Egli non si compiace della tua forza

Scopriamo dove troviamo veramente la nostra forza non quando ci sentiamo forti, ma quando ci sentiamo deboli.

Lo sfinimento e la frustrazione tendono a dissolvere la nebbia, rivelando che cosa sta realmente accadendo dentro di noi: stiamo facendo affidamento su Dio per tutti i nostri bisogni, o abbiamo fatto del suo aiuto, della sua forza e della sua guida una sorta di ultima spiaggia? Molti di noi sono più autosufficienti di quanto sono disposti ad ammettere, e l'autosufficienza è molto più pericolosa di quanto sembri.

L’illusione molto diffusa, specialmente tra le persone secolari, è che io posso fare qualunque cosa, se sono disposto a lavorare duro. Sono più forte di quello che penso, abbastanza forte da poter fare tutto quello che voglio. Ma la realtà è che la maggior parte di noi è più debole di quanto ci rendiamo conto, eppure ci piace considerarci forti. E questa falsa sensazione di forza non solo accresce la nostra arroganza e la nostra inefficienza, ma offende anche il nostro Dio.

Egli non si compiace del vigore del cavallo

né della forza delle gambe dell'uomo

Il SIGNORE si compiace di quelli che lo temono,

di quelli che sperano nella sua bontà. (Salmo 147:10-11)

Spesso il nostro compiacimento è nella forza delle nostre gambe — nella nostra etica del lavoro, nella nostra perseveranza, nella nostra abilità, nelle nostre strategie. Questa è una tentazione che tocca ogni aspetto della vita — lavoro, ministero, famiglia — perché ogni aspetto della vita in un mondo decaduto richiede forza. Dio però non si compiace di tutto quello che possiamo fare — a meno che non facciamo tutto quello che facciamo nella sua forza, e non nella nostra.

Gioisci in tutto ciò che Egli può fare

Un modo per contrastare un senso peccaminoso di autosufficienza è meditare su tutto quello che soltanto Dio può fare — su tutto ciò che egli può fare e che noi non possiamo fare. Il Salmo 147 è un esempio di come smascherare e distruggere le bugie dell’orgoglio con la forza e l’autorità di Dio.

Il salmo afferma che solo Dio dispone ogni nuvola nel cielo (Salmo 147:8). Egli decide quando pioverà, dove pioverà e quanta pioggia cadrà, e si prende cura di ogni millimetro di ogni filo d’erba.

Solo Dio crea ogni fiocco di neve che cade, forma ogni millimetro di brina, e decide quanto freddo farà (Salmo 147:16-17). Ogni aspetto dei nostri inverni è prestabilito e condotto da lui, incluso il momento esatto della loro fine (Salmo 147:18).

Solo Dio nutre gli elefanti, gli squali, gli scoiattoli e persino le formiche (Salmo 147:9). Quando gli uccellini appena nati gemono affamati, egli ascolta ogni debole grido.

Solo Dio può contare ogni stella nell’universo (Salmo 147:4), e non soltanto le conta, ma decide il loro numero e assegna un nome a ciascuna.

Solo Dio guarisce le ferite di chi ha il cuore spezzato (Salmo 147:3). Ben pochi di noi sono tentati a pensare di avere il potere di far piovere, di far nevicare o di contare le stelle, eppure potremmo essere tentati a pensare di poter guarire un cuore spezzato. Potremmo immaginare di poter compensare per la perdita di qualcuno, o convincere qualcuno a non cadere nella disperazione, o salvare il matrimonio di qualcuno. Ma il Salmo 147 dice che Dio è colui che guarisce.

Solo Dio mantiene la pace (Salmo 147:14). Noi non possiamo raggiungere la vera pace — nelle famiglie o nelle amicizie, in una chiesa o in una nazione — a meno che Dio non calmi il conflitto e riporti l’armonia. Se pensiamo di poter raggiungere la pace senza Dio, non abbiamo compreso la pace né Dio.

“Grande è il nostro Signore, e immenso è il suo potere; la sua intelligenza è infinita” (Salmo 147:5). Il nostro potere è piccolo e spesso viene meno, ma il suo potere è smisurato e non si esaurisce mai. La nostra intelligenza è estremamente limitata e spesso imperfetta, ma la sua intelligenza è universale e inscrutabile. Perché mai dovremmo fare affidamento su noi stessi?

Accetta il fatto che puoi fare ben poco 

Eppure facciamo affidamento su noi stessi. Adottiamo abitudini di vita, di lavoro e di servizio che non richiedono Dio, e che a volte non lo riconoscono nemmeno. L’avvertimento di Geremia è serio nei nostri giorni come lo era nei suoi: “Così parla il SIGNORE: «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal SIGNORE!’” (Geremia 17:5). L’uomo che nel suo intimo confida in se stesso non può che allontanarsi gradualmente da Dio.

