Perché e come i cristiani dovrebbero studiare filosofia

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Sta diventando sempre più comune per gli studenti universitari (e i loro genitori) di pensare alla laurea come ad una formazione professionale: infatti, molti studenti stanno cercando percorsi di studio “pratici” (chiaramente connessi a particolari carriere) invece delle lauree in arti liberali. Dal 2005 al 2015, il numero di lauree in filosofia e studi religiosi è sceso del 15%, mentre quelle in ingegneria sono aumentate del 60%. Allo stesso modo, le lauree per le professioni sanitarie sono più che raddoppiate.

“Abbiamo bisogno di più saldatori e meno filosofi” ha detto nel 2015 il senatore della Florida Marco Rubio. Ma da allora Rubio ha studiato un po' di filosofia e ha ritirato la sua affermazione (in parte perché aveva torto sul fatto che i saldatori guadagnassero più dei filosofi). Alcuni esperti prevedono che le lauree nelle arti liberali aumenteranno nel prossimo decennio, ma l'idea che gli studi “pratici” siano preferibili a quelli nelle arti liberali rimane ampiamente diffusa.

Mettendo da parte la crescente attrazione per le lauree in altri campi, le persone sono spesso perplesse quando dico loro che sono un filosofo, cioè che studio, scrivo e insegno filosofia. Anche se una sitcom della NBC, come The Good Place, potrebbe avere un filosofo accademico come protagonista, in pochi sono familiari con le discipline filosofiche. E, ad essere onesti, il termine “filosofia” è usato in tanti modi diversi, riferendosi a qualsiasi cosa, dalla visione del mondo di una persona al suo modo di svolgere una determinata attività. Quindi non è sempre chiaro che cosa intenda una persona quando parla di filosofia.

Come cristiano e filosofo, a volte incontro ulteriori perplessità nei miei fratelli e sorelle. Infatti, non è comune per i cristiani essere diffidenti riguardo la filosofia perché l’apostolo Paolo avverte “Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Colossesi 2:8).

Alcuni cristiani hanno preso l’esortazione di Paolo come una scusa per evitare lo studio della filosofia in toto. Tertulliano, uno dei padri della chiesa (155-220 d.C.) è famoso per l’avvertimento che ha dato, cioè che la filosofia porterà solo all’eresia. Con Atene (casa dell’Accademia di Platone) che rappresenta la filosofia greca e con Gerusalemme (dove nasce la chiesa) che rappresenta la cristianità, Tertulliano chiede:

Cosa ha a che fare Atene con Gerusalemme? Quale accordo c'è tra l'Accademia e la Chiesa? E tra eretici e cristiani? State lontani da tutti i tentativi di produrre un cristianesimo variegato di composizione stoica, platonica e dialettica! Non desideriamo alcuna disputa dopo aver posseduto Cristo Gesù, nessuna inquisizione dopo aver goduto il Vangelo! (Prescrizione contro gli eretici, capitolo 7).

Anche se l’attitudine di Tertulliano nei confronti della filosofia non è stata una visione maggioritaria nella storia della chiesa, molti cristiani moderni condividono la sua posizione, o almeno i suoi sospetti riguardo il valore della filosofia.

Spero tuttavia di convincervi che lo studio della filosofia può essere una risorsa preziosa sia per i singoli cristiani che per la chiesa. Spero anche di convincervi che il Vangelo fornisce un modo unico di studiare la filosofia, che equipaggia il credente per evitare potenziali pericoli, e che ciò è coerente con l'avvertimento di Paolo sulla filosofia.

Ma prima di poter dire perché, e come, i cristiani dovrebbero studiare filosofia, sarebbe utile chiarire un po' di più di cosa si tratta.

Che cos’è la filosofia?

La parola “filosofia” viene dal greco philosophia e letteralmente significa “amore per la saggezza”. I filosofi moderni (tipicamente professori universitari) trascorrono il loro tempo a pensare (e cercare di rispondere ) a domande fondamentali riguardo noi stessi e il mondo, del tipo:

  • Cosa occorre per far sì che un credo sia considerato come conoscenza?

  • Qual è la natura delle persone?

  • Abbiamo il libero arbitrio? (E cos'è il libero arbitrio?)

  • La moralità è oggettiva?

Queste domande sono fondamentali nel senso che indagano su supposizioni e concetti che usiamo continuamente in modo implicito, ma raramente consideriamo fuori dalle aule. 

Dal momento che è possibile porre domande fondamentali in ogni campo di studio, si scopre che la filosofia è largamente applicabile, o addirittura inevitabile. Spesso dico ai miei studenti che per ogni X, dove X sta per un campo di studio che sia scienza, religione, economia o arte, c’è una filosofia di X. Lavoriamo in continuazione con supposizioni che vengono portate alla luce per essere esaminate.

C’è un considerevole disaccordo, ovviamente, riguardo le giuste risposte a domande filosofiche. Potresti essere anche tentato di pensare che non c’è modo di dire quali siano le risposte giuste, e che forse il meglio che possiamo fare è semplicemente avere un’opinione. Ma sarebbe come arrendersi troppo in fretta e puntare al secondo posto.

