‘Moglie felice, vita felice’ E altri consigli fuorvianti per giovani mariti

Il titolo recitava: “Come faccio ad avere un marito meno passivo?”

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L’autrice, moglie e psicologa clinica, parlava di una lamentela comune che donne di età diverse le rivolgevano: i loro mariti mancano di passione per tutto tranne che per il divano e lo schermo. Queste mogli volevano sapere come far sì che i loro uomini si mettessero a fare altro oltre che a fissare la televisione, il portatile, o lo smartphone, e come convincerli a prendere l’iniziativa in qualcosa che non fosse l’intimità fisica.

Volevano che i loro uomini organizzassero appuntamenti romantici, iniziassero conversazioni, giocassero con i bambini, difendessero se stessi (al lavoro) e la moglie (dai suoceri), o si occupassero delle decisioni quotidiane. L’intenzionalità mascolina che aveva conquistato queste donne durante il corteggiamento era scemata nel matrimonio.

Un problema antico

La lamentela, naturalmente, non è nuova. Il paradiso fu perduto quando il primo uomo prese la strada facile dell’accomodamento nel suo matrimonio. Il serpente sibilò bugie alle orecchie della moglie; egli restò lì in silenzio. Invece di avere un confronto scomodo con sua moglie, e poi schiacciare il capo al suo ingannatore, la guardò mordere il frutto. Il compromesso non è mai solo, e anch’egli ne mangiò (Genesi 3:6).

Oggi vediamo la passività di Adamo ripetersi in moltissimi matrimoni. La tentazione ad essere emotivamente e spiritualmente assente, benché fisicamente presente, ha solo cambiato volto nel corso del tempo. Il medesimo amore poco virile per la quiete invita tuttora gli uomini ad adagiarsi nel sedile del passeggero. Dio rivolge ai mariti di oggi la stessa domanda che fece nel giardino: “Adamo, dove sei?”

E dove siamo? Troppo spesso preferiamo il piano che prevede meno responsabilità e più opportunità per guardare la partita di calcio. Un uomo che guida con un amore che si sacrifica può sembrare una specie in via di estinzione. Alcuni dei mantra che mi sono sentito ripetere come sposo novello possono aver nuociuto, anziché favorito, la mia chiamata al servizio attivo di marito manifestato da Gesù Cristo.

Analizziamo quattro consigli ingenui e facilmente fraintesi che vengono dati a chi si è sposato da poco, persino da fratelli in Cristo ben intenzionati.

‘Moglie felice, vita felice’

Il consiglio potrebbe essere anche valido. Il marito dovrebbe ricoprire di amore la sua regina, trovando buona parte della sua gioia nella sua. E una persona potrebbe darlo da una prospettiva eterna: Moglie felice (nel Signore), vita felice. E’ difficile però non cogliere ciò che spesso si intende con questa frase: la vita di un uomo è meno infelice quando la sua donna ottiene ciò che vuole.

Un rimando del genere è allettante: nessun conflitto, nessuna sposa infelice, nessuna responsabilità. Farle ottenere ciò che vuole è molto più conveniente che prendere decisioni impopolari su questioni importanti che hai portato in preghiera, e che pensi siano spiritualmente migliori per lei e la tua famiglia: Che si tratti di dove mandare a scuola i vostri figli, quale chiesa frequentare, dove andare a vivere, quando fare figli, o moltissime scelte difficili che richiedono forza spirituale, coraggio e fede.

Ma Cristo ha creato l’uomo perché egli si assumesse la responsabilità di prendere l’iniziativa. La sua gloria è nel sacrificio. La sua missione è guidare sua moglie e la sua famiglia in prima fila, sulle sue ginocchia. Sebbene l’incarico affidatogli includa la crescita della moglie, la salute della nostra leadership non dipende soltanto dai movimenti ondulatori quotidiani della felicità terrena della nostra sposa, ma dalla costanza con la quale obbediamo al nostro Padrone. Puoi avere una moglie felice di dirigere le danze con conseguente vita superficiale, priva di opposizione, e finire per avere un Signore scontento.

Alla fine, la mentalità miope della “moglie felice, vita felice” butta i giocattoli nella cameretta per andare fuori a giocare. Moglie felice, vita più facile non porta alla felicità, ma ad avere un armadio pieno di rimorso, amarezza ed egoismo, che tutti noi prima o poi dobbiamo aprire. E’ una cosa che ci si ritorce contro, e che lascia persino un numero crescente di donne non credenti a domandarsi come fare ad avere uomini meno passivi. La gioia duratura nei nostri matrimoni si trova nel vivere la rappresentazione scenica di Cristo e della sua sposa, non quella di Adamo e della sua sposa.

‘Tua moglie è il tuo miglior amico’

Lei non è soltanto il tuo miglior amico perché il matrimonio non è soltanto amicizia. Non è una collaborazione alla pari in cui i modelli relazionali sono intercambiabili. L’eleganza della danza si ha quando l’uomo guida in modo risoluto, amorevole, premuroso, e la donna lo segue senza paura, con un atteggiamento ricettivo e gioioso — che è molto di più di una semplice amicizia. La danza non è fatta in modo corretto quando il marito cerca di seguire i passi della moglie.

