Come leggere meglio la Bibbia

Vuoi leggere meglio la Bibbia? I cristiani conosceranno Dio e la sua grazia ben poco se non leggono e rileggono regolarmente ciò che egli ha detto loro nella Bibbia. Nella mia vita di cristiano e pastore, devo ancora incontrare un cristiano maturo e gioioso che non sia un lettore scrupoloso della Bibbia.

Forse da quando ti sei convertito hai attinto un po’ qua e un po’ là, o forse hai cominciato un nuovo piano di lettura biblica ogni gennaio, solo per abbandonarlo prima di marzo. Forse non hai mai provato veramente a leggere in modo serio la Bibbia.

Qualunque sia la nostra esperienza personale e qualunque siano le nostre inclinazioni, Dio vuole che i suoi figli prendano sul serio la lettura, che crescano nella loro capacità di lettura e che la usino come un mezzo della sua grazia nelle loro vite, e per il bene degli altri. E’ per questo che i cristiani di tutto il mondo nel corso della storia sono stati definiti “il popolo della parola”. Dio ci ha dato un Libro. Che ci piaccia leggere o meno, che abbiamo letto la Bibbia per decenni o meno, tutti noi possiamo trarre beneficio dal ripassare ogni tanto alcune basi della lettura — non solo della lettura naturale di un libro, ma soprattutto della lettura soprannaturale del Libro di Dio.

Qualunque sia il tuo livello, la tua esperienza e la tua capacità di lettura, considera questi sei principi fondamentali per leggere meglio il Libro di Dio.

1. Conta sull’aiuto di Dio.

Prima di tutto, non ci mettiamo a leggere il Libro di Dio con le nostre capacità umane. La Bibbia è un libro speciale (Salmo 19:7-10). Dio parla nelle Scritture con una purezza e immediatezza che non si trova in nessun altro testo (Salmo 12:6). Nella Bibbia troviamo le parole stesse di Dio rivolte al mondo per mezzo dei suoi apostoli e dei profeti (2 Timoteo 3:16). Se queste sono le parole di Dio, e lo sono, allora abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio per leggerle — per comprendere le sue parole nel modo giusto, “sentire” le sue parole in modo appropriato e applicarle fedelmente.

Le generazioni precedenti hanno riconosciuto l’unicità di questo Libro attribuendogli il titolo di “Sacra Bibbia”. Anche se oggi generalmente non lo troviamo stampato sulle nostre copertine di pelle, faremo bene a tenere in mente la santità della Bibbia, la sua unicità— il fatto che Dio l’ha separata da ogni altro libro. Ci accostiamo a questo libro con umiltà, riconoscendo la nostra dipendenza da lui, e ciò suscita la preghiera.

Per questo motivo, molti iniziano la lettura della Bibbia con un breve ma importante momento di preghiera, chiedendo a Dio di farsi conoscere in questo incontro con lui nella sua parola e di riversare sulla nostra lettura il suo dono dell’illuminazione. Personalmente, a volte faccio una pausa per chiedere ancora più aiuto quando mi accorgo che tendo a distrarmi o mi sento confuso per qualcosa che sto leggendo.

2. Impara alcune basi linguistiche.

Il fatto che la parola di Dio sia soprannaturale, e che richiede un aiuto soprannaturale, non significa che l’aspetto naturale della lettura non sia importante. Anzi, è ancora più importante, visto che la posta in gioco è così alta. Se siamo convinti della potenza soprannaturale della parola di Dio avremo il desiderio di conoscere a fondo quanti più fondamenti naturali della lettura possibile.

Molti fondamenti della lettura sono intuitivi e li impariamo in modo “induttivo” leggendo e prendendo l’abitudine della lettura, ma possono esserci utili anche alcuni principi “deduttivi” sui fondamenti, per affinare la nostra abilità. Il libro di Mortimer Adler e Charles Van Doren Come leggere un libro è un’ottima guida per imparare o rinfrescare le basi. 

Fai agli autori

Per esempio, un principio fondamentale per leggere che a noi di Desiring God piace evidenziare, dice: “Fai agli autori quello che vorresti fosse fatto a te”. In altre parole, leggi il testo per capire l’intenzione dell’autore, non le tue preferenze.

Per leggere bene è necessario compiere uno sforzo per entrare nella mente dell’autore, non con la speculazione, ma attraverso le sue stesse parole. Cerchiamo di scoprire il significato che l’autore aveva in mente nel testo che ha scritto (non girandogli intorno). Questo avviene prestando pazientemente attenzione alle parole e alle frasi che l’autore ha scritto, e in particolare osservando le relazioni tra parole, locuzioni, frasi e paragrafi.

Fare i conti con l’autore

Adler e Van Doren raccomandano quello che definiscono il “fare i conti” con l’autore. Le singole parole e locuzioni non danno vita a un pensiero compiuto finché non formano una frase, una proposizione o un’affermazione (o una domanda coerente o un comando) fatta dall’autore. Le singole frasi, poi, nel contesto di frasi una accanto all’altra, formano una linea di pensiero, con ogni affermazione aggiuntiva che sviluppa ulteriormente le altre o le chiarisce nel contesto.

