Che cos'è la sostituzione penale?
Secondo l’apostolo Paolo, la morte e resurrezione di Gesù sono le “prime cose” del Vangelo (1 Corinzi 15:3-4). I cristiani hanno discusso su entrambe questi temi durante tutta la storia della chiesa. In merito alla morte di Gesù, hanno affermato che il Nuovo Testamento insegni la sostituzione penale e (se così) che la sostituzione penale debba essere compresa come modello centrale di espiazione nel Nuovo Testamento.
Recenti lavori sulla sostituzione penale hanno discusso sulla presenza della sostituzione nel Nuovo Testamento con specifico riferimento ai testi selezionati nelle lettere di Paolo. In questo articolo, sostengo che il Nuovo Testamento insegni che la morte di Gesù sia una sostituzione penale per i peccatori e definisco la sostituzione penale così:
Gesù morì di una morte violenta e sostitutiva, per essere un sacrificio di espiazione per i peccati di Ebrei e Gentili. Con questa morte, Gesù prese su di sé il giusto giudizio e l'ira di Dio contro i peccati di coloro per i quali morì. Morendo come loro sostituto penale, Gesù pagò la pena per i loro peccati, e quindi propiziò l'ira di Dio contro i loro peccati ed espiò i loro peccati. In questo modo i peccati di ebrei e gentili sarebbero stati perdonati e giustificati dalla fede, e quindi furono perdonati dei loro peccati, riconciliati con Dio, riconciliati tra loro, inclusi alla futura risurrezione e salvati dall'ira di Dio.
Supporto questa tesi e definizione dopo aver analizzato Romani 5:6-10, e per sostenere la mia tesi, premetto che Gesù sia morto per i peccatori per giustificarli per fede, per riconciliarli con Dio e per salvarli dall'ira escatologica di Dio.
L’immediato contesto di Romani 5:6–10
Paolo ricorda che la morte di Gesù in Romani 5:6-10 si presenta nel testo per fornire una motivazione del perché i cristiani hanno speranza nella sofferenza. In Romani 1:1-5, Paolo dice che i cristiani hanno speranza nella sofferenza perché “giustificati dunque per fede” e conseguentemente “abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi” (vv. 5:1-2). La verità teologica del nostro essere fermi di fronte a Dio a causa della giustificazione per fede in Cristo porta Paolo a dire ai cristiani che possono vantarsi in Dio quando soffrono (v. 3), perché la sofferenza produce perseveranza (v. 3), la perseveranza produce un carattere messo alla prova (v. 4) e un carattere messo alla prova produce speranza (v. 5).
Paolo dichiara velocemente che la speranza non porrà chi ha speranza sotto la vergogna del giudizio (v. 5), perché tutti coloro che hanno amore per Dio, attraverso Cristo, hanno anche lo Spirito Santo nei loro cuori (v. 5). Poi, dal verso 6 al verso 10, Paolo dà una motivazione rassicurante del perché quelli che sono stati giustificati per fede hanno speranza e hanno lo Spirito che vive nei loro cuori: Cristo è morto per i loro peccati per dare loro specifici benefici riguardo la salvezza.
La morte di Gesù per i peccatori e i benefici che porta la salvezza.
In Romani 5:6, Paolo asserisce che Gesù è morto per i deboli nel momento giusto in cui loro erano “ancora senza forza”. Il debole del verso 6 è l’empio dello stesso verso e il peccatore del verso 8. Gli esseri umani sono concepiti nel peccato a causa della trasgressione di Adamo (v. 12) e volontariamente partecipano alle azioni peccaminose (Romani 3:23). Contrariamente alla persona che muore per una morte nobile o patriottica per una causa giusta o buona (v. 7), Gesù muore per “deboli”, “empi” e “peccatori” (vv. 6, 8). La sua morte per i peccatori ottiene giustificazione (v. 9), riconciliazione (v. 10) e salvezza (v. 9) per coloro per i quali Lui è morto.
