maggiore nel seguire Gesù, anche nella sofferenza, che nell’allontanarsi da lui, anche in presenza di diecimila vantaggi terreni”. E’ così che parla il nuovo io.

Questo è il comando del versetto 34: Hai una nuova identità. Agisci in base ad essa. Rinuncia al vecchio io che ama le comodità di questo mondo e ricevi la gioia migliore di conoscere Gesù, non importa quanto sia alto il costo su questa terra.

Logica al servizio dell’amore

Arriviamo adesso a una serie di quattro motivazioni, o incentivi, per ubbidire a questo comando. Gesù segnala queste quattro motivazioni con quattro congiunzioni logiche: “perché . . . perché . . . perché . . . perché”. Ciascuna motivazione si basa su quella successiva. Il semplice fatto che Gesù insegna in questo modo logico dovrebbe farci sedere e prendere nota. Il suo è un modo di parlare che rompe gli stereotipi.

Lo stereotipo è che la logica e l’amore non stanno insieme. Razionalità e passione non vanno d’accordo. Morire e riflettere sono come l’olio e l’acqua. Ci sentiamo dire allora che quando siamo chiamati a rischiare le nostre vite, non siamo chiamati tanto a ragionare. E’ una cosa più passionale, più importante, più legata ai sentimenti di quello.

Gesù non accetta quello stereotipo. Ci sta davvero chiamando a morire. Egli è davvero passionale. Egli è davvero appassionato e viscerale nel suo appello. Dopotutto, egli può già avvertire gli orrori della sua croce gravare sul suo cuore. Nondimeno, egli ragiona e discute. Ci tratta come persone complete, non come dei sentimentaloni irrazionali e impulsivi. Se non ci troviamo a nostro agio con l’unione tra amore e logica, ragione e zelo, morte e decisione, siamo noi che dobbiamo crescere, non Gesù.

Prima motivazione: Perdi la tua vita per salvarla

Perché il nuovo io dovrebbe dire “No!” al vecchio io che brama il benessere, e accettare di pagare il prezzo dell’opposizione, dell’infamia, della sofferenza e della morte per amore di Gesù? Il motivo si trova nel versetto 35:

Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà”.

Queste due parti indicano due motivazioni per rinunciare a se stessi e prendere la propria croce che in realtà sono due parti dello stesso ragionamento. La prima parte si basa sul presupposto che noi non vogliamo perdere la nostra anima. La seconda parte si basa sul presupposto che noi vogliamo salvare le nostre anime. Non voler perdere l’anima e volerla salvare sono due lati dello stesso desiderio. Gesù presuppone che tale desiderio esiste e che è buono. Fa quindi appello a questo desiderio considerandolo una motivazione valida.

Un pessimo modo di salvare la vita

Nella prima parte del versetto 35, a che cosa si riferisce la frase “vorrà salvare la sua vita”? Si riferisce ai desideri del vecchio io interessato al benessere. E’ il contrario di prendere la croce. E’ il desiderio dell’approvazione dell’uomo, dell’onore, del benessere e della sicurezza che proviene dall’evitare la croce. Bisogna rinunciare proprio a questo. Perché?

Perché se il nuovo io non rinuncia a questo modo di “salvare la vita”, allora tutto è perduto: l’anima e tutto il resto. Gesù presume che non vogliamo perdere tutto. Il nuovo io non vuole perire. Perciò egli afferma: “Perciò, non salvate la vostra vita dalla croce, affinché non periate per sempre!”

Il modo giusto per salvare la vita

La seconda parte del versetto 35 usa la stessa motivazione vista dall’altro lato della medaglia.

“Chi perderà la sua vita per amor di me e del vangelo la salverà”.

A che cosa del versetto 34 si ricollega la frase “perderà la sua vita per amor di me e del vangelo”? Si ricollega al prendere la croce e perdere l’approvazione umana, l’onore, il benessere e la vita su questa terra. Se faremo questo, salveremo le nostre anime. Non periremo. Al contrario, il nuovo io che dice “Sì!” a questa “perdita” del prendere la croce e che rinuncia al vecchio io che evita la croce, “salverà la sua vita”, ossia vivrà per sempre con Gesù.

Chi è il nuovo io che rinuncia a se stesso?

Si noti in che modo il versetto 35 chiarisca chi è il nuovo io. Il nuovo io perde “la sua vita per amor di me e del vangelo”. Una nuova persona è perciò venuta all’esistenza, che ama Gesù e il suo vangelo più di quanto ama l’approvazione dell’uomo, l’onore, il benessere e la vita su questa terra. Questo è il nuovo io che rinuncia al vecchio io che brama il benessere e che cerca di salvare se stesso evitando la croce.

