Cinque miti sull’essere donna

Mito numero 1: Essere una donna cristiana significa che mio marito o gli anziani della mia chiesa rispondono a Dio al posto mio e che io non rispondo direttamente a Dio.

In alcuni ambienti, mi è capitato di parlare con donne (e uomini!) che credono che il marito o gli anziani della chiesa facciano da intermediari tra la donna e Dio. Queste donne credono di essere sotto l’ombrello protettivo degli uomini che hanno autorità su di loro, pertanto esse non sono responsabili del loro consenso a una condotta peccaminosa. Quindi, per esempio, se il marito dovesse indurre la moglie a peccare, quest’ultima non sarebbe responsabile per quel peccato, ma il marito. La Scrittura insegna in modo chiaro che non dobbiamo mai sottostare al peccato (Galati 5:1; Colossesi 2:20). Ciascuno di noi dovrà comparire davanti al tribunale di Cristo (2 Corinzi 5:10). C’è un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo (1 Timoteo 2:5).

Ogni donna deve quindi fare i conti con Dio, e non sarà scusata in ragione della peccaminosità o dell’integrità del marito, né sarà scagionata dalla leadership santa o malvagia dei suoi anziani. Quando Miriam peccò contro Mosè, Dio non le risparmiò la punizione per il suo peccato perché era una donna e non sapeva quello che faceva. Miriam dovette fare i conti con il suo peccato davanti al Signore (Numeri 12).

Mito numero 2: Essere una donna cristiana significa che, poiché rendo conto direttamente a Dio e Cristo è il mio Mediatore, mio marito o gli anziani della mia chiesa non hanno nessuna significativa autorità su di me né alcun ruolo nella mia crescita e formazione spirituale.

Comprendere che ognuno di noi, sia uomo sia donna, ha la capacità di peccare e l’obbligo di rispondere del suo peccato davanti a Dio rende la verità del Vangelo ugualmente preziosa agli uomini e alle donne. Gesù è il nostro Salvatore, fratello, e amico (Giovanni 15:15). Siamo coeredi della grazia di Cristo (Galati 3:29; 1 Pietro 3:7).

Dio però ha ordinato il suo mondo in modo che rispecchiasse la sua natura, e questo significa che egli non ha attribuito l’autorità agli uomini e alle donne nella stessa misura. Egli ci ha creati in un certo ordine: Adamo per primo, poi Eva (1 Timoteo 2:13). Così come egli ha creato i nostri corpi per scopi differenti e con capacità diverse, così pure egli ha fatto in modo che la nostra autorità corrispondesse ai nostri corpi diversi. Non è casuale o arbitrario che il corpo della donna sia più “debole” (1 Pietro 3:7). E’ anche per questo motivo che ci è stato dato il dono della protezione e dell’autorità molto pratica dei nostri anziani e, se siamo sposate, dei nostri mariti.

Ubbidire alle guide che Dio ha messo nelle nostre vite porta un beneficio sia a noi sia a loro. Noi riceviamo il beneficio della loro vigilanza e della loro cura che ci mostra il vero vescovo delle anime; loro ricevono la gioia di pascere altri per il Buon Pastore che così teneramente ha pasturato loro (Ebrei 13:17). Abbiamo bisogno dell’autorità divina degli uomini che Dio ha messo nelle nostre specifiche vite. Riceviamo un beneficio nel sottometterci a loro, che ci porterà a una comunione più profonda con il nostro Salvatore.

Mito numero 3: Essere una donna cristiana significa coltivare virtù femminili che sono diverse da quelle che si trovano in Dio.

Ogni tanto sento fare discorsi sulla femminilità biblica in cui sembra che le donne siano una specie diversa dagli uomini. In questi discorsi, l’enfasi sulle differenze tra uomini e donne è talmente marcata che si ha facilmente l’impressione che diventare una donna devota sia completamente diverso da diventare un uomo devoto. Quello che però preoccupa di più è che invece di individuare la fonte della virtù in Dio, si cerca di trovare una Donna Perfetta che incarni queste virtù femminili. Ciò può portare a chiedere alla donna di Proverbi 31 di sostenere un peso che non le è mai stato chiesto di portare, ossia facciamo di lei il supremo modello di riferimento per le donne.

Ma questo non serve a nulla, anzi, porta ad avere risentimento nei confronti della cara donna saggia di Proverbi, perché lei non può darci la propiziazione per i nostri peccati. Ma c’è una buona notizia! Ogni virtù e ogni attributo divino nell’universo hanno la sua origine in Dio stesso—e Dio stesso ci ha dato una via per camminare nella giustizia mediante il sangue di suo Figlio.