Fortunatamente, negli ultimi 2500 anni, i filosofi hanno sviluppato strumenti per chiarire domande fondamentali e introdurre distinzioni che possono aiutarci a fare progressi. Lo strumento principale di un filosofo è l’argomentazione, che è il metodo per supportare un’affermazione o una posizione, ragionando partendo da altre affermazioni. Usando la logica, possiamo valutare argomenti a favore e contro le risposte a domande fondamentali su noi stessi e il nostro mondo.

Il buono della filosofia

Non è una sorpresa che gli studenti di filosofia tendano ad essere dei pensatori critici migliori, degli scrittori analitici più chiari e dei problem solver più creativi, in confronto ad altri studenti. Per queste ragioni, gli studenti di filosofia tendono ad avere voti più alti ai test LSAT (tipicamente richiesto per entrare a giurisprudenza) e GRE (per l’accesso a tutti gli altri programmi di studio). I datori di lavoro spesso lo richiedono e ciò li rende dei grandi imprenditori.

Tutti i lati positivi che ho menzionato finora sono stati estrinseci o funzionali. Queste sono le ragioni per studiare filosofia che riguardano gli effetti o le conseguenze del suo studio, ma studiare filosofia è anche intrinsecamente buono, cioè che è buono di per sé.

Agostino aveva individuato l’intrinseco lato positivo della filosofia quando discusse del fatto che i cristiani possono beneficiare dalla lettura della filosofia pagana. Riflettendo sulle promesse di Dio a Mosè in Esodo 3, in cui gli israeliti avrebbero trovato il favore degli egiziani e depredato i loro beni nel momento in cui Dio li stava salvando dall’Egitto, Agostino scrisse:

Riguardo ai cosiddetti filosofi, massimamente ai platonici, nell'ipotesi che abbiano detto cose vere e consone con la nostra fede, non soltanto non le si deve temere ma le si deve loro sottrarre come da possessori abusivi e adibirle all'uso nostro. Ci si deve comportare come gli Ebrei con gli Egiziani. Questi non solo veneravano gli dèi ed imponevano ad Israele oneri gravosi che il popolo detestava fino a fuggirne, ma diedero loro vasi e gioielli d'oro e d'argento e anche delle vesti. Il popolo ebraico all'uscita dall'Egitto di nascosto se li rivendicò come propri, per farne - diciamo così - un uso migliore. Non fecero ciò di loro arbitrio ma per comando di Dio, e gli egiziani a loro insaputa glieli prestarono: ed effettivamente erano cose delle quali essi non facevano buon uso! Lo stesso si deve dire di tutte le scienze dei pagani. Esse racchiudono invenzioni simulate e superstiziose come pure gravi pesi che costringono a un lavoro superfluo, cose tutte che ciascuno di noi, uscendo dal mondo pagano al seguito di Cristo deve detestare ed evitare. Contengono però insieme a questo anche arti liberali, più consone con il servizio della verità, e alcuni utilissimi precetti morali; presso di loro si trovano anche alcune verità sul culto dell'unico Dio. Tutto questo è come il loro oro e argento, che essi non inventarono ma estrassero da certe - chiamiamole così - miniere della divina Provvidenza, che si espande dovunque. È vero che essi nella loro perversione e iniquità ne abusano per rendere culto ai loro dèi; non per questo però il cristiano, pur separandosi con lo spirito dalla loro miserabile società, deve buttar via tali ritrovati, qualora servano alla giusta missione di predicare il Vangelo. Sarà anche lecito prendere ed adibire ad uso cristiano anche la loro veste, cioè le istituzioni, opera di uomini, che siano aderenti alla convivenza umana, alla quale in questa vita non possiamo sottrarci.
(La dottrina Cristiana, 2.40.60)

Quando Agostino disse che la filosofia pagana contiene “arti liberali, più consone con il servizio della verità, e alcuni utilissimi precetti morali”, sta affermando che il cristiano trarrà profitto dal setacciare il campo della filosofia, adottando il bene che può essere trovato lì. Notoriamente, Agostino ha fatto così, incorporando aspetti della visione del mondo di Platone nella sua visione cristiana più matura. Allo stesso modo, Tommaso d'Aquino sposò il sistema di Aristotele con il suo cristianesimo.

Vale la pena notare che i cristiani avranno solamente accesso a queste cose buone imparando la filosofia. Agostino e Tommaso d’Aquino non avrebbero potuto sviluppare i loro sistemi filosofici e teologici senza aver letto Platone ed Aristotile, e non possiamo “saccheggiare” questi o i più recenti filosofi (come David Hume o Immanuel Kant) senza leggerli noi stessi. Questo parla in favore dei piani di studi “Great Books” o “Core Texts”, i quali richiedono che gli studenti leggano la letteratura più influente, inclusa la filosofia dalla nostra tradizione intellettuale. Alla Samford University, tutti gli studenti seguono un corso di due sessioni sui testi fondamentali, chiamato "Prospettive culturali", che richiede la lettura di Platone e Aristotele, tra gli altri filosofi. Tutti gli studenti hanno così accesso a questo bene elogiato da Agostino.