Il nuovo io desidera la vita non meno del vecchio io. Ma questi due io trovano la vita in cose radicalmente diverse, e la ricercano in modi radicalmente diversi. Il nuovo io trova vita in Gesù e nel suo vangelo. Il vecchio io trova vita nel cercare di ottenere il massimo dell’affermazione, dell’onore, del benessere e della sicurezza possibile in questo mondo. Il nuovo io cerca pienezza di vita perdendo la vita su questa terra per “salvarla” per sempre. Il vecchio io cerca pienezza di vita salvando la vita su questa terra, perdendola così per sempre.

Perciò, visto che salvare la vita sulla terra la fa perdere per sempre, e perdere la vita su questa terra la salva per sempre, costi quel che costi, rinuncia al vecchio io suicida che brama il benessere, prendi la tua croce, e vivi con Gesù per sempre.

Seconda motivazione: Nessun guadagno

Il versetto 36 è una motivazione per il versetto 35. Perché perderai la tua vita se cerchi di salvarla in questo mondo evitando la croce?

Perché che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?”

Questa è una domanda retorica, ovverosia non c’è nessuna risposta perché si presume che tutti la conosciamo. La risposta che si presume è: “Nessun guadagno”. Se trasformiamo la domanda e la risposta che ci si aspetta in un’affermazione, potrebbe suonare più o meno così: “Non c’è nessun profitto nel possedere il mondo intero, perché non può salvare la vostra anima”. L’anima non può essere comprata con tutta la ricchezza del mondo.

In che modo questa è una motivazione per l’affermazione del versetto 35 che dice che perderai la tua vita se cerchi di salvarla evitando la croce? Il presupposto che Gesù sta affrontando è che il tentativo mondano di salvare la tua vita (versetto 35) avrà successo se sarai capace di ammassare abbastanza scorte e protezioni che il mondo offre. A questa convinzione il versetto 36 risponde: “Non funzionerà! Perché anche se guadagni tutto il mondo, perderai comunque la tua anima”. Il versetto 36 conferma quindi il versetto 35 dicendo che nessun tentativo di salvare la vita avrà successo, se il tuo sforzo ha l’obiettivo di prendere per te quanto più possibile di questo mondo.

Terza motivazione: Niente può comprare la tua anima

Il versetto 37 è a questo punto una motivazione per il versetto 36. Perché guadagnare tutto il mondo è inutile per salvare l’anima?

Perché, che darebbe l’uomo in cambio della sua anima?”

Di nuovo, per capire come agisce questa motivazione, dobbiamo trasformare la domanda retorica in un’affermazione. Suonerebbe all’incirca così: “Perché non c’è niente che un uomo può dare in cambio della sua anima”. Oppure, usando altre parole: “Nessun prezzo, assolutamente nessuno, può essere pagato per riavere l’anima dalla perdizione eterna”. Possedere tutto il mondo è inutile quando si tratta di non perdere l’anima e di salvarla (versetto 36), perché niente, assolutamente niente, nell’universo creato può comprare l’anima (versetto 37).

Quarta motivazione: Vergognarsi di Gesù

Infine, il versetto 38 è una motivazione per il versetto 37. Come mai assolutamente niente può riacquistare l’anima perduta (versetto 37)?

Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre con i santi angeli”.

Un presupposto implicito rende possibile questa motivazione. Notate che si passa dall’essere ricchi delle cose di questo mondo (versetto 37) a vergognarsi di Gesù (versetto 38). Nessuna ricchezza può salvare l’anima nel giorno del giudizio perché Cristo nell’ultimo giorno si vergognerà di chi si è vergognato di lui. In che modo agisce questa motivazione?

Il presupposto implicito che la rende possibile è questo: La ricerca della ricchezza in questo mondo va di pari passo con il vergognarsi di Gesù e delle sue parole. Questo ha un senso, perché ci riporta al prendere la nostra croce nel versetto 35, che significa accettare l’infamia per amore di Gesù.

Rifiutare la croce, cercando così di salvare le nostre vite in questo mondo, si concretizza principalmente accumulando quanta più ricchezza e protezione possibile. Pensiamo che guadagnando una bella fetta di “tutto il mondo” (versetto 36) possiamo salvare le nostre vite dall’opposizione, dall’infamia, dalla sofferenza e dalla morte della croce. Il nostro profondo desiderio di evitare la vergogna in questo mondo è dunque la ragione principale per cui cerchiamo di accumulare ricchezza.