Si potrebbe quindi dire che i testi sono come dei puzzle. Quello che sappiamo, o pensiamo di sapere — sia su affermazioni specifiche o su quello che un autore ha in mente con le sue parole chiave — ci aiuta a “mettere insieme i pezzi” e a capire meglio l’insieme. “Fare i conti”, allora, significa indagare sufficientemente il normale linguaggio del brano per capire che cosa l’autore ha in mente con le sue parole ed espressioni chiave. Ma come facciamo a sapere quali parole ed espressioni sono i termini chiave dell’autore? Alder e Van Doren danno questo suggerimento, che richiede un certo impegno da parte nostra: “le parole più importanti sono quelle che ti creano più problemi”. In altre parole, non ignorare quello che all’inizio non capisci mentre leggi, ma dagli peso.

Per riassumere, un testo biblico argomenta. Sostiene una tesi. Ha una logica. Leggere bene la Bibbia inizia dal seguire il filo del discorso dell’autore umano a partire da una frase per arrivare al testo, senza isolare le perle del filo che sembrano interessanti prese fuori dal contesto, ma cercare di capire l’insieme.

3. Osserva attentamente certi dettagli.

In un certo senso, questo punto rende esplicito ciò che era implicito nel punto precedente, ma lo continua. Il tipo di attenzione al linguaggio che stiamo raccomandando richiede ovviamente una lettura attiva (anziché passiva) che esige un certo sforzo mentale.

Adler e Van Doren si lamentavano di questo (più di una generazione fa!): “Molti di noi leggono in modo passivo. La grande colpa del lettore pigro o frettoloso è la sua disattenzione alle parole, e la sua conseguente incapacità di fare i conti con l’autore”. “Molte persone leggono mezze addormentate”, scrive John Piper in Reading the Bible Supernaturally (327). “Leggiamo la Bibbia più o meno come guardiamo la televisione — passivamente”.

Attenzione aggressiva 

Tuttavia noi cristiani, poiché abbiamo scoperto che la nostra vita è in questo Libro, pregheremo così: “Apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della tua legge” (Salmo 119:18). Allora leggeremo con l’aspettativa di contemplare meraviglie, e come Esdra, ci dedicheremo con tutto il cuore a studiarle (Esdra 7:10; Neemia 8:10; anche Salmo 111:2).

La lettura della Bibbia, più di ogni altra lettura, premia l’osservazione attenta e rigorosa dei dettagli presenti nel testo — premia quel genere di osservazione che continua a cercare anche dopo che è diventato scomodo, specialmente per il nostro ritmo di vita moderno, che non incoraggia un ritmo di lettura e studio della Bibbia proficuo. Rallentare è una capacità che abbiamo disperatamente bisogno di acquisire. Un modo pratico per rallentare il ritmo è prendere in mano una matita, o mettere le dita su una tastiera, in modo da elaborare e condividere ciò che stiamo vedendo nel testo.

Piper definisce la lettura attiva della Bibbia “attenzione aggressiva” a parole, termini, frasi e paragrafi, il genere di attenzione che fa domande e cerca di rispondere ad esse dai cerchi concentrici del contesto immediato e generale. Una mente attiva fa domande. E tale lettura (studio) comporta un grande sforzo mentale. “L’ostacolo che impedisce di vedere le ricchezze delle Scritture non è dovuto al fatto che molta gente non conosce il greco e l’ebraico”, scrive Piper, “ma al fatto che molta gente non ha la pazienza di esaminare il testo” (332).

Autore divino 

Nello studio della Bibbia, questa attenzione al dettaglio ci porterà dall’autore umano all’Autore divino. Leggere il suo Libro implica cercare i collegamenti nel canone, e osservare come Dio, l’autore supremo, rivela se stesso nel corso del tempo. Qualcuno ha detto che La storia non si ripete, ma spesso fa rima, tuttavia Dio ha le sue ragioni nella rima. Quando notiamo strutture familiari e vari tipi nel corso della storia biblica, possiamo chiederci che cosa Dio vuole comunicarci attraverso queste cose. Questo significa “credere che tutto è lì per uno scopo”, secondo Peter Leithart:

Lo Spirito non spreca il suo fiato. Non ci sono dettagli casuali. Ci viene riferito che Abraamo aveva 318 uomini armati per un motivo, e lo Spirito voleva che sapessimo che l’uomo nella vasca di Betesda era zoppo da 38 anni. I 153 pesci sono solo folklore locale? No; è un dettaglio che fa parte della Parola di Dio. . . . Quando un narratore usa uno strano giro di parole, non arrivare alla conclusione pseudo-accademica che si tratta di un “antico idiomatismo Ebraico”. Aspettati che sia lì per comunicare qualcosa. . . . Dai qualche credito all’autore umano; egli scrive e lo fa per un motivo. Soprattutto, dai credito all’Autore, poiché se egli è in grado di armonizzare i milioni di temi della storia umana, egli è in grado di scrivere un libro coerente.

