Da peso a tesoro - Come la gioia ha trasformato il mio cristianesimo

Dio è maggiormente glorificato in noi, quando noi siamo maggiormente soddisfatti in lui.

Non aveva alcun senso. Lessi la frase di nuovo, questa volta più lentamente: “Dio è maggiormente glorificato in noi, quando noi siamo maggiormente soddisfatti in lui”. Capivo ogni parola della frase, ma non riuscivo a capire che cosa significassero insieme. “Che cosa significa essere soddisfatto in Dio?” “In che modo la mia soddisfazione è collegata alla gloria di Dio?” Questi concetti mi erano talmente estranei che era come se la frase fosse scritta in arabo o islandese.

Questa singola frase mi ha costretto a combattere con la gloria di Dio e la mia gioia, e come le due cose sono connesse. Per la prima volta, mi sono trovato di fronte al pensiero di un Dio che si preoccupava della mia gioia. E non solo se ne preoccupava, ma egli voleva aumentare, massimizzare e accrescere il mio diletto in lui. Mentre riflettevo su questa possibilità, la trovai ripetutamente nella Bibbia — perché era sempre stata lì. Presto, la frase cambiò radicalmente la mia vita da cima a fondo.

Cose da fare e cose da evitare

Più di vent’anni fa, ero una matricola dell'università piena di entusiasmo. Ero lontano ottocento chilometri da casa ed ero pronto a iniziare a vivere la mia indipendenza da adulto. Essendo cresciuto in una famiglia cristiana fedele e in una chiesa che predicava essenzialmente la Bibbia, avevo ridotto il cristianesimo a quelli che pensavo fossero i suoi elementi essenziali (almeno secondo la mia conoscenza di diciassettenne): doveri e regole. Sapevo che dovevo obbedire ai comandamenti di Dio, e sapevo che dovevo evitare l’immoralità.

Naturalmente mi era stato insegnato più di questo, ma la mia mente di adolescente mi portava a concentrarmi sulle regole e sulle proibizioni. Vai in chiesa. Prega. Leggi la Bibbia. Non avere rapporti sessuali prematrimoniali. Non bere, non fumare, non assumere droghe. Non disonorare Dio, ma glorificalo. Ma glorificare Dio era solo un dovere senza alcun diletto, come fare le faccende domestiche o i compiti per casa. Era un comandamento (1 Corinzi 10:31), e pure gravoso.

Durante il primo anno di università, in un momento di comunione fraterna, il leader di un piccolo gruppo mi diede una copia di Desiderare Dio di John Piper. Non avevo letto molti libri cristiani fino a quel momento. Iniziai a leggerlo, ma il primo capitolo mi confuse a non finire. L’autore continuava a parlare di gioia e diletto in Dio. Non avevo mai pensato che a Dio importasse la mia felicità, ancor meno che essa fosse comandata. Non ero cresciuto con queste categorie in mente.

Gesù poteva rendermi felice?

Certo, parlavamo di obbedire Dio, di non trasgredire i suoi comandamenti e di onorarlo con le nostre azioni. Ma non parlavamo di rallegrarsi in Dio o dilettarsi in Dio. Parlavamo di dovere. Parlavamo di prendere la tua croce e seguire Gesù lungo una strada di sofferenza e dolore. Parlavamo di rinunciare a noi stessi, di mettere a morte le opere della carne e combattere il combattimento della fede. Parlavamo molto degli sforzi da fare, e poco della grazia. Si citava: “Adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore”, ma non si completava la frase: “infatti è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo” (Filippesi 2:12-13).

Quindi, la frase "Dio è maggiormente glorificato in noi, quando noi siamo maggiormente soddisfatti in lui” era come mostrarmi un cane a cinque zampe o acqua asciutta. Essa non era contemplata nel mio universo. Il cristianesimo è vero; pertanto io obbedisco. Non era importante se questa obbedienza mi rendeva felice o triste.

Questo approccio aveva senso da un punto di vista culturale. Buoni voti, duro lavoro, forza di volontà, disciplina e perseveranza mi sono stati inculcati sin da piccolo. Nel mio contesto culturale, se prendevi un A- in un compito in classe, ti impegnavi ancora di più in modo da prendere un A o un A+ la volta successiva. Mi era stato insegnato a dedicare tutto il tempo e le energie necessarie per portare a termine il compito. Non era importante se ti piaceva o no. Se ti veniva assegnato un compito, dovevi farlo bene.

