Il mezzo della grazia che potremmo snobbare

Perché praticare la disciplina di chiesa

La vita della chiesa è fatta di canto comunitario, preghiere, predicazione della Parola di Dio, discepolato, insegnamento in classi, comunione fraterna nei piccoli gruppi e di tante altre attività. Ognuna di queste attività è formativa e ci sprona ad essere conformi all’immagine di Cristo nel nostro carattere. Mentre camminiamo umilmente in questi mezzi della grazia divina, Cristo è glorificato quando noi siamo sempre più soddisfatti in lui.

Ma un ulteriore aspetto della vita della chiesa che glorifica Cristo, un aspetto che indubbiamente non è altrettanto facile da affrontare, è la pratica della disciplina di chiesa. Pensiamo a ciò che Scott Manetsch scrive in Calvin’s Company of Pastors:

La dottrina di Calvino sulla vera adorazione formava il centro gravitazionale di tutta la sua visione ecclesiale. La liturgia della chiesa, gli uffici della chiesa, la disciplina di chiesa, il ministero di predicazione della chiesa miravano tutti a dare lode e gloria a Gesù Cristo, il Signore della chiesa. (31–32, enfasi aggiunta)

È facile capire come l’adorazione e la predicazione del Vangelo portino gloria a Cristo, ma forse facciamo fatica a seguire Calvino, e capire come la disciplina di chiesa porti gloria a Cristo. Alcuni di noi associano la tristezza a tale pratica, perché essa ci ricorda i tentativi falliti di raggiungere qualcuno che è stato rimosso dalla comunità.

La disciplina di chiesa può apparire dolorosa e pesante. Ad ogni modo, è di fondamentale importanza per la salute (e la gioia) della chiesa e per la gloria di Cristo considerare la disciplina di chiesa come un modo per mostrare la sua bontà e la sua grandezza.

La disciplina e la gloria di Cristo

Per maggiore chiarezza, definiamo la disciplina di chiesa come la correzione dei membri di chiesa che perseverano nel peccato — per il bene di coloro che sono stati colti nel peccato, la purezza della chiesa e la gloria di Dio. Come suggerisce il terzo proposito, il nostro impegno a praticare la disciplina di chiesa richiede da parte nostra una passione per la gloria di Dio.

Coloro che si dedicano a questa misericordia severa devono tenere presente che la Bibbia è una storia che riguarda preminentemente un personaggio principale, il Dio trino, e una trama principale, la manifestazione della sua gloria nella creazione e nella redenzione in mezzo a un popolo che rifletterà questa gloria e dimorerà con lui per sempre. Gesù è lo “splendore della sua gloria e impronta della sua essenza” (Ebrei 1:3). In altre parole, Gesù porta gli attributi divini di Dio come Padre, Figlio e Spirito nella sfera dell’umanità, manifestando la persona e la presenza di Dio (Luca 9:32; Giovanni 1:14; 17:5; 1 Corinzi 2:8).

La gloria di Gesù supera quella degli angeli (Ebrei 1:7-14; 2:7, 9), di Mosè (Ebrei 3:3), del riposo dato da Giosuè (Ebrei 3:7-4:10), dei sacerdoti Leviti (Ebrei 5:1-10), dell’antico patto (Ebrei 8:1-13) e del sistema sacrificale dell’Antico Testamento (Ebrei 10:1-18). Pur essendo stato fatto di poco inferiore agli angeli, Gesù ha compiuto l’espiazione per il peccato e mediante la sua opera ha condotto molti figli alla gloria (Ebrei 2:7-10). Nella sua persona e opera, Cristo ha placato la giusta ira del Padre (Giovanni 3:36), in modo che Dio può giustificare il peccatore che ha fede in Cristo (Romani 3:21-26).

Per questo, la gloria di Cristo è visibile soprattutto nella creazione e nella redenzione (“nella chiesa”, Efesini 3:21). Anche se queste riflessioni potrebbero apparire avulse dal lavoro pastorale nel contesto di una chiesa locale, queste verità sono il fondamento su cui ci appoggiamo quando la pesantezza dei casi di disciplina di chiesa rischia di schiacciarci. La chiesa esiste per la gloria di Cristo, così come ogni parte della vita della chiesa, inclusa la disciplina di chiesa.

In che modo la disciplina di chiesa glorifica Cristo?

La disciplina mostra la purezza di Cristo

Gesù Cristo, il Dio fattosi uomo, è venuto per salvare il suo popolo dai loro peccati (Matteo 1:21). A motivo dell’opera che egli ha compiuto al posto nostro, la nostra posizione davanti a Dio è quella di giusti in Cristo (giustificazione), siamo consacrati e chiamati a crescere nella santità (santificazione), e un giorno saremo pienamente purificati (glorificazione). Aspettiamo il giorno in cui vedremo Cristo e saremo simili a lui, e fino a quel giorno, egli ci chiama a purificarci come egli è puro (1 Giovanni 3:1-3).