Paolo non stava invitando il suo discepolo a starsene comodo quando lo esortò dicendo: “Considera quel che dico, perché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa” (2 Timoteo 2:7). Questa fiducia nel testo biblico impone di avvicinarsi ad esso senza fretta — potremmo anche dire in modo “rilassato”. Non rilassato in termini di attenzione ma in termini di tempo per soffermarsi, approfondire, consultare brani paralleli, farsi buone domande, studiare per cercare risposte, e notare i riferimenti a Cristo (Luca 24:25-27, 44-45). E “rilassato” non significa comodo. Questo genere di studio attento è spesso poco piacevole, persino penoso, ma infinitamente gratificante.

4. Soffermati sulla verità.

Non ci limitiamo a leggere e studiare la Bibbia, ma la meditiamo. Dio non vuole che il nostro coinvolgimento nella sua parola si fermi al livello più cerebrale, intellettivo del discernere il significato del testo attraverso la lettura e lo studio consapevole, paziente, attento. Egli vuole invece che le sue parole penetrino nella profondità dei nostri cuori; che non si limitino a rinfrescare le nostre menti ma che cambino profondamente i nostri cuori.

Aprirci al laser della parola di Dio significa considerare le Scritture come le sue parole rivolte a noi, non solo agli ascoltatori antichi di altri tempi e luoghi. Dio vuole che leggiamo le sue parole come se fossero state trascritte e preservate per i cristiani (Romani 4:23-24; 15:4; 1 Corinzi 9:9-10; 10:6, 11; 2 Timoteo 3:16-17), vuole che andiamo oltre lo studio di ciò che Dio ha detto nel passato ad altri e che lo “applichiamo a noi stessi” come la parola vivente ed efficace di Dio (Ebrei 4:12). Non solo egli ha parlato anticamente, ma parla ancora (Ebrei 12:25).

Leggere bene il Libro di Dio porta alla meditazione, a riempire cioè la nostra mente con la sua verità, farla rotolare sulla nostra lingua, gustare ciò che egli dice, e non smettere di farlo prima di aver riflettuto personalmente.

5. Ascolta da solo e insieme ad altri.

Fin qui abbiamo presupposto la lettura, lo studio e la meditazione individuale della Bibbia, ma dovrebbe essere scontato che Dio vuole che noi riceviamo e accogliamo le sue parole insieme ad altri nel suo corpo, che è la chiesa.

I cristiani maturi avranno cura di evitare questi due estremi: essere dei lupi solitari da una parte e non impegnarsi personalmente nella lettura della Parola di Dio dall’altra. Dobbiamo ricevere le sue parole sia come individui creati a sua immagine sia come suo popolo, la chiesa, la sposa di suo Figlio, redenta col suo sangue. Questo significa ascoltare e imparare dalle intuizioni di altri credenti e condividere con gli altri le nostre intuizioni, con umiltà e coraggio (insegnare).

E’ difficile conoscere a fondo qualcosa fino a quando non si è cercato di insegnarlo ad altri. La parola di Dio penetra ancora più profondamente in noi quando cerchiamo di trasmettere agli altri la benedizione che abbiamo ricevuto.

6. Impara a leggere leggendo - per tutta la vita.

Alla fine, non c’è modo migliore di leggere la Bibbia che leggere la Bibbia. Molte anime ambiziose, in un impeto di ispirazione o nei loro propositi per il nuovo anno, cominciano con un intenso regime di lettura biblica. Molte di meno sono quelle che davvero formano l’abitudine quotidiana e persistono per decenni. Ciò che fai ogni giorno, per molti anni consecutivi, cambierà radicalmente la tua vita. Dio vuole che ci dedichiamo alla sua parola in questo modo, giorno dopo giorno, per una vita intera di diletto e di scoperta.

Se stai cercando dove iniziare, non esiste un posto giusto e non esiste un unico modo. Personalmente, la cosa che ho trovato più utile negli anni è leggere in posti diversi in un qualsiasi momento. Solitamente leggo tutta la Bibbia ogni anno, con quattro brevi letture quotidiane in quattro parti diverse della Bibbia seguendo il piano di lettura biblica di Discipleship Journal. Ma ogni tanto lo cambio e mi concentro totalmente su una parte specifica per un periodo. Il mio incoraggiamento è quello di provare diversi approcci e nel tempo vedere quali abitudini sono più adatte per te in determinati periodi della vita.

Nel corso del tempo, la lettura della Bibbia sembrerà, per così dire, sempre più facile e più proficua. Leggere soffermandosi sulle parole, senza avere fretta, giorno dopo giorno, è un cammino molto lungo. Continua dunque a leggere: ogni giorno, e per tutta la vita. Non c’è modo migliore di leggere la Bibbia che continuare a leggere la Bibbia. Non leggerai mai un libro migliore di questo, ma puoi imparare a leggere il Libro meglio.


David Mathis (@davidcmathis) è il capo redattore del sito desiringGod.org, pastore della chiesa Cities Church a Minneapolis/Saint Paul. E’ sposato e ha quattro figli. E’ l’autore di “Le abitudini della Grazia. Dilettarsi in Gesù attraverso le discipline spirituali” (Adi-Media).  

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