In Romani 5:9, Paolo deduce dalle sue osservazione del verso 8 che l’amore di Dio per i peccatori è principalmente visto per mezzo della morte di Gesù per loro mentre erano ancora in uno stato di peccato. Nel verso 9, Paolo dice “Tanto più dunque”, la liberazione futura dall’ira di Dio è certa perché siamo “giustificati per il Suo sangue”. La morte di Gesù che sostituisce la pena è evidente, non semplicemente perché Paolo usa la frase “per noi” quando si riferisce alla morte di Gesù, ma perché la morte sacrificale di Cristo “per noi” ci giustifica al cospetto di Dio per fede e ci garantisce la futura salvezza dall’ira di Dio.
I cristiani hanno discusso riguardo la giustificazione per secoli. Il punto importante della mia tesi è che Dio dichiari il debole, l’empio e il peccatore, non colpevole. Cioè, Lui li giustifica per fede perché non tiene conto delle loro trasgressioni contro di loro (Romani 4:6-8) dal momento che il sangue di Gesù ha comprato la giustificazione per tutti i peccatori che hanno fede in Cristo (Romani 5:9; 3:21-4:25). La Sua morte per loro, che fornisce sia perdono dei peccati (il riferimento al sangue) che giustificazione (Romani 3:24–25; 5:9), garantisce inoltre la salvezza dall’ira futura di Dio (Romani 5:9), perché Gesù è morto per i peccatori mentre erano ancora peccatori.
Dio fece di Gesù un sacrificio per il peccato e condannò il peccato nella carne di Gesù, in 2 Corinzi 5:21 “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi” e in Romani 8:4 “affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito”.
Il concetto di salvezza (o soteriologia) nella teologia di Paolo è complessa. Per lo scopo di questo articolo, uso il termine salvezza per riferirmi alla futura salvezza di Dio del Suo popolo dall’ira escatologica. Gesù ha comprato questa salvezza prendendo su di sé la pena di quei peccatori per i quali è morto cosicché non fossero più dichiarati colpevoli nel giorno del giudizio, poiché Dio valuterà per loro conto la perfetta rettitudine di Gesù Cristo (Romani 4:1-25). La Sua morte per i peccatori, a sua volta, si traduce nella liberazione, concessa da Dio di coloro per i quali Gesù è morto, dalla dispensa dell'ira di Dio alla fine dei tempi, un'ira che è conservata per tutti i peccatori che si rifiutano di affidarsi a Gesù mediante la fede (Romani 2:7-10)
Prima della morte di Gesù per i nostri peccati, i peccatori odiavano Dio (Romani 5:10) e Dio li odiava (Salmi 5:5). Questo è il motivo per cui Paolo dice "eravamo nemici" prima di riconciliarci con Dio attraverso la morte di Suo Figlio (Romani 5:10), ma poiché Gesù è morto per i nostri peccati e ha preso su di sé l’ira che meritavamo, i “deboli”, gli “empi”, i “peccatori” e i “nemici” di Dio ora sperimentano la pace soteriologica, che si tradurrà nell’esonero dall’apparire al cospetto di Dio e nella liberazione dall'ira di Dio degli ultimi giorni (Romani 5:10). Poiché Gesù ha sofferto l'ira di Dio per noi, coloro che sono giustificati dalla fede in Cristo riceveranno i benefici della sua morte salvifica sia ora che nei tempi a venire.
Conclusioni
Gesù è morto per i peccatori per essere il loro sostituto penale. La giustificazione e la salvezza future sono già state realizzate oggi dalla fede nella vita di ogni cristiano perché Gesù è morto come nostro sostituto penale e perché Dio lo ha resuscitato dai morti (Romani 5:10; 4:24–25). La prova della resurrezione di Gesù dai morti è la presenza e il potere vivificante e permanente dello Spirito che vive nei cuori e fluisce liberamente da specifici atti di obbedienza nella vita di tutti coloro che sono stati giustificati dalla fede (Romani 5:6; 8:1–11; Galati 2:16; 3:13–14; 4: 4–6; 5:16, 22). Possa ogni predicatore lontano e vicino predicare con assoluta chiarezza la natura della sostituzione penale della morte di Gesù per i peccatori sparsi in tutto il mondo.
Jarvis J. Williams è un professore associato di Interpretazione del Nuovo Testamento al Southern Seminary. È anche un anziano della Sojourn Community Church (Midtown Campus) di Louisville, Kentucky. Puoi seguirlo su Twitter @drjjwilliams.
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