Se con questo consiglio si intende che tua moglie è la persona con la quale ti confidi di più, la persona più importante per te sulla terra, la persona con la quale un giorno trascorso a fare la più umile delle mansioni è tutto tranne che sprecato, allora sì, è una cosa magnifica. Tuttavia, i nostri matrimoni sono più di una piatta collaborazione.

La gloria di un coniuge è più della gloria di un amico. L’evento miracoloso di Dio che unisce un marito e una moglie insieme in un vincolo che nessuno può rompere è una rosa da non nascondere, anche nel meraviglioso giardino di tulipani che è l’amicizia. Il matrimonio mette in scena la Grande Storia d’Amore. Questo fiore, comunque lo si chiami, deve avere un profumo inconfondibilmente soave.

La danza classica non è il valzer. La luna non è il sole. Una compagna non è una moglie.

‘Sii un leader che serve’

In questo consiglio c’è senza dubbio un aspetto straordinariamente vero: Gesù non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita per molti (Marco 10:45). Che il marito debba essere come Gesù nel suo sacrificio di sè è indubbio. Essere un leader che serve è un ottimo consiglio quando entrambe le parole sono tenute insieme.

Spesso, però, non lo sono. Per alcuni, il paradosso del leader servitore si riduce al solo significato di servitore: Tu sacrifichi le tue convinzioni per ogni sua ambizione. Ti fai carico della sua chiamata, non a causa di circostanze eccezionali ma solo perché ti andava di sacrificare le tue aspirazioni per le sue. La vizi, non chiedendole mai di fare niente che lei non voglia fare — anche se pensi sia la cosa migliore per la sua gioia suprema nel Signore.

Il benintenzionato (non)leader che serve, nel sincero tentativo di amare e servire nel migliore dei modi la moglie, abdica al tipo di servizio che pregiudica la sua chiamata ad essere un marito che si assume le sue responsabilità, prende l’iniziativa, e si addossa l’onere delle decisioni più difficili.

Io preferisco invece dire leader che si sacrifica: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei” (Efesini 5:25). E’ un leader che, pur non rinunciando alle sue responsabilità né scusandosi per la sua autorità, considera la leadership una chiamata a scomodarsi per primo per il bene della propria famiglia e del prossimo.

‘Il matrimonio è 50/50’

Il matrimonio, soprattutto per l’uomo, non è 50/50. Essere uomini non richiede che lei ti gratti la schiena prima che tu gratti la sua. Essere il capo della donna non significa tenere il punteggio. Non ti spingi fino ad un certo punto, ma non oltre, finché lei non ti raggiunge. Non metti dei limiti alla tua pazienza, benevolenza, mansuetudine e bontà finché lei non la eguaglia. L’amore di un marito non soffre ogni cosa, non crede ogni cosa, non spera ogni cosa, non sopporta ogni cosa soltanto la metà delle volte. I mariti non aspettano di essere contraccambiati prima di prendere l’iniziativa.

Gesù non ha aspettato che la sua sposa le venisse incontro. La sua sposa non ha portato metà della flagellazione o metà della croce. Egli, da uomo, ha sacrificato ogni cosa per il suo bene — mentre lei era ancora una peccatrice. Ha dato tutta la sua vita per lei. Niente 50/50. E un leader che si sacrifica è talmente felice in questo amore di Cristo da dare la sua vita come fece lui — anche quando lei non sta “facendo la sua parte”.

Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la chiesa. Non portate a casa la busta paga aspettandovi che vostra moglie metta sul piatto il cinquanta per cento restante occupandosi dei figli. I matrimoni che iniziano con il 50/50, spesso finiscono con il 50/50, ossia dividendo a metà i propri beni con il divorzio.

Comportati da uomo quale sei

“Perché mi volevi più compiacente? Vorresti che tradissi la mia natura? Dì piuttosto che mi comporto da uomo qual sono”. — Coriolano

La nostra società influenzata dal femminismo, che ignora la Bibbia e mette alla berlina il ruolo di capo, vuole che i veri uomini siano compiacenti. Ti vuole passivo. Ti vuole silenzioso.

Ma Dio ti incarica di parlare, di fare rinunce, di schiacciare il capo ai serpenti. Egli ti chiama ad essere fedele alla tua natura — quella che ti ha dato — e a comportarti da uomo quale sei. E quell’uomo non è timido, non è insicuro, non è debole nella fede: “Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi” (1 Corinzi 16:13).

E’ un uomo del quale non si può chiedere: “Come posso fare in modo che mio marito sia meno passivo?” Quest’uomo, come C.S. Lewis illustra, va in battaglia per primo e si ritira per ultimo. Egli, per amore della verità e dell’onore, “sta saldo ed è paziente”. Dio ti chiama ad essere sempre di più quest’uomo, e ti dà la forza per esserlo quanto ti senti debole. Perciò stai in piedi, sii forte, secondo la vera forza e l’esempio di Gesù Cristo. Per il tuo Re, per tua moglie, e per la tua futura famiglia.


Greg Morse scrive per desiringGod.org. Si è laureato al Bethlehem College & Seminary. Lui e sua moglie, Abigail, vivono a St. Paul.

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