Non hai fatto "niente" oggi

Mio marito torna a casa e mi ritrova a faccia in giù sul divano. A casa è così sottosopra che sembra ci sia stato un ladro. I bambini stanno gridando e cercano una posizione comoda per sedersi sulla mia schiena.

“Come è andata la giornata” mormoro nel cuscino.

“Sì, è andata bene” dice. “Un paio di incontri. Ho finito gli script per i video di Pasqua e ho fatto una chiamata skype con qualcuno negli Stati Uniti. Ho scritto il discorso per la conferenza e inviato un manoscritto. Ho inviato le richieste per i fondi e tenuto una lezione sulla Trinità con gli interns. E tu? Come è andata la tua giornata?”

Ho spento il mio cervello mentre delle piccole dita infilavano Play-Doh nelle mie orecchie.

Fammi pensare. Ho cercato di fermare nostro figlio dal cercare di arrampicarsi alla lavatrice e poi al frigo, dal mangiare le crocchette del gatto, dal togliersi il pannolino, dall’infilare le dita nelle prese elettriche, dal tirare la coda del gatto e dal far cadere posate di plastica nel gabinetto. Ho fatto finta di essere un bidone e un camion della spazzatura. Ho scritto una bozza di un’email. Ho riempito i moduli per la scuola. Ho mandato un messaggio ad un’amica. Sono andata a fare la spesa. Ho stirato. Ho ascoltato un salmo. Ho cucinato il pranzo (che nostro figlio ha buttato sul pavimento). Ho imitato un camion. Ho raschiato un prodotto alimentare non identificabile dal pavimento. Ho risposto ad un messaggio della scuola che diceva che a nostra figlia è sanguinato il naso per il troppo scaccolare. Ho cucinato la cena e portato fuori la spazzatura sempre imitando un camion.

“Niente” ho risposto.

Non ho marciato per la pace nel mondo. Non ho scritto un libro o avviato un'attività in proprio. Non ho messo in ordine l’armadio e nemmeno restituito i libri alla biblioteca. Non ho fatto scalpore su Internet, ma ho spento il modem per sbaglio. Non ho portato i bambini a Disneyland o sono guarita da una grave malattia. Non ho corso una maratona (non ho nemmeno corso). Non ho visto l’aurora boreale.

“Non puoi aver fatto niente” ha detto.

“Niente” ≠ Niente

Se ripenso a come ho trascorso i momenti della mia intera giornata, mi rendo conto che si sommano a qualcosa di molto più grande.

Mi sono presa cura di un bambino che non può farlo da solo. Ho sottomesso un piccolo pezzo di terra (incluse alcune rughe ostinate). Ho creato una casa. Ho ascoltato la Parola che ha nutrito la mia anima. Ho completato alcuni compiti amministrativi fondamentali. Ho investito nell’educazione di mia figlia. Sono andata a caccia di cibo (al supermercato) per i miei cari. Ho coccolato i miei figli con regali accuratamente scelti sotto forma di merende pomeridiane. Ho incoraggiato qualcuno. Ho camminato tutta la giornata con il Dio vivente. Ho permesso a mio marito di condividere il Vangelo. Ho dato un’interpretazione da Oscar di un camion della spazzatura.

A questo punto della mia vita, sono costretta a casa con bambini piccoli. A volte è bellissimo ma a volte è difficile e qualsiasi cosa mi dica il mio cervello, non è niente.

Forse sei uno studente, lavori sodo ma non hai uno stipendio. Forse sei un pensionato, dipendi dagli altri per i tuoi bisogni. Forse stai lottando con una malattia o con il dolore. Forse hai trascorso la maggior parte della mattinata a letto. Forse ti senti come se la vita stia andando meglio, ma per grazia di Dio, forse stai facendo più di quello che pensi.

La lista delle cose da fare di Tabita

La Bibbia ci dà un esempio di qualcuno che, da una prospettiva, è noto per non aver fatto niente ma comunque resta una delle eroine del Nuovo Testamento.

Tabita, la cui storia appare in Atti 9, ha avuto giornate intere che gli altri potrebbero chiamare “niente”. Non ha scritto un best-seller, né fondato una chiesa o si è esibita di fronte ad una folla. Non sappiamo se era sposata o single, affascinante oppure no. Di lei sappiamo solo una cosa: serviva gli altri in silenzio . E la sua gentilezza non sarà mai dimenticata.

La storia di Tabita ruba solo un paio di frasi nella Bibbia, ma quelle poche righe ci dicono tanto. Impariamo di lei che era una seguace di Gesù che “faceva molte buone opere ed elemosine” (Atti 9:36). Un giorno si è ammalata e morì. La comunità era devastata e mandò Pietro, il quale pregò per il suo corpo che riportò in vita. Come risultato “ciò fu risaputo in tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore” (Atti 9:42).

Tabita poteva essere una vedova e certamente aiutava le altre vedove. Queste donne erano il ceto più basso della società, deboli ed eccezionalmente vulnerabili. Eppure guarda cosa ha ottenuto il suo servizio ordinario. Era così amata che la sua comunità non poteva sopportare la sua assenza. Fu una meravigliosa testimone di Gesù nella sua vita, e ancora di più nella sua morte e risurrezione.

Lavoro non visto

È invitante provare che le nostre vite ordinarie e il nostro servizio ordinario abbiano piccoli valori, specialmente quando li compariamo con lo standard del successo della nostra cultura. È facile presupporre che non stiamo facendo niente, ma non è vero. Un amico bloccato in casa da una malattia cronica, prega con fede per gli altri e fa grandi cose per il regno di Dio. Dio usa il debole, l’invisibile e l’ignorato.

Ricorda Tabita! Anche i nostri compiti più banali, eseguiti con fede, hanno un peso di gloria (2 Corinzi 4:16-18). Qualunque cosa tu abbia fatto, non è niente.


Emma Scrivener è nata a Belfast, Irlanda. Adesso vive ad Eastbourne, Inghilterra con suo marito, Glen, e ha due figli. Emma scrive sul suo blog della sua identità, della sua fede e salute mentale su emmascrivener.net. È anche autrice di diversi libri inclusi A New Name e A New Day.

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