Dio è buono anche quando le feste natalizie sono difficili

Il 25 dicembre 2010, io e la mia famiglia eravamo nella sala di attesa di un ospedale. Un albero di Natale luccicava vicino alle finestre e brani di musica classica suonavano in sottofondo. Avremmo dovuto trovarci attorno al tavolo di casa per il pranzo di Natale, invece eravamo seduti su sedie di plastica mangiando patatine e panini mentre mia mamma era nella sala operatoria in fondo al corridoio.

Ore dopo, vidi il chirurgo venire verso di noi, con il volto sereno ma comprensivo. “Abbiamo asportato tutto quello che si poteva”, disse. La pausa tra quella frase e la successiva sembrò interminabile. “Ma è pancreatico”.

Cancro al pancreas, quasi impossibile da sconfiggere. Non avevo mai provato un misto così strano di sollievo e terrore. A parere dei dottori l’intervento chirurgico era riuscito, e mia madre era ancora viva. Ma per quanto tempo ancora?

Si riprese dall’intervento. Quella primavera, seguì una terapia di chemioterapia piuttosto aggressiva. Ebbe un periodo di discreta salute per qualche mese, che guarda caso coincise con la diagnosi di cancro fatta a mio papà durante l’estate. I dottori tennero sotto osservazione i progressi di mia madre e decisero le terapie per mio padre. I miei genitori presero gli appuntamenti oncologici insieme. Durante uno di questi, scossi la mia testa davanti a Dio mentre il dottore spiegava a mia madre come prendere i suoi farmaci e poi fece la prognosi di mio padre. Com'è possibile che tutto questo stia accadendo? 

Sono cresciuta in chiesa. Conoscevo tutte le storie della scuola domenicale. Sapevo della bontà di Dio. Ora io stessa dovevo fare i conti con quella verità. Mentre il cancro devastava i corpi dei miei genitori, queste domande devastavano la mia anima. Dio, dove sei? Che cosa stai facendo? Com’è possibile che tu sia buono?

Non siamo da soli nelle nostre domande

Non ero da sola nelle mie domande. Il profeta Abacuc chiese a Dio: “Fino a quando griderò, o SIGNORE, senza che tu mi dia ascolto?” (Abacuc 1:1). Davide gridò nel Salmo 13: “Fino a quando, o SIGNORE, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre?” (Salmo 13:1). Giobbe si lamentò: “Io provo disgusto della mia vita… Ti sembra cosa ben fatta opprimere, disprezzare l'opera delle tue mani e favorire i disegni dei malvagi?” (Giobbe 10:1,3). Dopo essere fuggito per salvare la propria vita, Elia pregò: “Basta! Prendi la mia anima, o SIGNORE” (1 Re 19:4).

Molti di noi hanno detto con lacrime: “Dio, basta, ti prego!” Nel nostro dolore e nelle domande che ci facciamo, siamo circondati da una grande schiera di testimoni che hanno pianto come noi ma che hanno creduto che seguire Dio fosse più importante della loro vita. Nonostante le loro lotte e il loro turbamento spirituale, essi credettero che Dio è chi egli dice di essere. Essi confidarono nella sua bontà, anche se non la sentivano. Essi sapevano che la loro sofferenza non cambiava il suo carattere, e riconoscere il carattere di Dio permetteva loro di sopportare la sofferenza.

Servo lo stesso Dio di Abacuc, Davide e Giobbe, e anche se a volte non ho nemmeno il desiderio di andare a Dio, i pianti riportati nella Scrittura danno voce ai pianti della mia anima. Leggo i lamenti del popolo di Dio e vedo le loro lotte e il loro pianto, e vedo anche la loro fede, fede in un Dio che rimaneva buono, qualunque cosa accadesse.

Anche quando non riceviamo risposte

Nel Salmo 27, Davide supplica Dio di intervenire perché era circondato da pericoli e da nemici che lo minacciavano. Egli chiede: “Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo; tu sei stato il mio aiuto; non lasciarmi, non abbandonarmi, o Dio della mia salvezza!” (Salmo 27:9).

Non ho avuto dei nemici che mi hanno inseguita come è successo a Davide, ma ho gridato con lacrime: “Dio, dove sei? Che cosa stai facendo? Non abbandonarmi!”