Combattiamo il peccato dell’autosufficienza gloriandoci in tutto ciò che Dio può fare, e combattiamo imparando ad accettare quanto poco possiamo fare senza di lui.Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla” (Giovanni 15:5). Molti di noi sanno a memoria questo versetto, eppure sotto sotto abbiamo ancora il sospetto che Gesù stia davvero esagerando. Sappiamo di poter fare qualcosa con le nostre forze. Anche se non vogliamo ammetterlo, la nostra vita di preghiera ci tradisce.

Gli umili sono forti proprio perché sanno quanto sono veramente deboli — e quanto forte sarà Dio per loro. Essi cantano: “La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno” (Salmo 73:26). Essi si esortano gli uni gli altri con queste parole: “Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza” (Efesini 6:10). Essi servono “mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pietro 4:11).

Gli umili hanno sperimentato quello che Isaia ha promesso: “Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato ... quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano” (Isaia 40:29-31). Accettando la loro debolezza, hanno trovato enormi riserve di forza, una forza sufficiente per correre e persino volare.

La debolezza riceve la forza

L’apostolo Paolo sapeva quanto era debole e dove trovare vera forza. Quando chiese a Dio di togliere la spina che lo tormentava, Dio gli disse: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Corinzi 12:9). Perché Dio, nel suo infinito amore paterno per Paolo, non gli risparmiò il dolore e il disagio di questa debolezza? Perché la nostra debolezza riceve la grazia della forza e dell’intervento di Dio.

La debolezza riceve la grazia. Quando ci sentiamo forti, non siamo inclini a fare affidamento sulla grazia e sulla forza di Dio. Spesso iniziamo a vivere nella piacevole illusione di essere forti. Dimentichiamo Dio e il nostro bisogno di lui. Ma quando percepiamo la nostra debolezza, sperimentiamo con più pienezza la realtà — e ricordiamo il nostro enorme e continuo bisogno di lui. L’intensità delle nostre spine porta alla luce le profondità della sua grazia e della sua misericordia. Senza di esse, giocheremmo soltanto nelle piscine per bambini della grazia, anziché esplorare i depositi inesauribili della grazia che Dio riempie e conserva per noi.

Come dice Paolo prima nella stessa lettera: “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi” (2 Corinzi 4:7). Se sembri forte nella tua tua forza, ben pochi si domanderanno perché sei così forte. Ma se la gente ti vede attraversare forti e persistenti debolezze e avversità, con forza e fede e persino con gioia, allora Dio apparirà inequivocabilmente forte in te. Così, nella misura in cui sei debole, in quella misura magnificherai la meravigliosa altezza della sua forza e del suo amore.

Non abbiamo fatto nulla

Spesso impariamo a fare affidamento sulla nostra forza perché desideriamo ottenere il riconoscimento e il rispetto degli altri. Vogliamo essere conosciuti come persone forti, non completamente deboli; come persone indipendenti, non estremamente dipendenti; come persone autosufficienti, non spiacevolmente bisognose. Vogliamo essere realizzatori e creatori, guaritori ed eroi. Ma come dice J.I. Packer:

Se pensiamo di noi stessi o di altri come realizzatori, creatori, riformatori, innovatori, gente che muove le cose, guaritori, educatori, benefattori della società in qualunque modo, ci stiamo prendendo in giro profondamente. Non abbiamo e non abbiamo mai avuto niente che non abbiamo ricevuto, né abbiamo fatto nulla di buono senza Dio, che lo ha fatto attraverso noi. (Praying, 147)

Le persone più felici, più forti, più energicamente produttive hanno accolto questa realtà, rallegrandosi in essa: Non abbiamo fatto nulla di buono senza Dio, che lo ha fatto attraverso noi.Beati quelli che trovano in te la loro forza, che hanno a cuore le vie del Santuario” (Salmo 84:5). Essi sono stati liberati dall’autosufficienza, e ora corrono, lavorano, creano e servono nei campi felici della loro assoluta dipendenza su Dio.


Marshall Segal (@marshallsegal) scrive per desiringGod.org, di cui è anche direttore esecutivo. E’ l’autore di Non ancora sposati. Trovare la vera gioia nelle relazioni sentimentali (Adi-Media, 2017). Si è laureato al Bethlehem College & Seminary. Lui e sua moglie, Faye, hanno un figlio e vivono a Minneapolis. 

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