Tuttavia questa mentalità era paralizzante e influiva sulla mia relazione con Gesù, che assomigliava più ad una transazione commerciale. Leggevo la Bibbia sperando di ricevere la benedizione di Dio. Evitavo il peccato per non essere punito. E quando peccavo, mi crollava il mondo addosso. Come poteva Dio amarmi, men che meno accettarmi o perdonarmi, se ero un peccatore incallito?

Il tesoro nascosto in un campo

Ad ogni modo, questa prospettiva sminuiva l’evangelo della grazia di Dio. Non offriva una  motivazione convincente per la mia obbedienza. Mancava di sostanza. Lentamente, iniziai a capire che Dio ci dà gioia nell’obbedire a lui, ci dà diletto nell’adorazione, e ci soddisfa con il suo amore fedele e la sua misericordia. La mia gioia non è irrilevante, ma piuttosto è essenziale per vivere una vita che piace a Dio e che lo glorifica. Per questo motivo, cercare gioia in Dio non solo è giusto; trovare la nostra soddisfazione in Gesù è essenziale. O per dirlo in un altro modo: “Dio è maggiormente glorificato in noi, quando noi siamo maggiormente soddisfatti in lui”. E così, combattiamo per avere gioia in Gesù.

Questo concetto iniziò a saltare fuori dalle pagine della Bibbia. L’uomo di cui parla il Salmo 1 è colui il cui diletto è nella legge del Signore (Salmo 1:2). I comandamenti del Signore non sono gravosi, ma vivificanti (1 Giovanni 5:3). Dio è colui che ci insegna la via della vita; in sua presenza ci sono gioie a sazietà, e alla sua destra delizie in eterno (Salmo 16:11). Gesù disse che il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo, che un uomo scopre e poi nasconde, e per la gioia che ne ha, va e vende tutto ciò che ha per comprare quel campo (Matteo 13:44).

E il fatto che ci venga comandato di glorificare Dio non me diminuisce la ricompensa. Dire: “Il tuo compito consiste nel glorificare Dio” è come dire a due sposini: “Il tuo compito consiste nel dilettarti nel tuo coniuge”. È come arrivare a una vacanza tanto attesa e sentirsi dire: “Il tuo compito consiste nel rilassarti e divertirti”. Il comandamento di glorificare Dio è un comandamento a dilettarti in lui, e il comandamento a dilettarti in lui è un comandamento a glorificarlo. Vanno a braccetto, l’uno completa l’altro.

Non c’è cosa migliore 

La frase riassuntiva dell’edonismo cristiano da incomprensibile diventò comprensibile, e da comprensibile diventò meravigliosa. La mia vita non è stata più la stessa.

Quando ora predico le Scritture come pastore, il mio obiettivo non è quello di richiedere l’obbedienza per amore dell’obbedienza. Non faccio leva sul senso di colpa né costringo le persone a seguire Gesù e a compiere sacrifici per lui. Non mandiamo missionari nei luoghi più difficili del mondo usando l’arma della minaccia. Piuttosto, convinciamo le persone con il piacere superiore di seguire Gesù. Non c’è cosa migliore che seguire Gesù, obbedire ai comandamenti di Dio e vedere il suo sorriso.

Gesù è meglio. Conoscere Gesù, amarlo ed essere amati da Lui è meglio dei piaceri minori dell’intrattenimento. Egli è meglio che scorrere incessantemente lo smartphone attraverso la palude dei social media. La gioia in Gesù è meglio dei piaceri illeciti, dello sballo indotto da sostanze chimiche e delle ricchezze che questo mondo ci porge su un piatto di morte. Obbedire a Gesù, fare parte della sua chiesa ed essere identificati con il suo corpo è meglio dei riconoscimenti e dell’accettazione temporanea di coloro che ci circondano. I piaceri minori sbiadiscono se paragonati al piacere crescente e superiore di essere soddisfatti in Dio. E, meraviglia delle meraviglie, questo piacere glorifica Dio.

Quando andiamo a Gesù, riceviamo una gioia eterna che è radicata in una speranza che non delude mai. Ci viene promessa una speranza eterna, una dimora eterna, un regno incorruttibile, un piacere superiore e una gioia eterna. Questa è la realtà del seguire Gesù. Comprendere la incomprensibilmente gloriosa verità che siamo stati creati e progettati per trovare la nostra gioia e soddisfazione suprema in Gesù. E mentre ci dilettiamo in lui, Dio è giustamente glorificato, onorato e lodato.


Steven Lee (@5tevenLee) è il pastore per la predicazione e la visione del North Campus della Bethlehem Baptist Church a Minneapolis, dove vive con sua moglie, Stephanie, e i loro cinque figli. Si è laureato presso il Bethlehem College & Seminary

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