Il cancro di mio padre in seguito ebbe una regressione, ma mia madre dovette interrompere le sue cure. Incalzò il suo oncologo per sapere quanto tempo ancora le rimaneva, e nell’estate del 2012 mi confessò: “Il dottore non crede che arriverò a Natale”.

Avevo il terrore di quel Natale. Quell’anno l’Avvento non riguardava la nascita di un Salvatore. L’Avvento voleva dire aspettare che mia madre morisse.

Adven

 

Se ne andò poco dopo il periodo natalizio, poco più di due anni dopo la diagnosi. Durante quegli anni, abbiamo sperimentato guarigione e tristezza, miracoli e preghiere non esaudite. A volte, potevo vedere Dio all’opera. Altri giorni, mi domandavo se gli importasse qualcosa. Mentre gridavo a Dio il mio dolore e investigavo le pagine della Scrittura con le mie domande, non trovai necessariamente delle risposte, ma trovai Dio stesso.

Spesso volevo sapere perché Dio agisse in quel modo. Per natura voglio farmi una ragione delle cose o tenerle sotto controllo, così mi rivolgevo a Dio cercando questo tipo di risposte, chiedendogli di darmi i pezzi mancanti del puzzle, in modo da poter vedere il quadro della mia vita un po’ più chiaramente. Tuttavia “vediamo come in uno specchio” (1 Corinzi 13:12). Conosciamo solo in parte. Eppure, mentre andiamo a Dio con le nostre domande, egli ci ricorda che lui ci conosce appieno­, e che ha scritto la fine della storia.

Dio resta buono

Davide conclude il Salmo 27 dicendo: “Ah, se non avessi avuto fede di veder la bontà del SIGNORE sulla terra dei viventi! Spera nel SIGNORE! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi; sì, spera nel SIGNORE!” (Salmo 27:13-14).

I nemici di Davide lo stavano ancora inseguendo. Afflizione e angoscia non erano scomparse. Eppure Dio restava buono, e Davide sapeva che un giorno avrebbe visto ancora la sua bontà.

Nonostante la desolazione del mondo in cui viviamo, Dio ci dimostra ogni giorno la sua bontà, col cibo nelle nostre tavole, nei sorrisi dei nostri figli, nel sole che tramonta tra gli alberi e nell’aria che respiriamo. Il mondo che egli ha creato e proclamato buono alla creazione canta ancora di quella bontà, solo che alcuni giorni dobbiamo ascoltare con più attenzione.

Potrebbe non esserci una soluzione al nostro dolore in questa vita. Ma non per questo Dio è meno Dio, e non per questo egli è meno buono. Egli ci ha creato, ci ama e ci redime. Egli non si è limitato a formare Adamo ed Eva per poi andarsene, non è una divinità assente dalla sua creazione. Egli si è avvicinato a noi (Giacomo 4:8), così tanto da diventare Dio con noi (Matteo 1:23), un Dio così profondamente legato all’umanità da diventare uno di noi. 

Credere nella sua bontà non rende la sofferenza meno dolorosa, ma ci dà la forza per resistere. Guardando mia madre esalare l’ultimo respiro, la fede nella verità su chi Dio è mi ha dato la speranza per poter dire tra le lacrime: “Ho fede che vedrò la bontà del Signore”.

Non sappiamo che cosa ha in serbo il domani. Il 2020 ha reso questo fatto ancora più evidente. Quest’anno, il Natale potrebbe essere un tempo di angoscia, e il pensiero dell’Avvento potrebbe spaventare. Ma in tutto questo, Dio rimarrà buono. Aggrappati a questa verità anche mentre le lacrime cadono, sapendo che, un giorno, contemplerai la bontà di Dio in tutta la sua pienezza.


Sarah J. Hauser è una scrittrice e un’oratrice che vive nella periferia di Chicago con il marito e i loro tre figli. Condivide verità bibliche per aiutare le persone a trovare nutrimento per le loro anime. Per saperne di più, visita il sito sarahjhauser.com, leggi la sua newsletter, o cercala su Instagram (@sarah.j.hauser).

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