Prepara la strada per il prossimo pastore

Quando eravamo giovani credenti, io e mia moglie eravamo membri di una chiesa vecchia e ben consolidata. Era stata fondata diversi decenni prima da un uomo con una grande personalità, un profondo amore per il Signore, e tantissima sapienza.

Eravamo i membri più giovani della chiesa. Ascoltavamo con interesse i santi più maturi mentre parlavano affettuosamente dei “vecchi tempi” in cui la chiesa cresceva ed era una comunità contraddistinta da una fede coraggiosa. Mentre il pastore invecchiava e le sue capacità  diminuivano, la chiesa sembrava fare altrettanto. Diversi anni dopo il nostro arrivo, il pastore guida andò dal suo Sommo Pastore. Purtroppo, la sua morte fece precipitare la chiesa in un lungo periodo di depressione, divisione e declino.

La mia paura è che molti giovani fondatori di chiesa potrebbero portare le loro chiese in una direzione simile. Malgrado tutto il bene che questo fratello-pastore fece, non aveva preparato la sua chiesa per l’inevitabile giorno in cui non sarebbe più stato il loro pastore. E le conseguenze sulla chiesa furono fin troppo evidenti.

I pastori fondatori di chiesa devono prepare la chiesa per la loro futura dipartita. Devono preparare la strada per il prossimo pastore.

‘Vale più la fine’

Da quando sono entrato anch’io nella fondazione di chiese, ho cercato di fare mio il consiglio di Salomone: “Vale più la fine di una cosa, che il suo principio; e lo spirito paziente vale più dello spirito altero” (Ecclesiaste 7:8).

La struttura sintattica di Salomone crea un parallelo poetico in cui egli paragona due leader e il loro campo visivo. Il leader che si concentra soltanto sulla fase iniziale della sua chiesa, secondo Salomone, ha uno spirito orgoglioso.

Come fondatore di chiesa, sono tentato a mettermi sulla difensiva a questo punto. Sono nato per muovermi in situazioni caotiche, risolvere problemi, vedere opportunità e coglierle. Affinché una chiesa di nuova fondazione possa sopravvivere, i fondatori di chiesa devono essere concentrati sulle sfide quotidiane e rispondere ad esse, giusto? Come può essere questa una manifestazione di orgoglio?

Non penso che lo sia per forza. Ma come Salomone fa capire, l’orgoglio può essere presente se la mia visione è bloccata dall’egoismo o dalla paura. Potrebbe essere:

  • Orgoglio nelle mie capacità—Ho lavorato con una forza sovrumana per fondare questa chiesa e nessuno mi ha aiutato. Perché dovrei aiutare chi verrà dopo di me?

  • L’orgoglio della gioventù—Sono giovane e so che non vivrò per sempre, ma c’è sempre tempo per occuparsi di questo più avanti.

  • L’orgoglio di ricevere il riconoscimento—Amo l’attenzione e il senso di importanza che proviene dal fatto che le persone dipendono da me, e mi sento minacciato dall’idea di trasferire parte di questa fiducia a qualcun altro.

In ogni caso, l’’orgoglio può accecare. Può impedirci di vedere il compito fondamentale di fare preparativi per il futuro.

A differenza del leader orgoglioso e miope, Salomone dice che il leader che si concentra sul risultato finale del suo lavoro è un leader paziente (e migliore). L’applicazione è chiara: Un fondatore di chiesa saggio formerà intenzionalmente una cultura di leadership nella chiesa che può essere trasmessa a una nuova generazione di leader.

Un bravo pastore preparerà la strada per il prossimo pastore promuovendo pazientemente una cultura vangelocentrica, che ci fornisce lo stimolo per onorare gli altri e amarli più di noi stessi. Un fondatore di chiesa saggio cercherà di creare una cultura del vangelo che non muore con lui. E per fare questo, dobbiamo avere uno spirito paziente.

Preparazione intenzionale

Ma il problema spesso sta in quella parola “paziente”. La odiamo. Come fondatori di chiesa, tendiamo a vivere all’estrema destra della sequenza “Pronti, Puntate, Fuoco”, e le persone che stanno all’estrema sinistra ci uccidono lentamente, perché non fanno niente velocemente.

Persone come noi—determinate, intraprendenti, orientate al cambiamento—come possono guidare con uno spirito paziente? E in che modo questo ci aiuterà a preparare le nostre chiese alla nostra futura—inevitabile—partenza?

Queste sono tre cose che possiamo fare per preparare le nostre chiese al futuro pur continuando ad andare alla carica, risolvere problemi, e sfruttare al massimo le attuali opportunità.

1. Delega il potere

Prega per avere anziani fedeli e cerca di formare anziani che servano al tuo fianco. Se un autobus dovesse investirti (fisicamente o metaforicamente), questi leader saranno responsabili di portare avanti la missione del vangelo e —quando sarà il momento—di aiutare a trovare un pastore per sostituirti.

Se questi leader sono stati formati soltanto per approvare automaticamente la tua leadership, andranno in confusione quando dovranno guidare la chiesa in transizioni burrascose. Se credi che Dio li abbia suscitati, allora fidati di loro e responsabilizzali.

2. Diffondi fiducia

Metti in evidenza altri leader. Fai predicare ad altri. Condividi i riflettori e racconta le storie di altre persone. Rifiuta l’allettante bugia del fondatore di chiesa supereroe solitario. Esercitati regolarmente ad attribuire il merito agli altri, riconoscendo il loro importante contributo.

Ricorda a te stesso, pastore, che prima di tutto sei un membro del corpo di Cristo (1 Corinzi 12:12-31). Questo rafforzerà la tua vera dignità—che è definita dalla tua unione con Cristo—e ti radicherà nella vera umiltà, perché non sei più importante di un altro membro.

3. Guida la chiesa in missione

Fondare una chiesa non finisce quando la chiesa è in salute e si autosostiene. Una chiesa sana continuerà a crescere nella grazia. RIcordiamo continuamente a noi stessi e alle nostre chiese che la vera generosità scaturisce dalla generosità di Dio nei nostri confronti (2 Corinzi 9:6-15).

Come leader dobbiamo quindi considerare fondamentale per la salute della chiesa responsabilizzare nuovi leader, inviare missionari, fondare nuove chiese, e continuare a mettere la generosità al cuore della grazia. Accogliere la generosità della grazia aiuterà la chiesa a mettere al centro della sua cultura il benedire gli altri invece della tranquillità delle preferenze personali. E questo aiuta a preparare il terreno per una positiva fase di transizione della leadership.

Umiliarsi per essere innalzati

L’orgoglio ci illude. Ci rende miopi. Ci fa dimenticare che le nostre vite sono come l’erba che si secca (Isaia 40:6–7).

L’umiltà, dall’altro lato, ci rende lungimiranti. Il pastore umile non si fissa solo sulle sfide, le opportunità e i fasti dell’immediato. I suoi occhi guardano invece all’orizzonte, riconoscendo il bisogno di preparare il gregge per l’uomo che lo sostituirà.


Steve Mizel è il pastore guida della Trailhead Church di Edwardsville, Illinois. E’ sposato con Lauren. Puoi seguirlo su Twitter.

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