Il timore della vergogna porta all’amore del denaro

Adesso possiamo capire il modo in cui il versetto 38 conferma il versetto 37. Il versetto 37 dice: “Non c’è assolutamente nessun prezzo che possa essere pagato per riacquistare l’anima dalla perdizione eterna”. Come mai? Il versetto 38 risponde: “Perché l’aver voluto evitare di essere disonorati per Gesù, cosa che si nascondeva dietro il tuo desiderio di denaro, comodità e sicurezza, avrà per conseguenza che Gesù ti volterà completamente le spalle nel giudizio finale”.

Alle persone che rifiutano di prendere la sua croce, Gesù dice: “Quando verrò in quel giorno, i vostri giorni privi di infamia saranno finiti. Sarete respinti dal cielo. Io mi vergognerò di voi. Vi volterò le spalle, ed entrerete in un’eternità di assoluta umiliazione. Perciò, tutti i vostri ottant’anni spesi nell’evitare l’infamia e nell’accumulare ricchezze si concluderanno con un’infamia eterna e una perdita eterna”.

Non rinunciare alla Gloria

Per chiarire che cosa c’è in gioco, Gesù menziona “la gloria di suo Padre” e dei “santi angeli”. In questa vita, vi siete rifiutati di prendere la croce di infamia e di sofferenza perché avete preferito la gloria dell’uomo. E Gesù, per imprimere bene nella mente l’assoluta follia di tutto ciò, fa notare che il pubblico su cui state cercando di fare una buona impressione è “una generazione adultera e peccatrice”! State scegliendo di rinunciare a Gesù per ottenere l’approvazione di adulteri e peccatori!

Questo si dimostrerà uno scambio dagli esiti catastrofici, perché alla fine avrai perso la più grande gloria immaginabile (la gloria di Dio) e la più grande acclamazione immaginabile (la gioia di milioni di angeli senza peccato). In ultima analisi, quella rinuncia è ciò che significa “perdere la tua vita” (versetto 35).

Perdere per guadagnare, subire l’infamia per ottenere la gloria

Notate un altro legame tra i versetti 38 e 35.

Versetto 35: chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo . . . [la salverà]

Versetto 38: se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole . . . [perderà la sua anima]

Questo parallelo mostra che perdere la nostra vita in questo mondo per amore di Gesù significa accettare con gioia qualunque infamia, qualunque imbarazzo, umiliazione o degradazione, che il mondo riverserà su di noi per esserci schierati dalla parte di Gesù e delle sue parole impopolari. Atti 5:41 è un’immagine di questo:

[Gli apostoli] se ne andarono dal sinedrio, rallegrandosi di essere stati ritenuti degni di essere oltraggiati [o di essere disonorati] per il nome di Gesù.

Il maggiore ostacolo per seguire Gesù non è l’amore del denaro. E’ più profondo. Il denaro è solo un mezzo materiale per appagare i nostri sentimenti. Quello che davvero vogliamo evitare è di essere umiliati, disprezzati e screditati, e quello che davvero desideriamo è essere onorati, lodati e tenuti in considerazione.

Prendere la nostra croce significa che questo vecchio io che ama essere lodato è morto, e che un nuovo io è venuto all’esistenza. L’evidenza di questo nuovo io nel versetto 35 è che Gesù e il vangelo sono più preziosi della vita stessa. L’evidenza del nuovo io nel versetto 38 è che Gesù e le sue parole sono più preziosi di una vita vissuta negli splendori di questo mondo.

Sei pronto a morire per godere di una gioia infinita?

Non sia mai detto però che la chiamata di Gesù di andare e morire con lui non abbia alcun incentivo favorevole. Tutto quello che egli dice in Marco 8:34–38 è una motivazione appassionata a non buttare via le vostre vite eterne per amore di qualche anno di ricchezza e gloria umane. Egli ci sta scongiurando di “salvare le nostre vite” (versetto 35) nell’eternità perdendole in questo mondo, proprio come egli disse in Giovanni 12:25:

“Chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà in vita eterna”.

Egli ci sta scongiurando di non farci ingannare dalla bugia che possedere tutto il mondo ci farà del bene alla fine. Ci sta pregando di guardare oltre l’infamia della croce e vedere la gloria del Padre e dei suoi santi angeli. Potremmo dire che ci sta chiamando a cantare l’ultimo verso dello splendido inno di George Matheson “O Love That Will Not Let Me Go”.

O croce che risollevi il mio capo,
   Non oso chiedere di fuggir da te;
Giaccio nella polvere, morto alla gloria di questa vita,
   e lì dalla terra rossa fiorisce
una vita che infinita sarà.


John Piper (@JohnPiper) è il fondatore e insegnante di desiringGod.org e rettore del Bethlehem College & Seminary. E’ stato per 33 anni il pastore della Bethlehem Baptist Church di Minneapolis, Minnesota. Ha scritto più di 50 libri, incluso “Reading the Bible Supernaturally.

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John Piper