Come trovare pace quando ci si sente offesi

Ti è mai capitato di sentirti offeso?

Anni fa, stavo aiutando ad organizzare il ritiro annuale delle donne della nostra chiesa. Amo insegnare in occasione di eventi e conferenze per le donne, e durante una delle nostre riunioni di pianificazione, una delle donne propose di chiedermi di essere l’oratrice. Tutte sembravano entusiaste dell’idea, ed io ero felicissima. Ma qualche settimana dopo, il gruppo decise di chiedere a un’altra donna della nostra congregazione di insegnare invece che a me.

La mia reazione iniziale fu quella di sentirmi ferita. Nei giorni successivi, la ferita sfociò in rabbia perché mi sentivo offesa. Chi credevano di essere per scegliere quest’altra donna al posto mio? Lei era più giovane e aveva meno esperienza di me!

Ma mentre pregavo per tutte le cose che turbavano il mio cuore, il Signore mi mostrò che alla base di tutto il mio dolore e della mia rabbia c’era l’orgoglio. Mi sentivo ferita perché mi sentivo rifiutata—un sentimento comprensibile. Ma ero arrabbiata e offesa perché sentivo di avere il diritto di essere io a insegnare; pensavo di essere brava e che avrei dovuto essere premiata con l’invito a insegnare.

L’orgoglio si offende

Le opportunità per offendersi (ed essere orgogliosi) sono sempre presenti nelle nostre relazioni con gli altri. Sul posto di lavoro, potremmo offenderci perché un capo sceglie l’idea di un collega al posto della nostra, o perché il nostro capo è avaro di complimenti. A casa, potremmo offenderci quando nostro marito non dimostra gratitudine per tutto quello che facciamo per far andare avanti la famiglia. Possiamo sentirci offesi da un amico le cui idee politiche si scontrano con le nostre, o dalla vicina di casa che si aspetta sempre che facciamo delle cose per lei senza mai contraccambiare.

A volte, le azioni degli altri sono peccaminose, e giustamente ci offendiamo. Ma altrettanto spesso ci offendiamo perché crediamo che non stiamo ricevendo quello che pensiamo dovremmo avere, specialmente se è qualcosa che qualcun altro invece riceve. E questo ci irrita.

Molte volte, il sentimento di essere stati offesi è alimentato dalla triste verità dell’orgoglio. Potremmo pensare di essere migliori della persona che ci ha offesi perché siamo più intelligenti, o perché lavoriamo di più, o perché ci riteniamo più maturi spiritualmente o emotivamente.

L’umiltà serve

Marco 10:35-45 ci mostra la realtà del sentirsi offesi e dell’orgoglio nelle relazioni tra i discepoli. Giacomo e Giovanni chiesero a Gesù posizioni di potere sulla base dello status spirituale che pensavano di avere: “Essi gli dissero: Concedici di sedere uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nella tua gloria” (Marco 10:37). Poiché erano vicini a Gesù, i due fratelli pensavano di meritare dei posti di onore accanto al Signore. Ma non è tutto: “I dieci, udito ciò, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni” (Marco 10:41).

La risposta di Gesù a questi discepoli litigiosi e offesi è lo stesso richiamo che anche noi abbiamo bisogno di ascoltare oggi: “Chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Marco 10:43-45).

Cristo sottolinea il bisogno che i suoi discepoli si servano gli uni gli altri con umiltà indicando contemporaneamente la sua morte sulla croce come l’unico modo per superare finalmente la più grande offesa che ci sia.

Il Vangelo supera l’offesa

La verità è che, in quanto peccatori, non importa quanto intelligenti o maturi siamo, ciò che meritiamo davvero in questa vita è ira e condanna, perché il nostro peccato offende il Dio Santo. Mediante Cristo, riceviamo invece grazia immensa dal nostro Padre celeste:

Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù. (Efesini 2:4-6)

Questa buona notizia è miracolosa e straordinaria: Dio ha cancellato il nostro peccato e quindi la nostra offensività verso di lui.

Tuttavia, il Vangelo non caratterizza sempre il modo in cui vediamo le persone che ci offendono e interagiamo con esse. Ogni volta che ci ritroviamo a pensare: “Come ha osato!” o “Chi si crede di essere?” è un campanello di allarme che ci dice di guardarci allo specchio e riconsiderare chi veramente pensiamo noi di essere. Dobbiamo avere un concetto umile di noi stessi, e non considerarci più importanti di quello che siamo (Romani 12:3).

Trovare pace

Quando abbiamo un concetto corretto di noi stessi e ci vediamo come peccatori con un bisogno disperato di un Salvatore, l’offesa che pensiamo di avere ricevuto dagli altri comincia a dissolversi. Gesù porta pace tra le parti offese, perché egli ci chiede di guardare a lui come il nostro standard, piuttosto che l’uno all’altro.

La pace arriva quando riconosciamo il nostro orgoglio e ci ravvediamo da esso così da poter avvicinarci a Dio e al prossimo con umiltà per mezzo del servizio. È qui che si trova la vera grandezza che Giacomo e Giovanni stavano cercando, e questo è il modo per avere il cuore in pace con Dio e con il prossimo.


Ann Swindell è l’autrice di The Path to Peace: Experiencing God’s Comfort When You’re Overwhelmed (Bethany House, 2022), e Still Waiting (Tyndale). È un membro della Wellspring Community Church a Hudsonville, Michigan, di cui il marito è il pastore. Ann insegna corsi di scrittura Cristocentrici sul sito Writing with Grace, e puoi connetterti con lei online su AnnSwindell.com.

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