La disciplina di chiesa è pertanto uno degli strumenti essenziali per la crescita della chiesa nella santità, affinché essa sia presentata davanti a Cristo come una sposa pura (Efesini 5:25-27). In questa vita non saremo perfetti, ma esortandoci a vicenda ogni giorno per non essere induriti dal peccato (Ebrei 3:12-13) mostriamo gli uni agli altri e al mondo la gloriosa purezza di Cristo.

Questo è vero specialmente nel passo finale della disciplina, noto come scomunica. Cristo, la nostra Pasqua, è stato immolato (1 Corinzi 5:7) per creare un popolo penitente e puro. Perciò, se tale ravvedimento e purezza non sono evidenti, dobbiamo escludere quella persona dalla comunità (1 Corinzi 5:13). La speranza è il ravvedimento e il ristabilimento (1 Corinzi 5:5), ma nell’attesa, anche nel caso in cui il ristabilimento non dovesse avvenire, la scomunica dimostra che la purezza di Cristo è reale, e che la purezza della sposa, benché imperfetta, rimane una ricerca autentica, umile e penitente.

La disciplina mostra la bellezza dello sposo

Una metafora fondamentale della relazione tra Cristo e la chiesa è quella del matrimonio. Nell’Antico Testamento, Dio si riferisce a Israele come sua sposa, chiamata ad allontanarsi dall’idolatria spirituale, che spesso viene descritta come adulterio (si veda, per esempio, il libro di Osea). Dio desidera che la relazione tra Cristo e la chiesa mostri l’intimità tra i credenti e il loro Signore e Salvatore.

Nella chiesa, siamo chiamati a ricordarci gli uni agli altri la nostra identità di sposa che un giorno sarà presentata a Cristo “gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti” (Efesini 5:27; Apocalisse 19:6-10). Questa visione futura ci chiama a ravvederci continuamente, a crescere nella fede e a ricercare l’obbedienza alla Parola di Dio, per la grazia di Dio e mediante il suo Spirito.

Cristo è lo sposo puro, e la disciplina è uno strumento per purificare la sposa che un giorno sarà presentata a lui. La rimozione dal corpo di Cristo può anche essere necessaria per fungere da mezzo per ricercare questa purezza comunitariamente, pur con la speranza che la persona sotto disciplina si ravveda e si unisca a questa ricerca comunitaria della purezza. Cristo è glorioso in se stesso, e la sposa radiosa che egli riceverà mostra la bellezza della sua gloria.

La disciplina ci mostra Cristo, il Leone e l’Agnello

Infine, la disciplina di chiesa ci ricorda che Cristo è glorificato sia nella salvezza sia nel giudizio. Il nostro Dio è misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco in bontà (Esodo 34:6-7). Tuttavia, questo brano continua dicendo che egli “non terrà il colpevole per innocente”. La disciplina mette in evidenza sia la giusta ira di Dio nei confronti del peccato sia la sua misericordia mediante Cristo.

Gesù Cristo è il Leone e l’Agnello (Apocalisse 5:5-6), il che evidenzia ancora una volta la natura gloriosa di Cristo nella sua opera di perdonare i peccati e giudicare il mondo. La disciplina di chiesa ci ricorda che la salvezza è per coloro che si ravvedono dal peccato e hanno fede in Cristo, che ritornano al ravvedimento e alla fede per tutta la loro vita. Per coloro che rifiutano di ravvedersi, anche quando tutta la chiesa li chiama a rendere conto, l’atto della scomunica ha lo scopo di scuoterli e risvegliarli, di ricordare loro il potenziale giudizio del leone che li attende. Il nostro Signore glorioso è Leone e Agnello, e la disciplina di chiesa mantiene questa realtà davanti ai nostri occhi.

Una tristezza che dona soddisfazione

Non desideriamo vedere la tristezza secondo il mondo nelle nostre chiese. Desideriamo invece una tristezza santa che produce il ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi (2 Corinzi 7:10).

La disciplina di chiesa — se fatta in modo biblico, e nella fiducia della grazia e della convinzione di Dio nella vita di un peccatore impenitente  — può portare alla trasformazione. Se le chiese locali abbandonano questa pratica biblica, il risultato sarà una visione offuscata della purezza di Cristo, un impoverimento dell’opera dello sposo nella vita della sposa, e una visione di Gesù come Agnello ma non come Leone. La disciplina mette in risalto una visione completa della gloria di Cristo.

La disciplina può essere una pratica dolorosa, sia per la chiesa sia per la persona sotto disciplina. Potrebbe evocare momenti dolorosi che hai vissuto nella chiesa nei quali ti sei chiesto se tale pratica sia veramente opportuna. Ad ogni modo, se questo processo viene svolto in modo corretto, la chiesa cresce in salute e Cristo è glorificato. E se la persona sotto disciplina si ravvede, il risultato è una persona che si allontana dal peccato per essere soddisfatta in Cristo, e in questo, Cristo è di nuovo glorificato.


Jeremy M. Kimble è assistente professore di studi teologici presso Cedarville University. È anche l’autore di 40 Questions About Church Membership and Discipline. Lui e sua moglie, Rachel, hanno due figli.

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