 

Non buono ma necessario

Lo studio della filosofia non solo è buono per i cristiani, ma è anche necessario, e lo è per tre ragioni.

Primo, tutti hanno “una filosofia” nel senso che hanno una visione del mondo (o una serie di presupposizioni) anche se non esaminate. E che siano consapevolmente riconosciute oppure no, la visione del mondo di una persona ha effetto su come vive e interpreta le sue esperienze.

Secondo, C.S. Lewis, nel saggio intitolato “On Learning in Wartime” (Imparare in tempo di guerra), osserva: “La buona filosofia deve esistere se non altro perché la cattiva filosofia deve ricevere risposte”. In altre parole, è necessario per i cristiani fornire risposte alle posizioni filosofiche alternative. Il punto della questione non è nuovo per Lewis, naturalmente; l’apostolo Pietro ci dice “Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni” (1 Pietro 3:15). Lewis sta semplicemente applicando questo verso alla filosofia in particolare.

Infine, e cosa ancora più importante, siamo comandati ad amare Dio non solo con il nostro cuore, anima e forza, ma anche con la nostra mente (Marco 12:30). È allettante pensare alla lode cristiana prima di tutto come l’avere una certa esperienza emotiva, o vivere secondo una certa serie di regole morali. Ma Dio vuole che noi lo amiamo con ogni parte del nostro essere, incluso l’intelletto. E gli strumenti della filosofia sono particolarmente adatti a tale sviluppo. In più, Paolo esorta “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:2).

Riconoscere le false visioni del mondo e sviluppare le proprie è il lavoro del filosofo.

Come dovrebbero approcciare la filosofia i cristiani?

Ma fare filosofia non è privo di rischi. Forse pensi che è così perché la fede cristiana a volte è pubblicamente screditata da noti filosofi, come mostrato in alcuni film che parlano di fede. Anche se alcuni atei brandiscono la filosofia contro i cristiani, non significa che rappresentino tutti.

Il più grande rischio per i cristiani, a mio parere, è quando i filosofi catturano la nostra attenzione per le motivazioni sbagliate. (Questo potrebbe essere vero anche per la teologia). Ad alcuni studenti di filosofia piace essere sempre nella ragione in una discussione e vedere le abilità che la filosofia fornisce come mezzo per dimostrare il loro valore o costruire la propria autostima. Questo è l’avvertimento di Colossesi 2:8 “Guardate che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo e non secondo Cristo”.

 

A causa del peccato, specialmente per il suo noetico effetto (sul nostro pensiero), siamo naturalmente inclini ad usare le cose buone (ad esempio, lo studio della filosofia) per le ragioni sbagliate (ad esempio, per considerarci intellettualmente superiori).

Ma allora, cosa deve fare il cristiano? Penso che la filosofia sia necessaria e buona per un cristiano; ma ho anche avvertito che è rischiosa, visto che siamo soggetti al peccato. Grazie per l’aiuto, starai probabilmente pensando. Ancora un altro enigma filosofico! (E se sei  Eleanor Shellstrop da The Good Place, escalmeresti “Ecco perché tutti odiano i filosofi morali”).

Ma c’è una risposta ed è la grazia. Il Vangelo dice che siamo accettati da Dio non per tutto quello che facciamo, ma per quello che Lui ha fatto. Come cristiano, il mio unico conforto nella vita e nella morte è, come dice il catechismo, che “Non sono mio, ma appartengo con tutto il mio corpo e la mia anima, nella vita e nella morte, al mio fedele Salvatore Gesù Cristo”. Il mio valore non dipende dal mio valore intellettuale, e Dio non mi amerà di meno se non faccio valere la mia ragione in una discussione con qualcuno che rigetta il Cristianesimo.

Il Vangelo ha molte più implicazioni su come dovremmo studiare filosofia (e amare Dio con le nostre menti più in generale). Concluderò con due pensieri. Primo, abbiamo tutte le ragioni per operare con epistemica umiltà cioè con una corretta comprensione dei limiti della nostra conoscenza e un’apertura alle correzioni da parte degli altri. Dopo tutto, noi conosciamo le nostre debolezze e tendenze agli errori e, data la buona notizia del Vangelo, possiamo ammettere con sicurezza le nostre carenze senza paura di una crisi di identità. Secondo, siamo liberi di rischiare. Dal momento che il nostro valore non dipende dal successo o da quanto bene difendiamo un particolare punto di vista, possiamo esplorare le domande fondamentali che i filosofi chiedono, e immaginare le potenziali risposte, senza la paura paralizzante di essere nell’errore.


Taylor W. Cyr (PhD, University of California, Riverside) è professore assistente di filosofia alla Samford University di Birmingham, Alabama.

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