Le donne cristiane non sono chiamate a coltivare una virtù che non si trova in Dio stesso: Le donne cristiane sono chiamate a essere simili a Cristo. Quando vediamo donne nella Bibbia o nelle nostre vite che sono simili a Cristo, dovremmo prendere nota e cercare di imitarle, come loro imitano Cristo. Non dobbiamo avercela con la visione inverosimile della donna di Proverbi 31, al contrario, possiamo essere grate per lei e camminare nella santità che Cristo ha acquistato per noi.

Mito numero 4: Essere una donna cristiana significa che il mio valore proviene dall’essere una moglie e una mamma.

Ogni cosa nell’universo trae il suo valore da qualcos’altro, vale a dire, ogni cosa trae il suo valore da colui che l’ha creata. La stessa cosa è vera delle donne. Siamo preziose perché Dio ci ha create, e, nel suo giudizio perfetto delle cose, egli vide ciò che aveva creato, ed era buono e molto buono.

Potremmo dunque chiederci se la nostra funzione abbia qualcosa a che fare con il nostro valore, e lo ha, ma non nel modo in cui spesso immaginiamo. Potremmo ragionare in questo modo: che valore ha il nostro essere donna se il grembo che abbiamo ricevuto non è utilizzato? Il mio valore si riduce forse se il mio corpo non è usato al suo massimo potenziale o se non è in grado di funzionare a dovere? La buona notizia del piano di Dio è che esso addita realtà più grandi e permanenti, perciò Dio non ci nega mai gli scopi più profondi dell’essere donna, sia che siamo single o sterili.

Perché abbiamo un grembo? Affinché i bambini crescano al suo interno, ma anche in modo da sapere che siamo state create per allevare e proteggere persone più piccole di noi, e fare da madri spirituali di tutti quelli che Dio mette nella sua famiglia. Perché siamo state create in modo da completarci con un uomo? Per avere intimità, fare l’amore, e generare figli, ma anche affinché conoscessimo che il mistero del matrimonio indica Cristo e la sua chiesa e il compimento futuro di tutte le cose. Perché le case sono importanti? Affinché le famiglie abbiano un luogo per crescere e vivere insieme, ma anche perché facciamo parte della famiglia di Dio e in Cristo siamo chiamate a far diventare casa nostra un rifugio per gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione.

Il nostro valore proviene da Dio, ed egli ha degli scopi buoni per ogni ruolo e circostanza in cui ci mette.

Mito numero 5: Essere una donna cristiana significa che non ho bisogno di comprendere le differenze tra maschio e femmina né essere riconoscente per tali differenze, perché siamo tutti uno in Cristo.

Questo è forse il mito più problematico della mia vita. Conosco alcune donne cristiane che tollerano l’insegnamento della Bibbia riguardo alle differenze tra uomo e donna. A dire la verità, sono stata una di queste donne. A loro questo insegnamento non piace, ma siccome Dio lo dice, non vogliono contraddirlo direttamente. Quando ci comportiamo così, mettiamo le nostre esperienze accanto alla parola di Dio e al mondo da lui creato e le poniamo sullo stesso livello nei nostri cuori, se non nelle nostre azioni. Dobbiamo però afferrare saldamente la verità che Dio non è mai arbitrario o capriccioso. Se egli ha creato qualcosa in un certo modo, vi è un’impronta della sua gloria visibile in quella cosa. Ed è qui che veniamo veramente al nocciolo della questione: a quale parola crediamo? Alla nostra o a quella di Dio?

Il segno di un cristiano è che vede e ama la bontà, la bellezza, e la santità in ogni cosa che Dio dice e fa. Quando ci imbattiamo in una cosa nella parola o nel piano di Dio che non ci piace o che riteniamo un po’ strana, un cristiano si sforza di continuare a guardare a Dio e a supplicarlo affinché gli conceda gli occhi spirituali di cui ha bisogno fino a quando può dire con tutta la sua forza: “La via di Dio è perfetta; la parola del Signore è purificata con il fuoco; egli è lo scudo di tutti quelli che sperano in lui” (Salmo 18:30).

Se non siamo disposte a essere soggette alla parola di Dio e a temere lui — se invece distorciamo le sue parole per adattarle alle nostre percezioni o esperienze, allora il mito della donna cristiana diventa una cosa assai peggiore di tutto quello che ho detto in precedenza. Il mito consiste nel credere che apparteniamo a lui mentre ci rifiutiamo di santificare il suo nome e di credere nella sua Parola.


Abigail Dodds (BA, Bethel University) è una moglie e una mamma di cinque figli. Scrive e insegna studi per le donne alla Bethlehem Baptist Church, di cui il marito Tom è uno degli anziani. Collabora con il sito desiringGod.org ed ha un suo blog, hopeandstay.com.

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